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EUTANASIA...


tuig

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In questi giorni è tornato in voga un argomento importante, pesante, ma certamente ormai non più rinviabile al futuro!

Credo che l'intervento del Presidente della Repubblica non debba essere cadere nel menefreghismo dei partiti!

Non capisco come mai ancora negli anni 2000 non si abbia il coraggio in parlamento di trattare determinati argomenti, una paura a mio avviso puramente partitica e illogica!

Non capisco come mai in Italia e quindi anche nel parlamento non si possa mai discutere un tema senza essere classificato e quanto invece il fatto di essere stato classificato in un determinato gruppo non permetta alle persone di poter esprimere un pensiero che sia diverso da quello della corrente!

Mi vergogno nel sentire alcuni politici che invitano la politica a stare fuori da certe discussioni, mi vergogno nel sentire che chi ci governa, non solo ha paura di prendere posizioni chiare contro altre nazioni o a favore, ma soprattutto che non ha nemmeno il coraggio di dire quello che pensa lasciando nella merda chi chiede un disperato aiuto (che sia quello della morte, che sia quello della vita, vedi l'altro malato che chiede l'assistenza).

Io personalmente sono favorevole all'eutanasia, ma sia ben chiaro che sto parlando SOLO di casi limite casi che DEVONO essere cmq messi al valio da una commissione che possa in modo oggettivo chiarire le possibilità di una persona nella guarigione! Se questo chiede la morte perché e con che diritto noi lo obblighiamo a soffrire?

Voi che ne pensate?

P.S. scuste se ho scritto delle cavolate ma al lavoro non è certo facile!

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Discorso molto delicato.

Anche perché la definizione di "accanimento terapeutico" ipotizza l'inutilità e l'arrecamento di danni della cura, differenziandola così dall'eutanasia passiva (sospensione delle cure che permettono di rimanere in vita).

Discorso che tra l'altro si intreccia con quello di fede, per chi, come me, è credente.

Forse sarebbe da rivedere la definizione di accanimento terapeutico, almeno quando il diretto interessato esprimesse un parere chiaro e netto.

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Il motivo per cui in Italia certi argomenti non possono quasi neanche toccati è uno solo, sempre il solito. Ma non voglio dire di più perchè sono rilassato dopo tre giorni di mare gratis e non ho nessuna voglia di polemizzare... :(

Bentornato Les! :(

Intendi che la motivazione è dipendente dalla religione cattolica????????

Forse, ma non solo.....come ha ben scritto spiff, il tema è complesso osservabile e discutibile da più angolazioni.

Luna

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Bentornato Les! :(

Intendi che la motivazione è dipendente dalla religione cattolica????????

Forse, ma non solo.....come ha ben scritto spiff, il tema è complesso osservabile e discutibile da più angolazioni.

Luna

Grazie :(

Che il tema sia complesso non lo metto in dubbio, non sto certo dicendo che sia giusto dare a tutti il diritto di spararsi un colpo in testa a piacimento per legge. Che esista una pregiudiziale mostruosa su questioni del genere mi sembra però altrettanto vero ed il mio relativismo morale spinto ne soffre molto.... :D

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Il motivo per cui in Italia certi argomenti non possono quasi neanche toccati è uno solo, sempre il solito. Ma non voglio dire di più perchè sono rilassato dopo tre giorni di mare gratis e non ho nessuna voglia di polemizzare... :D

ti riferisci ad una certa congrega che ozia da qualche parte dentro roma? :(:(

tuig che dire... io, come te, sono favorevole... se fossi in quel pover'uomo avrei fatto anch'io la stessa cosa.

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ti riferisci ad una certa congrega che ozia da qualche parte dentro roma? :(:(

tuig che dire... io, come te, sono favorevole... se fossi in quel pover'uomo avrei fatto anch'io la stessa cosa.

mi associo a davide e tuig !

molto spesso confermiamo di essere un paese immaturo...

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Sono favorevole al diritto di un malato di rinunciare alle cure, meno al diritto di chiunque a farsi sopprimere.

E'vero siamo un popolo immaturo, proprio per questo temo che se non vagliassimo con la massima cautela ogni proposta di legge verso la liberalizzazione della eutanasia ci ritroveremmo pieni di casi dubbi, firme contraffatte e DVX con il caro estinto doppiato che dice "Voglio morire e lascio tutto a mio cuggino Ciro di Castellamare".

Quanto alla chiesa cattolica, direi che con il diritto di voto possiamo certamente eleggere in parlamento solo membri cosidetti laici.

