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Attilio Caja vede il bicchiere mezzo pieno per la sua Varese a 2 punti dai playoff e con 4 punti di vantaggio sull'ultimo posto. Pur col rammarico per qualche occasione non capitalizzata nelle prime 11 giornate, il tecnico biancorosso è soddisfatto del rendimento della squadra.

«Siamo dove volevamo essere, pur col rammarico per le occasioni non sfruttate. Ad Avellino hanno girato male tre episodi nell'ultimo minuto, a Pesaro potevamo arrivare almeno all'overtime ed a Milano abbiamo fallito due tiri per il sorpasso nel-T ultimo minuto. Abbiamo raccolto meno di quanto seminato, ma a mio avviso il bicchiere resta mezzo pieno».

Insomma si lavora tanto, ma non sempre si concretizza quanto si costruisce...

«Il nostro compito è lavorare su situazioni che puoi determinare: mi riferisco all'atteggiamento, all'organizzazione difensiva e alla compattezza del sistema di gioco. Al contrario non possiamo incidere sulle percentuali di tiro, se come accade a noi costruiamo soluzioni valide ma poi non segniamo. La squadra è nuova e ha poca esperienza, confido che possa crescere, ma quando al 18 agosto dicevo che avremmo dovuto soffrire sino in fondo per salvarci non stavo prendendo in giro nessuno».

Sul campo i singoli stanno esprimendo ciò che si aspettava da ciascuno di loro?

«I giocatori li conosci appieno solo quando li alleni tutti i giorni; visionandoli e cercando referenze riduci il margine di errore, ma solo quando li hai in palestra puoi valutarli in maniera analitica. Sono contento di non aver sbagliato su Okoye che già conoscevo; per gli altri è il tempo che fa la differenza nel miglioramento. Penso ad Avramovic, che 8 mesi fa non entrava mai e oggi è un elemento importante: sono cambiati i compagni ma anche lui è cresciuto».

Dunque c'è margine per crescere ancora?

«Sì, attraverso il lavoro commettiamo errori legati al QI cestistico, ma la disponibilità e la voglia di migliorare è massima. E ciò mi dà sicurezza sul fatto che arriveremo all'obiettivo della salvezza. Non avendo grande talento non possiamo certo giocare di fioretto; le armi che servono sono consistenza e capacità di aggrapparti alla difesa quando sale la pressione. Questo mi da fiducia perchè l'abbiamo ripetutamente dimostrato fino ad adesso».

Questione Hollis: c'è ancora fiducia reciproca?

«Fa fatica, ma ci sta provando. Avramovic ha impiegato un certo tempo, Damian sta compiendo il suo percorso. Come tutti coloro che sono qui, gode della mia fiducia con l'obiettivo di ottimizzarne il rendimento. Ho provato a stimolarlo mettendolo in quintetto; con Capo d'Orlando era stato aggressivo in attacco, non ha segnato ma il suo rendimento mi ha soddisfatto; invece contro Reggio l'ho visto più in difficoltà. Ma che il percorso richiedesse tempo non è una sorpresa, conoscevo bene il giocatore».

Insomma una Varese senza stelle, con i tifosi e la dirigenza che hanno eletto in Caja il loro punto di riferimento...

«Mi fa molto piacere e ci tengo a ringraziare i ragazzi della Curva Nord che apprezzano il mio stile nel trasmettere ai giocatori la necessità di giocare col coltello tra i denti. È una gratificazione che spinge a lavorare ancor di più; dall'altra parte avverto la responsabilità di non tradire la fiducia della gente che ti stima. Ci sarà da soffrire, ma sono certo che eviteremo l'ultimo posto e arriveremo, magari anche penultimi, alla salvezza».

Giuseppe Sciascia


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