Ottanta minuti, una pesante debacle e un colpo inatteso rimasto in canna (la prima prevedibilissima, il secondo molto meno), montagne russe nella pelle, zero punti in classifica. La morale? Non è cambiato nulla rispetto a due settimane fa. Nè rispetto a quanto fatto intuire dal precampionato. Nè rispetto agli auspici in fase di mercato.
Varese è questa e sarà questa: nessuna sorpresa. Sì ma: questa quale? Quella vista contro Venezia, durata 20 minuti e poi costretta a inchinarsi al talento e alla profondità degli avversari, o quella di Milano, una Panda capace di resistere fino al traguardo contro una McLaren? Non commettiamo errori di valutazione, nonostante la cangiante apparenza fornita agli occhi. Varese è un insieme di individualità già riconoscibili, cui la rigorosità tattica dell’allenatore sa aggiungere qualità (domenica Milano è rimasta intrappolata in modo scientifico nella partita che voleva Caja, posto che il 44% da 3 ha aiutato a restare incollati agli avversari).
Individualità già riconoscibili. Sì: Waller sa mettere punti a referto, ma non ha un killer istinct a prova di bomba; Cain è offensivamente limitato ma è capace di riempire di numeri il tabellino e di far sudare gli avversari (salvo eccezioni) nella propria area; Okoye ha nello storico dei miglioramenti evidenti che sembrano giustificare la presa estiva; Ferrero non è cambiato di una virgola dallo scorso anno (e lo scriviamo in senso positivo); gli altri italiani tengono egregiamente il campo e il futuro sarà per loro maestro di esperienza; Avramovic é genio ma purtroppo anche perenne sregolatezza in dosi sovrabbondanti; Pelle un fattore difensivo in sempiterna lotta con la deconcentrazione e la malavoglia. Solo su un effettivo il giudizio è ancora sospeso: Wells, potenziale ago della bilancia per ottenere fortune o sfortune oltre il preventivato (rivendichiamo la disamina sul leader fatta la scorsa settimana su queste stesse colonne: è una necessità per ogni squadra, di ogni sport).
Questa è Varese. E la strada, ci giuriamo, sarà sua amica. La strada che la porterà esattamente dove deve andare: nè un passo in meno, né - forse - un passo in più.
Fabio Gandini
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