Se poi la maggioranza degli italiani non lo fa... con chi prendersela?

Adesso, va bene che e' sempre colpa della chiesa ma non mi pare che in Spagna siano tutti diventati atei improvvisamente...eppure...

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Sono favorevole al diritto di un malato di rinunciare alle cure, meno al diritto di chiunque a farsi sopprimere.

E'vero siamo un popolo immaturo, proprio per questo temo che se non vagliassimo con la massima cautela ogni proposta di legge verso la liberalizzazione della eutanasia ci ritroveremmo pieni di casi dubbi, firme contraffatte e DVX con il caro estinto doppiato che dice "Voglio morire e lascio tutto a mio cuggino Ciro di Castellamare".

Quanto alla chiesa cattolica, direi che con il diritto di voto possiamo certamente eleggere in parlamento solo membri cosidetti laici.

Se poi la maggioranza degli italiani non lo fa... con chi prendersela?

Adesso, va bene che e' sempre colpa della chiesa ma non mi pare che in Spagna siano tutti diventati atei improvvisamente...eppure...

Grazie al fuso orario Ponchiaz riesce sempre ad arrivare prima di me e scrivere quello che penso.

Per di più con frasi ad effetto che a lui riescono benissimo.

Aggiungo che siamo tutti d'accordo, anche la Chiesa. Bisogna lasciare libertà al malato mettendo solo alcuni paletti.

E' sui paletti che non riusciamo mai a metterci d'accordo.

Edited by tatanka
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E' sui paletti che non riusciamo mai a metterci d'accordo.

sapete io non ci credo che sia poi un'ostacolo così insormontabile!

Non credo che di casi del genere, come quelli che si possono vedere oggi, ce ne siano molti in un anno, quindi non dovrebbe essere troppo dispendiosa un commissione di esimi dottori che possano non decidere di vita o di morte...ma sulla vera opportunità di nuove cure!

Non credo che sia l'essere o no cristiani, ma il VOLER RISOLVERE UN PROBLEMA O FAR FINTA DI NIENTE!

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sapete io non ci credo che sia poi un'ostacolo così insormontabile!

Non credo che di casi del genere, come quelli che si possono vedere oggi, ce ne siano molti in un anno, quindi non dovrebbe essere troppo dispendiosa un commissione di esimi dottori che possano non decidere di vita o di morte...ma sulla vera opportunità di nuove cure!

Non credo che sia l'essere o no cristiani, ma il VOLER RISOLVERE UN PROBLEMA O FAR FINTA DI NIENTE!

Hai gia messo un paletto, stai parlando solo di accanimento terapeutico.

Pensa che io vorrei morire perchè non ho più voglia di vivere, sono in una situazione di depressione totale, al punto che non vivo, vegeto. Mi manca anche la forza di ammazzarmi con il gas o di buttarmi giu da un ponte (di armi non ne ho). Questo ovviamente mi fa soffrire come un cane bastonato. Non sarebbe giusto che potessi entrare in una struttura pubblica dell'ASL e lì usufruire della dolce morte?

Chiaramente è provocatorio per dire che messo un paletto si discute subito se va spostato.

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Avendo vissuto da vicino un'esperienza che poteva essere catalogata come "è giusto accanirsi così o no?" quando mio padre è stato + di là che di qua per 10 mesi in stato vegetativo (ha perfino ricevuto l'estrema unzione), ed essendo ora al mare con mia madre a godersela (nonostante la disabilità fisica rimastagli), entro nel merito della questione facendo questo ragionamento:

in quel periodo, quando i medici si ostinavano a martellarlo di cure, mi sono chiesta quanto lo facessero per lui, e quanto per la propria carriera, per il prestigio di salvarlo (era un caso clinico pressochè unico al mondo per tipologia di intervento chirurgico).

Noi inizialmente assecondavamo questo accanimento, perchè non perdevamo mai la speranza, ma un giorno mi sono chiesta: ma che senso ha riportarlo alla vita in queste condizioni? Che futuro avrà? Ma soprattutto: lui vuole tutto questo???

Abbiamo deciso noi per lui, e siamo andati avanti a lottare e continuiamo a farlo anche oggi. Mesi fa lui mi ha detto: dovevate lasciarmi morire, perchè io non sono + un uomo e non mi accetto così. Una sciabolata nello stomaco.

Secondo me, il discorso eutanasia è più un dubbio etico che colpisce i parenti, che faticano a staccarsi dal loro congiunto. A volte il malato stesso non ha nemmeno l'opportunità di dire la sua.

