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«Siamo contenti solo se vinciamo. Wells? Il lavoro darà i suoi frutti»


simon89

Dopo la sconfitta contro Brescia, più netta di quanto il punteggio finale (73-67) non lasci intendere, la Openjobmetis Varese riprende a lavorare facendo tesoro delle buone cose fatte ma anche consapevole degli aggiustamenti che saranno necessari. Con Massimo Bulleri, da quest’anno nel coaching staff di Attilio Caja, ripercorriamo la partita del Pala George e anche l’intero inizio di stagione.

Bulleri, prima le cose buone: nonostante uno svantaggio a tratti superiore ai 20 punti, Varese ha avuto il merito di non uscire mai dalla partita. Può essere un aspetto positivo da cui ripartire?

È senza dubbio l’aspetto principale dal quale ripartire. Però bisogna allo stesso tempo essere obiettivi e prendere atto del fatto che ci siamo compromessi la partita con 5 pessimi minuti alla fine del secondo quarto. Guardando il bicchiere mezzo pieno, è vero che la squadra non ha mollato, però dobbiamo sicuramente migliorare determinati aspetti del nostro gioco.

Si può dire che, in una ipotetica tabella di marcia delle prime quattro giornate una volta visto il calendario, questa squadra sta viaggiando secondo previsioni?

Indipendentemente dai discorsi estivi noi dobbiamo avere la genuina presunzione di giocare per vincere ogni partita, indipendentemente dal blasone di chi abbiamo di fronte e dal fatto che si giochi in casa o in trasferta. Di quelle giocate fino ad ora, la peggior partita è stata contro Venezia, la migliore sicuramente in casa con Cantù. Con Milano e Brescia per certi versi recitato il nostro ruolo, al Forum per 40 e a Brescia per 35. Però non posso pensare di essere contento per questo. Noi siamo contenti solo quando vinciamo. E per ora lo siamo appieno solo per la partita con Cantù in casa. Per quanto riguarda le altre dobbiamo essere obiettivi e capire che ci sono cose da migliorare, ma anche essere consapevoli che ci sono aspetti incoraggianti, come quello di non mollare mai il colpo.

La nota dolente della trasferta di Brescia, e in generale dell’inizio di campionato, è Wells. Lo stesso Caja in conferenza stampa non si è nascosto nel dire che da Cameron ci si aspetti qualcosa di più. Come giudica lei questo impatto lento e difficile del play?

Anzitutto non mi sento in grado di commentare quanto detto dal coach. Specificato questo, Wells è un ragazzo molto serio che in allenamento offre estrema disponibilità. Ci tiene molto e questo è sotto gli occhi di tutti, poi è chiaro che non sta attraversando il miglior momento della carriera, ma sappiamo e siamo convinti che il grande lavoro che sta facendo arriverà a dare i suoi frutti.

Altre note sui singoli: in un’intervista estiva ci aveva confidato che questa per Aleksa Avramovic sarebbe dovuta essere una stagione importante, un trampolino di lancio, avendo azzerato le zavorre dell’ambientamento. Come giudica il suo inizio?

Queste sono mie dichiarazioni, quindi devo commentarle per forza. Avramovic è un giocatore estremamente motivato, che ha grandissima fame e lo si evince in allenamento. È basilare per avere una stagione importante, che è ciò che noi ci aspettiamo da lui e lui da se stesso. L’ho visto molto bene con Cantù, finora gli è mancata un po’ di continuità, ma è migliorato. Ora conosce meglio il ruolo e anche l’ambiente, penso e mi auguro che la sua sia una grande stagione.

Da Wells ad Avramovic fino ad arrivare a Tambone, sempre restando nel ruolo che tanto piace a lei: ogni partita che passa, il classe 1994 sembra togliersi un po’ di timidezza di dosso. A che punto dei progressi siamo?

Tambone è bravo nell’immagazzinare notizie e concetti che lo aiutano a velocizzare il passaggio di categoria, rispetto al quale deve necessariamente pagare dazio. Lui riesce finora a far sì che il processo sia più veloce e mi piace che dall’esterno si notino i miglioramenti. Ne farà altri nel corso della stagione ed è in linea con ciò che tutti ci aspettiamo da lui.

Infine, Massimo Bulleri: è bella la vita nel nuovo ruolo di assistente allenatore?

Io ho il mio quadernino, lo riempio giorno per giorno cercando di immagazzinare più cose possibili. Per me il percorso è lungo, sono al giorno due di una nuova vita. Ho grande entusiasmo e desiderio di sfruttare al meglio questa occasione. Questa è l’opportunità che sognavo, sono contento e soddisfatto - ma non sazio - di essere nel posto in cui sono.

Alberto Coriele


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