L’Openjobmetis risponde sul campo alla penalizzazione a tavolino per il caso Tepic. Grande reazione d’orgoglio per la truppa di Matt Brase, che sbanca il campo di Trieste con una prova di carattere nonostante l’assenza perdurante di Justin Reyes e la serata nerissima di Colbey Ross.
Varese resta ultima pur portandosi a meno 4 dalla zona salvezza: in attesa del secondo atto della battaglia legale – domani, lunedì 17 aprile, attese le motivazioni del meno 16 irrogato dal Tribunale Federale, poi via al ricorso – la squadra dà un segnale fortissimo di presenza tecnica e mentale. E a guidarla ad un successo tanto sofferto quanto vitale è il suo leader tecnico e mentale Markel Brown, straordinario nel quarto periodo giocando gli ultimi 5’ da play dopo il quinto fallo di Ross.
Varese soffre a lungo dopo l’effimero 5-12 del 5’, pagando i precoci problemi di falli del suo “motorino” e precipitando rapidamente nel punteggio (29-19 al 12’) sotto la pioggia di triple ispirate dall’ex di turno Ruzzier. Brava l’OJM ad evitare il tracollo in un secondo quarto affannoso (ancora 39-29 al 16’), affidandosi ad un Woldetensae ispirato dall’arco per contenere i danni (43-38 al 20’) nonostante lo zero al quoto del suo capocannoniere. Che si sblocca nel terzo quarto firmando con le sue serpentine la prima parità a quota 50, ma Trieste ha più fisicità sotto i tabelloni e continua a far male con i jumper dell’ispirato Davis (65-59 al 29’).
Varese la vince in difesa, trovando un Tariq Owens determinante nella presenza atletica a centroarea e chiudendo gli spazi per le incursioni in una frazione finale da 15 punti subiti. E poi rompe un lungo digiuno balistico con un poker letale dall’arco: Johnson, Brown, Librizzi e infine Woldetensaea firmano il break vincente dal 72-68 del 36’ al 78-80 del 38’. Il punto esclamativo lo mette ancora Brown con una magia da 2+1 (78-83 a meno 1’07”); ultima emozione con Davis che fallisce da 3 il possibile pareggio sulla sirena, poi l’OJM sfoga la sua gioia festeggiando sotto la curva con i 30 tifosi al seguito. Mentre l’abbraccio tra Luis Scola e Matt Brase, e i sorrisi che tornano dopo giorni di buio e cupezza, riportano a Varese la gioia del basket giocato sul campo.
Giuseppe Sciascia
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