Io sono comunque a favore dell'eutanasia (anche se ringrazio Dio che mio padre sia ancora qui con me) perchè mi chiedo quanto sia stato egoistico da parte nostra farlo restare qui in questo stato, pur di averlo con noi a tutti i costi.

Noi siamo felici, i medici che l'hanno salvato ora vanno in giro a tenere conferenze di prestigio sul suo caso, ma....lui? E' felice? Perchè nessuno pensa a questo? Siamo sicuri che non concedere l'eutanasia sia la cosa migliore da fare x il bene del paziente?

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Due cose

1. Silvia, parole come macigni. Difficile anche ipotizzare una replica

2. Credo che tutti si concordi sulla possibilità di interrompere le cure, quando al malato mancano le facoltà mentali per farlo, penso alla famiglia spetti il compito più arduo fra tutti quelli che un essere umano sano di cervello può affrontare. Molto complesso avere certezze.

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penso alla famiglia spetti il compito più arduo fra tutti quelli che un essere umano sano di cervello può affrontare. Molto complesso avere certezze.

esatto, e qui non è questione di paletti. Il problema è capire quanto la famigli se la senta di staccarsi dal proprio congiunto.

Massimo, il vicino di letto di mio padre aveva 37 anni, è caduto dal motorino, si è rotto un braccio, è entrato in sala operatoria dove non si sono accorti che è andato in arresto cardiocircolatorio x 10 minuti. Risultato: un vegetale.

Eppure non ho MAI sentito la moglie chiedere l'eutanasia, ma anzi sbattersi un sacco per trovargli un istituto dove ricoverarlo x continuare ad accudirlo.

Le sue speranza di tornare ad essere cosciente sono pari a zero e io, vista la situaizone dal di fuori, avrei detto: Basta! Che senso ha tenerlo lì così togliendo anche alla moglie la possibilità di rifarsi una vita? Magari lui avrebbe pensato la stessa cosa, ma la moglie no, xchè a lei bastava averlo lui, continuare a poterlo toccare, parlargli nelle orecchie oramai sorde, guardarlo nelgi occhi oramai ciechi.

E' giusto?

Io non lo so davvero.

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Avendo vissuto da vicino un'esperienza che poteva essere catalogata come "è giusto accanirsi così o no?" quando mio padre è stato + di là che di qua per 10 mesi in stato vegetativo (ha perfino ricevuto l'estrema unzione), ed essendo ora al mare con mia madre a godersela (nonostante la disabilità fisica rimastagli), entro nel merito della questione facendo questo ragionamento:

in quel periodo, quando i medici si ostinavano a martellarlo di cure, mi sono chiesta quanto lo facessero per lui, e quanto per la propria carriera, per il prestigio di salvarlo (era un caso clinico pressochè unico al mondo per tipologia di intervento chirurgico).

Noi inizialmente assecondavamo questo accanimento, perchè non perdevamo mai la speranza, ma un giorno mi sono chiesta: ma che senso ha riportarlo alla vita in queste condizioni? Che futuro avrà? Ma soprattutto: lui vuole tutto questo???

Abbiamo deciso noi per lui, e siamo andati avanti a lottare e continuiamo a farlo anche oggi. Mesi fa lui mi ha detto: dovevate lasciarmi morire, perchè io non sono + un uomo e non mi accetto così. Una sciabolata nello stomaco.

Secondo me, il discorso eutanasia è più un dubbio etico che colpisce i parenti, che faticano a staccarsi dal loro congiunto. A volte il malato stesso non ha nemmeno l'opportunità di dire la sua.

Io sono comunque a favore dell'eutanasia (anche se ringrazio Dio che mio padre sia ancora qui con me) perchè mi chiedo quanto sia stato egoistico da parte nostra farlo restare qui in questo stato, pur di averlo con noi a tutti i costi.

Noi siamo felici, i medici che l'hanno salvato ora vanno in giro a tenere conferenze di prestigio sul suo caso, ma....lui? E' felice? Perchè nessuno pensa a questo? Siamo sicuri che non concedere l'eutanasia sia la cosa migliore da fare x il bene del paziente?

Hai espresso pienamente il mio pensiero. Credo che, in un paese civile, ognuno debba avere la libertà di decidere come affrontare una malattia o una condizione irreversibile. Non sceglierei mai io per un'altra persona, non potrei. Ma vorrei poter decidere cosa fare di me, se dovessi trovarmi in certe situazioni.

