Aspetti Maynor e arriva un centro che fa della generosità e del lavoro una carta d’identità. Per una volta da sbattere in copertina, a seguito di una prestazione statisticamente clamorosa, praticamente perfetta.
Aspetti Maynor e arriva il giocatore che sugli almanacchi risulterà come suo successore. Un Calimero che a differenza del collega non finirà mai sulle passerelle cestistiche, ma che ieri ha adombrato la bellezza dell’ex con l’umile ruvidezza dell’applicazione difensiva.
Aspetti Maynor e arriva capitan Ferrero. Uno che come il compagno Tyler dove lo metti sta, che risponde presente sia quando parte in quintetto che quando lo fa dalla panchina. Uno che non ha paura di niente: di marcire in fondo alle rotazioni (Moretti who?), di sbagliare tiri su tiri, dei giudizi che lo ritengono inadeguato alla massima serie. Uno che ha pazienza: e infatti la sua ora arriva sempre.
Aspetti Maynor e arriva Matteo Tambone da Graz. Arriva con una tripla che in unico fruscìo di retina si porta via la tristezza di mesi di errori, quelli che ai tiratori - che vivono per i ciuffdomenicali - fanno male dentro. Un canestro, un simbolo, il benvenuto di un campionato in cui nessun esordiente può permettersi di dire bugie: serve lavoro e serve sudore per essere accettati. Nel battesimo anche Matteo lascia il suo ricordo all’ex di turno, contribuendo insieme al socio Cameron ad azzerarlo (1/6 da tre e un solo assist per Eric da Raeford, North Carolina).
Aspetti Maynor e arriva Ale il serbo, la frenesia al potere che un allenatore di Pavia sta riuscendo a incanalare sui binari della produttività. Difesa asfissiante, primo passo fulminante, manca ancora il tiro ma ci stiamo lavorando: il talento grezzo di Avramovic da qualche tempo a questa parte serve a qualcosa. È questa la notizia.
Aspetti Maynor e arriva Attilio Caja. Che non se ne era mai andato, per carità, ma che ieri ha dimostrato una volta di più di non essere un Narciso innamorato delle proprie scelte strategiche, di avere la malleabilità per essere concavo e convesso a servizio del bene della sua squadra, di avere in pugno il corpo e soprattutto la mente dei suoi giocatori. Anche dopo tre sconfitte. Cain e Hollis in quintetto base sono una mossa che dice tanto: a) non c’è gerarchia solidificata che sia più importante del momento, del lavoro e dell’opportunità; b ) quando serve sostanza l’Artiglio sa dove pescare (vedi Cain al posto di Pelle); c) non ci sono nè figli, né figliastri in questa squadra: Caja ci prova e ci proverà con tutti. E fa nulla se Hollis non si dimostra in grado di sfruttare l’occasione: state certi che arriverà anche il suo momento.
Aspetti Maynor e arriva Varese.
Che risponde presente dopo un mese e oltre di digiuno. Che doveva fare di più in attacco rispetto alle ultime partite e ci riesce, dando finalmente plasticità realizzativa a quanto costruisce (59% da 2, 37% da 3) e trovando il modo di giocare coinvolgendo tutti, anche quelli che stanno sotto canestro (19 assist).
Poi il +24 lo leggi nella difesa, attenta sullo spauracchio con il numero 3 ma anche su tutti i suoi compagni, pronta nei cambi sistematici, dura sulla palla (11 recuperi), ispiratrice di tanti contropiede che fanno anche spettacolo. Se alla proverbiale chiave tecnica di questo gruppo (l’abnegazione difensiva, appunto) si aggiunge anche l’imprevedibile offensivo, se alla costante si aggiunge la variabile, beh... questa Openjobmetis non solo vince: esagera. Più 31 contro Cantù, +27 contro Trento, +24 ieri: tre indizi fanno una prova.
E in un successo più buono di una lasagna dopo un mese di brodini insipidi, in un successo che mantiene Varese lì dove deve stare, tra il fondo e il mezzo della classifica (ovvero lì dove rimane lecito il sogno di qualcosa di più ma soprattutto - è la cosa più importante - si può essere esenti da preoccupazioni), spiccano tanti singoli. Quelli già citati - Cain: 39 di valutazione, 10/10 dal campo, 14 rimbalzi; Ferrero 14 punti, 2/2 da 3; Wells solo 4 punti ma 7 assist; Avramovic 9 punti e ben 6 assist in 18 minuti- e quelli che ancora non hanno avuto menzione. Su tutti Stan Okoye, 14 punti silenziosissimi, conditi da 5 rimbalzi. Una conferma, più che un arrivo, nel giorno in cui si aspettava Maynor.
Fabio Gandini
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