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La nuova Varese ha già il marchio di fabbrica del basket di Attilio Caja. Riscontri promettenti dalla prima uscita della truppa biancorossa: il ritiro di Chiavenna si chiude con un ampio successo sulla Sani Massagno, in un match che conferma la mentalità operaia e la disponibilità al sacrificio sui due lati del campo da parte del gruppo. Senza Wells né Pelle, il team di Artiglio esprime comunque una buona cifra tecnica: spicca soprattutto la capacità di Antabia Waller di finalizzare la costante ricerca dell'uomo libero con doti balistiche davvero notevoli, sia sugli scarichi che dal palleggio. L'esterno ex Mornar Bar, ispiratissimo dal perimetro, è stato l'unico ad uscire dallo spartito corale che il coach pavese ha già montato sul telaio della manovra; ma la Varese 2017/'18 avrà il volto di una "società in nome collettivo" sia in attacco che in difesa. Ossia la chiave del gioco biancorosso per volontà del suo coach e per la disponibilità dei giocatori a piegare le ginocchia in maniera costante. Proprio in difesa Varese ha fatto il vuoto alla distanza, riaccendendo il motore dopo gli affanni di inizio terzo quarto (da 40-29 al 44-40 del 25'): pur con Cain - poco appariscente ma sostanziosissimo sotto le plance - a lungo a riposo dopo l'intervallo, i biancorossi hanno dato gas con la spinta di Avramovic e Okoye e le sospensioni di Waller a produrre un clamoroso 27-3 in 10'(71-43 l'eloquente parziale a metà del quarto periodo).

La nuova Varese difende e si passa la palla: due concetti che possono sembrare scontati ma sono tutt'altro che banali. Soprattutto per una squadra che, in attesa di vedere all'opera Wells, ha giocatori con buone qualità ma nessun solutore solitario: una scelta precisa per costruire un'identità basata su costante aggressività in retroguardia e circolazione di palla fluida con opportunità paritetiche a difesa schierata. La falsariga è quella della Varese della seconda metà della stagione 2016/'17, portata a modello dallo stesso Caja con i video motivazionali proiettati a Chiavenna per illustrare ai giocatori del nuovo corso quanto sia apprezzato dai tifosi del PalA2A l'atteggiamento ringhiante su ogni pallone. Chiaro che gli interpreti di quella Varese possedevano sulla carta atout tecniche decisamente più importanti rispetto ai protagonisti di oggi; altrettanto corretto però ricordare che per far metabolizzare un basket corale al team della stagione passata sono serviti sei mesi, di cui due di "cura Caja" in doti omeopatiche.

Alla nuova Varese sono invece bastati 8 giorni di lavoro e un' amichevole per dimostrare di possedere già l'insieme dei concetti di gruppo attorno ai quali il tecnico pavese ha costruito la squadra. Evidente che servano ben altre verifiche rispetto al test contro la Sam Massagno, e che la solidità dell'impianto di gioco messa in mostra a Chiavenna andrà rivista al cambio di avversari di livello superiore. Però, quando una compagine mostra sin dalla prima uscita le stimmate della coralità è difficile che certe abitudini si perdano per strada. Le basi poste in ritiro sono quelle di una Varese capace di tener fede alle promesse di Caja.

Giuseppe Sciascia


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