Bastano sei partite - tra le quali due trionfi casalinghi strappa-applausi - per attribuire alla Varese operaia di Attilio Caja la patente di miglior squadra degli ultimi 5 anni? La prova del campo ha promosso senza riserve tutte le premesse estive sulle quali era stata costruito il roster della stagione 2017-18, e già questo basta e avanza per evitare gli equivoci e le correzioni in corsa forzose ripetutesi senza soluzione di continuità dal 2013-14 al 2016-17.
I numeri puri e semplici dicono che dopo 6 giornate solo la Varese di Frates aveva un bilancio analogo a quella di "Artiglio" con tre vittorie e tre sconfitte. Ma quella era una squadra fortemente sbagliata - vedi l'asse sbilenco Clark-Hassell - nonché costosa - 50mila euro netti in meno degli indimenticabili nonostante il meno 600mila di budget - che inaugurò l'elenco dei mercati di riparazione in corso d'opera e dei cambi di allenatore. La squadra plasmata da "Artiglio" sembra invece fatta ad immagine e somiglianza di un tecnico che ha bisogno di giocatori disponibili a lavorare tanto con le gambe e con la testa (non solo intensità fine a sé stessa, ma anche applicazione dei piani-partita che hanno permesso nelle ultime due settimane di non dipendere più soltanto dal tiro da 3 punti).
In buona sostanza la versione 2017-18 di Varese è una squadra pensata bene in sede di mercato, e poi bene - oltre che molto - allenata in palestra: puntare su giocatori "affamati" provenienti dal sommerso delle leghe minori europee e dall'A2, il roster lungo di 10 giocatori 10, gli abbinamenti complementari Ferrero-Hollis e Cain-Pelle nei ruoli interni si sono rivelate scelte vincenti per far fruttare i (pochi) talenti disponibili in termini di risorse da investire. Il classico caso nel quale il valore complessivo del gruppo è superiore alla somma di quello dei singoli, perché tutti gli ingranaggi del sistema -l'area tecnica che ha scelto i giocatori, l'allenatore che li mette in campo e gli atleti stessi che profondono il 101 per cento dell'intensità e dell'applicazione - hanno girato, e continuano a farlo, in maniera sincronica.
Il primo mese abbondante di stagione ha certificato due dati di fatto importanti: Varese ha saputo concretizzare sul campo le strategie sulle quali ha costruito il roster, ed è in grado di produrre un volume di gioco sufficiente per mantenersi a distanza dalla zona retrocessione. Ricordate le premesse estive? Vivere una stagione tranquilla, togliersi belle soddisfazioni in casa per regalare emozioni importanti al pubblico del PalA2A, evitare le partenze false delle ultime 4 stagioni con conseguenti necessità di correttivi sul mercato, e in ultima analisi fare meglio del dodicesimo posto del 2016-17. Il risultato finale è lontanissimo, ma fino a questo momento le promesse del 18 agosto sono state rispettate appieno da Attilio Caja e dal suo gruppo di operai col coltello tra i denti. Ora toccherà al match di Avellino rispondere alla domanda su quanto vale Varese al cambio della trasferta sul campo di una big: la fame e la voglia di stupire saranno le stesse anche dopo due vittorie consecutive al PalA2A?
Giuseppe Sciascia
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