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Tempesta perfetta: Varese umilia Trento. E ora?


simon89

«Dovremo stare attenti alla loro intensità. L’unico modo per farcela contro Trento sarà pareggiare la loro energia». Attilio Caja, 3 novembre 2017, conferenza stampa pre-partita di Openjobmetis Varese-Dolomiti Energia Trentino.

Parole? Le solite? Ma in effetti cosa vuoi che debba dire un allenatore in questi casi? «Entriamo molli»?

Ecco: Varese, questa Varese, è una squadra che alle parole finora ha sempre fatto seguire i fatti. Varese, questa Varese, è una squadra che sa mantenere le promesse. A partire dalla sua guida (che nella fattispecie prende Buscaglia e tatticamente, e nella preparazione della partita, se lo mangia in un solo boccone) fino all’ultimo della panchina. «Pareggiare la loro energia»? I soldati dell’Artiglio sono una barretta di Ovomaltina a effetto prolungato, sono una scarica elettrica a 30 mila volt, sono un Usain Bolt che non si ritira dalle corse: prendono Trento, passeggiano sulla sua stanchezza post-Europa, e la distruggono con le sue stesse armi. Sono dei cannibali del basket.

In un PalA2A che si stropiccia gli occhi e assiste a uno dei match più dominati da una Varese degli ultimi 6 anni (contro i vice campioni d’Italia…) finisce 93-66 per la Openjobmetis. È assolo biancorosso: in attacco, dove viene fuori una contesa dai tanti protagonisti e tutti in serata di grazia (difficile avere una preferenza tra Okoye, Pelle e Wells); in difesa, dove - mossa di Pelle a parte - Ferrero e compagni chiudono le frontiere delle plance pur riuscendo ad aggredire sull’arco (e Trentino non ci capisce più nulla); a rimbalzo (finisce con un rotondo 47-28), con un Cain che nel giorno in cui la sua riserva tira il fuori il partitone, riesce a rispondere pan per focaccia. Com’era, com’era? Ah sì: Varese-Trento, non una partita da vincere, ma una partita che, se vinci…

Pelle titolare al posto di Cain, messo su Behanan e al centro dell’attacco biancorosso: è il tocco dello chef (Attilio “Cannavacciuolo” Caja) che manda in tilt il suo omologo trentino che si aspettava l’americano contro i 198 cm di Behanan. I 2 metri e 11 del caraibico, che non aspettava altro, diventano così i primi trascinatori della Openjobmetis. Due i motivi. Il primo: Pelle davanti si fa trovare pronto - perché usa benissimo il corpo - come terminale su ingegnosi e utili passaggi a scavalcare il suo avversario. Il secondo: il nostro ci mette qualche minuto a prendere le misure del veloce contendente (e poi di Baldi Rossi), ma piano piano allontana entrambi dal canestro biancorosso. Chiudendolo ermeticamente. Norvel dà il là, ma dietro c’è un orchestra affiata e sul pezzo: Waller caldo al tiro, Wells concreto ragionatore, Okoye con la nitro nelle gambe. Quella varesina è una marea a cui Trento non riesce a opporsi, tanto che una cronaca spiccia del primo quarto sarebbe impossibile da annotare, tante sono le sortite offensive a segno dei padroni di casa. Meglio andare con il riepilogo: al 10’ è 31-12.

La formazione di Buscaglia le prova tutte (zona, pressing aggressivo, uomo…) al ritorno sul parquet dopo la prima pausa, ma lo spartito celestiale di Varese viene solo minimamente intaccato da contromisure che non riescono a silenziare il suo poderoso suono collettivo. E la sinfonia è stavolta guidata un Cameron Wells essenziale nella sua capacità di distribuire gioco e accaparrarselo per sé. Il +21 del 14’ (38-17) non può che essere diretta conseguenza di quanto descritto. In mezzo a errori ai liberi, tiri che si spengono sul ferro o affrettati perché magistralmente contestati da una difesa casalinga che cala di intensità, la Dolomiti Energia trova solo uno sporadico break con le invenzioni di Gutierrez (bomba più fallo) e 5 in fila di Franke (41-26 al 15’). Ma è sun intermezzo nel concerto di Okoye e sodali: il nigeriano non si fa pregare né dall’arco, né in entrata, Ferrero pure colpisce dai 6,75, Wells ha la pazienza di servire Cain anche davanti alla spada di Damocle del cronometro dei 24”. La morale? Pur segnando meno di prima, perché contro un’opposizione certamente salita di tono, Varese è esattamente dov’era dieci minuti prima. Anzi, meglio: +20 (49-29).

Com’era, com’era? Ah già: se vuoi capire come sia una squadra, guarda come come entra in campo dopo l’intervallo. Ora vi diciamo allora com’è Varese: sopra di venti, dopo il tè negli spogliatoi si ripresenta sul rettangolo come se fosse sotto di 10. Lo capisci soprattutto dalla difesa, nemmeno minimamente intenzionata a cedere giri nel suo potente motore (4 punti concessi alla Dolomiti Energia nei primi 6’ del quarto). Trento resta lì, imbambolata, e si fa pugnalare: Ferrero e Waller da 3, Wells con il solito setoso arresto e tiro, Okoye un po’ con tutto. Com’era, com’era? Ah già: +30, anzi 31 (62-31). E nulla possono i nervi che si accendono, anche per alcuni fischi demenziali degli arbitri. Nulla possono le uscite del capitano e dell’ex Giessen per falli, né la buona vena di Flaccadori: anche quando Trento supera se stessa dietro (e certi frangenti in retroguardia di Forray e soci sono da Eurocup), alla Openjobmetis riesce tanto, riesce tutto.

Al 30’ è 77-48: partita finita. C’è giusto il tempo di qualche scorribanda di chi si sa divertire davvero (Hollis, che se il mondo si misurasse solo in tecnica pura sarebbe venerato al pari di una rockstar), di qualche accelerata di Avramovic, di qualche meritata passerella, dell’esordio in Serie A di Seck e Bergamaschi e di qualche shampoo ben distribuito dell’Artiglio come se si fosse ancora punto a punto (e poi ti chiedi se c’è un segreto.…).C’è tempo per applaudire Varese.

Fabio Gandini


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