
La classe operaia di Giancarlo Ferrero non varrà il paradiso, ma sarà utile per provare ad allontanare l'Openjobmetis dall'inferno della zona retrocessione. La 28enne ala piemontese, simbolo dell'identità corale e da battaglia che Attilio Caja sta provando ad instillare nel gruppo, farà di tutto per ripagare della fiducia il tecnico che lo ha rilanciato, considerandolo alla stregua di un acquisto. «Mi sento onorato delle parole di stima del coach: fa piacere godere di questa considerazione. Ma, oltre all'orgoglio personale, questo mi dà ancora più carica nel ripagare la fiducia. Di certo non mi sento un acquisto: sono una persona che lavora e prova sempre a dare il massimo, a volte ci riesco ed altre no. Ma se tutti abbiamo questo spirito, ed a giudicare dalla vittoria di martedì lo possediamo, usciremo insieme dai guai».
Quindi la cura Caja inizia a dare frutti? «A Radom abbiamo fatto quel che ci chiede il coach: essere aggressivi in difesa, giocare l'uno per l'altro passandoci la palla e farci trovare pronti quando si esce dalla panchina. L'esultanza successiva alla vittoria dimostra che c'era forte bisogno di tornare al successo: l'atteggiamento in campo e l'atmosfera in spogliatoio dimostra che la squadra è viva, adesso dobbiamo proseguire su questa strada».
Il successo in Polonia ha confermato un trend positivo evidenziato in ognuna delle partite precedenti... «A Cremona eravamo ancora a meno 3 fino a 4' dalla fine, con Torino è andata ancora peggio dopo 30 minuti di buona fattura. Non tutto era da buttare, avevamo fatto cose buone senza essere lucidi e cinici per approfittare dell'inerzia positiva quando l'avevamo in mano. A poco a poco stiamo imparando a mettere in pratica i dettami di Caja, ma c'è ancora tanto da fare: serve un'altra buona partita mercoledì in Champions League e poi muovere la classifica in campionato perché abbiamo assoluto bisogno di punti».
Si vede in campo una Varese diversa anche sul piano tecnico-tattico. «Queste regole offensive e difensive servono ad aiutarci quando le cose non vanno bene, sono dei punti di riferimento che servono a darci sicurezza. Il trend positivo e la disponibilità di tutti a sposare il sistema ci fa capire che dobbiamo continuare a credere in quel che stiamo facendo. Anche in occasione delle sconfitte l'analisi con i video delle buone cose fatte di squadra ci ha aiutato a capire che quel che mettevamo in campo dava frutti; logico che una vittoria sia la miglior dimostrazione della validità del percorso intrapreso».
Dunque, quale la ricetta per uscire dalla zona retrocessione? «L'unico modo per invertire la rotta è sposare ulteriormente l'identità corale che porta vantaggi per tutti perché permette a ciascuno di noi di trarre benefici dal sistema. Per tutti noi è un grosso dispiacere vivere momenti come questo dopo aver iniziato la stagione con ben altre ambizioni. Ma ormai i rimpianti sono inutili, dobbiamo rimboccarci le maniche e affrontare con la mentalità di martedì le quindici partite che ci aspettano nel girone di ritorno».
Giuseppe Sciascia
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