Perdere fa sempre male, perdere così però è dolorosissimo: per la seconda volta consecutiva la Openjobmetis esce dal campo con il magone e con un pugno di mosche dopo aver messo alle corde un’avversaria più strutturata e costruita per un campionato di alta classifica. Dopo Brescia, l’omaggio targato Varese finisce anche tra le mani di Trento (91-94 dopo un supplementare): se al PalaLeonessa erano stati 16 i punti di vantaggio sfumati nella rimonta della Germani, questa volta sono 11 le lunghezze di margine che i biancorossi non hanno saputo difendere.
Perché? Per minore esperienza di sicuro, perché qualche giocatore risulta sottotono (Johnson, Woldetensae), per la difficoltà nel reggere una pressione avversaria più tosta, per qualche errore evitabile, per qualche scelta rivedibile sia dei giocatori sia della panchina. Come quella di togliere il pivot nel finale che poteva anche essere una buona pensata (per avere giocatori più rapidi e prolifici) ma che si è rivelata un boomerang perché Trento ha servito al pivottone Atkins i palloni della rimonta e perché l’attacco varesino si è comunque incartato. La dabbenaggine più grave la commette Johnson: tiro scriteriato a 10” dalla fine dell’overtime e palla che cambia possesso regalando a Trento la possibilità – sfruttata da Grazulis – di segnare da 3 in transizione l’ultimo tiro a fil di sirena.
Insomma, l’elenco delle cose da migliorare è lungo e spiace dirlo al termine di una partita in cui Varese ha ancora mostrato tante cose buone. Un attacco esplosivo nella prima parte di gara, qualche bell’adeguamento difensivo per contrastare le giocate trentine, la possibilità di fare canestro con tanti uomini così da non dare troppi punti di riferimento agli avversari. E pure un miglioramento a rimbalzo anche se proprio in quel fondamentale Trento ha acciuffato il pareggio con due caramoble in attacco decisive. In questo contesto brillano in modo particolare Willy Caruso – 20 punti, tante giocate decisive – e Markel Brown che riscatta la serata-no di Brescia con una prova da 31 di valutazione. Ma anche Justin Reyes ha riacceso i motori mentre Ross e Owens, pur alterni, hanno offerto un buon contributo.
Resta però un “2” in classifica quando si poteva addirittura farsi largo a quota 6, con all’orizzonte una partita tutt’altro che semplice sul campo di Reggio Emilia. Altra formazione già affrontata in precampionato (proprio come Brescia e Trento) contro la quale sarà obbligatorio limare gli errori di conduzione tecnica e di messa in pratica sul parquet. E soprattutto sarà necessario resettare la testa, non farsi rodere dai fantasmi di quel che poteva essere e che invece non è stato, altrimenti si rischia di appiccicarsi addosso l’etichetta di bella incompiuta.
PALLA A DUE
Tanta, tanta gente nel catino di Masnago (circa 4.350!) per la seconda casalinga della Openjobmetis di Brase che mantiene il suo quintetto base con Woldetensae in “quota azzurra” e con Reyes di rincorsa. Molin ritrova Spagnolo ma lo tiene seduto in avvio: Flaccadori prende la regia affiancato da Luca Conti, prodotto del vivaio. Prima del via premiato Nicolò Martinenghi, il campione del mondo di nuoto (rana) di Azzate con un passato sottocanestro e un costante tifo biancorosso. Anche “Tete” sommerso dagli applausi.
LA PARTITA
Q1 – Nel segno di Ross, la OJM è frizzante fin da subito e guadagna a suon di canestri un margine che non si allarga perché pure Trento non sta a guardare. Brase ruota diversi giocatori per tenere alta la tensione, trova un Caruso subito pronto in area ma paga dazio sull’inatteso Conti: la prima sirena suona sul 27-22 dopo 10′ gradevoli e senza sosta, e peccato per la tripla di Reyes fuori tempo massimo.
Q2 – Quando Spagnolo, di talento, riporta sotto la Dolomiti, ci pensa Brown (15 nel primo tempo) con due triple in pochi secondi a riaprire il margine a favore di Varese. Il copione è all’incirca sempre quello con punteggio ad elastico ma con la OJM sempre a condurre; c’è anche una tripla di Owens ma l’Aquila non molla. “Rifiatare” al 20′ è il termine giusto dopo due quarti da 51-46.
Q3 – Si rientra e si riprende a correre e a segnare. Alla festa non partecipa Woldetensae, seduto con quattro falli, due in rapida successione, e mai in partita. Anche senza di lui e con Johnson a corrente alternata il vantaggio regge e addirittura arriva a +11 quando ancora Caruso si fa largo nella difesa bianconera. Sul più bello però Varese si ferma, paga a caro prezzo qualche brutta scelta arbitrale (“doppio palleggio” non fischiato a Spagnolo, fallo su Crawford sui 24 a palla praticamente persa, tecnico successivo a Caruso: insomma, campionario completo…) e chiude il quarto “solo” a +4, 68-64.
Q4 – A differenza di Brescia però gli uomini di Brase sembrano respingere i tentativi di rientro trentini: un triplone di Brown, un gancetto di Owens, il solito canestro di Caruso sono le armi con cui Varese, pur meno brillante, galleggia con qualche punto di margine. Il coach dell’Arizona prova a chiuderla abbassando il quintetto ma Trento fa la cosa giusta: palla sotto ad Atkins, attacco bloccato e recupero ospite. L’Aquila però sbaglia per due volte il tiro del pareggio, ma i rimbalzi sono ospiti e Atkins – ancora lui – infila l’85 pari. Timeout, ma Trento non è in bonus: fallo su Johnson e tiro fuori equilibrio di Caruso, con Reyes che manca di poco la deviazione volante: overtime.
IL FINALE
Nessuno fa canestro, Trento va avanti di 2 ma Varese ricuce dalla lunetta. Poi sembra Ross l’uomo giusto: pur tra qualche difficoltà di gestione il play imbuca dalla media e in entrata carpiata e rovesciata. Gli ospiti però replicano colpo su colpo: sia arriva all’ultimo possesso a favore della OJM con l’Aquila intenta quasi solo a non subire. E invece Jaron Johnson decide di scagliare un mattone con 10” da giocare, rompendo ogni possibile gioco offensivo: transizione, briciolo di fortuna (Brown vicino alla palla rubata) e triplone di Grazulis per il sipario colorato di bianconero, 91-94. Massimo vantaggio ospite di tutti i 45′.
Damiano Franzetti
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