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Varese sbatte contro la dura realtà del campionato, alzando bandiera bianca sotto la pioggia di triple di Venezia. Le certezze costruite in precampionato svaniscono alla prima prova del campo: la compagine di Attilio Caja accompagna solo nei primi 15' il piglio graffiante ad un attacco illuminato. Poi emergono tutti i limiti di talento che la coralità non riesce più a nascondere, e lo show dei solisti del mitra dell'Umana piega rapidamente le ginocchia ad una squadra mai fuori partita dal punto di vista dell'intensità, ma troppo remissiva in attacco per tenere il passo delle triple in serie degli avversari.

Clamorosa la differenza finale nelle percentuali dall'arco (16/30, compresi gli ultimi 4 errori, per gli ospiti a fronte del glaciale 2/21 di Varese), prima chiave di interpretazione di una gara nella quale Varese ha esaurito presto la benzina mentale garantita dai canestri costruiti di squadra. Troppi i fucilieri col colpo in canna - dall'applauditissimo ma pungente ex Johnson fino al duttile Orelik - nelle file dell'Umana nella serata in cui invece troppi elementi importanti hanno steccato la prima casalinga. Male soprattutto Wells, ordinato in regia ma totalmente assente all'appello alla voce punti segnati; lo 0/11 complessivo dell'asse play-pivot (male anche Cain sbattendo contro i muscoli protesi dei lunghi ospiti) è stato un altro fattore chiave del match. Deciso comunque dalla capacità di Venezia di creare punti anche a giochi rotti con le invenzioni dei singoli (vedi la prima doppietta dall'arco di Haynes) quando l'attacco di Varese - dopo i 32 punti segnati nei primi 15' - è andato in bambola in assenza di soluzioni garantite, realizzandone soltanto 7 a cavallo tra secondo e terzo quarto.

Altro dato saliente riguarda gli assist: 23 per Venezia contro i soli 7 dei padroni di casa, che rispetto alle fluide esecuzioni del precampionato hanno progressivamente sofferto l'aggressività difensiva profusa dall'Umana per rompere i suoi giochi a metà campo. L'unica fiammata di talento è stata prodotta nel secondo quarto da Damian Hollis, autore di 12 punti quasi consecutivi; ma l'ala di passaporto ungherese ha giocato solo 3' nella ripresa, con Attilio Caja che ha preferito la garra di Ferrero (inedito top-scorer biancorosso) ai colpi di classe dell'atleta del 1988. A fine gara il coach pavese predica l'ottimismo della ragione di chi ha visto la squadra lavorare per sei settimane e sa che è in grado di esprimere certamente qualcosa di meglio rispetto al match di ieri sera. Di certo il prossimo ostacolo è il peggiore possibile per cercare riscatto, visto che domenica Varese farà visita alla supercorazzata EA7, pur nella versione campionato con soli 7 degli 11 stranieri sotto contratto. Per questo è necessario tornare alle considerazioni precampionato di Claudio Coldebella, che chiedeva pazienza prima di giudicare la nuova Varese: Venezia e, verosimilmente, Milano sono test poco credibili per misurare lo spessore dei biancorossi, i primi bilanci andranno stilati dopo i derby contro le più abbordabili Cantù e Brescia.

La dirigenza era stata chiarissima in estate: ci sarà da soffrire per conquistare la salvezza. Il primo impatto con la serie A è stato traumatico; il tempo dirà se per merito di Venezia o demerito di Varese, ma l'unica cosa che può fare la squadra è continuare a lavorare per nascondere meglio un talento offensivo limitato come dimostrano i 62 punti col 36% dal campo dell'esordio. 

Giuseppe Sciascia


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