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esatto, e qui non è questione di paletti. Il problema è capire quanto la famigli se la senta di staccarsi dal proprio congiunto.

Massimo, il vicino di letto di mio padre aveva 37 anni, è caduto dal motorino, si è rotto un braccio, è entrato in sala operatoria dove non si sono accorti che è andato in arresto cardiocircolatorio x 10 minuti. Risultato: un vegetale.

Eppure non ho MAI sentito la moglie chiedere l'eutanasia, ma anzi sbattersi un sacco per trovargli un istituto dove ricoverarlo x continuare ad accudirlo.

Le sue speranza di tornare ad essere cosciente sono pari a zero e io, vista la situaizone dal di fuori, avrei detto: Basta! Che senso ha tenerlo lì così togliendo anche alla moglie la possibilità di rifarsi una vita? Magari lui avrebbe pensato la stessa cosa, ma la moglie no, xchè a lei bastava averlo lui, continuare a poterlo toccare, parlargli nelle orecchie oramai sorde, guardarlo nelgi occhi oramai ciechi.

E' giusto?

Io non lo so davvero.

La legge dovrà comunque mettere un paletto.

Tu ti sei fatta e ti fai tante domande su tuo padre, domande a cui nessuno potrà rispondere e in cui anche le parole stesse di tuo padre arrivano con il senno di poi, mentre voi la decisione dovevate prenderla con il senno di adesso.

Ma di fronte al problema che qualcuno possa dire basta per egoismo (il cugino Ciro di Castellammare) la legge diventa una serie di paletti.

Altrimenti avremmo la fila di gente che chiede l'Eutanasia per la suocera svenuta.

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esatto, e qui non è questione di paletti. Il problema è capire quanto la famigli se la senta di staccarsi dal proprio congiunto.

Massimo, il vicino di letto di mio padre aveva 37 anni, è caduto dal motorino, si è rotto un braccio, è entrato in sala operatoria dove non si sono accorti che è andato in arresto cardiocircolatorio x 10 minuti. Risultato: un vegetale.

Eppure non ho MAI sentito la moglie chiedere l'eutanasia, ma anzi sbattersi un sacco per trovargli un istituto dove ricoverarlo x continuare ad accudirlo.

Le sue speranza di tornare ad essere cosciente sono pari a zero e io, vista la situaizone dal di fuori, avrei detto: Basta! Che senso ha tenerlo lì così togliendo anche alla moglie la possibilità di rifarsi una vita? Magari lui avrebbe pensato la stessa cosa, ma la moglie no, xchè a lei bastava averlo lui, continuare a poterlo toccare, parlargli nelle orecchie oramai sorde, guardarlo nelgi occhi oramai ciechi.

E' giusto?

Io non lo so davvero.

premettendo che è molto difficile esprimere giudizi di questo genere non avendo vissuto in prima persona tali situazioni, io penso sia giusto lottare fino in fondo per mantenere in vita qualsiasi essere umano, anche perchè come ci sentiremmo se decidessimo di far morire un nostro parente, magari anche nostro figlio piccolo, e poi dopo qualche anno qualche luminare scoprisse una cura per la malattia del nostro congiunto?

certo io parlo da credente e forse da esagerato ottimista...

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Personalmente condivido parola per parola:

La vicenda di Piergiorgio Welby, che ha scritto al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, chiedendo in pratica la "grazia" di poter morire in santa pace, è stata configurata come un caso di eutanasia. Ma in realtà ci troviamo su un terreno del tutto diverso che non coincide con la questione dell'eutanasia anche se ad essa si intreccia perchè molto spesso ne è all'origine e meglio è all'origine dell'emergere del problema eutanasia. Quello sollevato da Welby è infatti un classico caso di "accanimento terapeutico".

Piergiorgio Welby, sessantenne, malato di distrofia muscolare, una patologia degnerativa, ha passato metà della sua esistenza senza poter camminare, un terzo senza poter parlare e negli ultimi mesi non è più in grado di far assolutamente nulla ed è tenuto in vita da un respiratorie artificiale e da un'alimentazione forzata. Ma è perfettamente lucido ed in grado di comunicare la sua volontà.

E la sua volontà è che sia staccata la spina di questi macchinari eccezionali, che la malattia faccia il suo corso e lo porti alla morte in modo naturale. Rifiutare quei macchinari è un suo diritto. È fuori discussione infatti che nessuno possa essere sottoposto a cura contro la sua volontà. Un malato di tumore, per esempio, può rifiutare la chemioterapia e anche ogni altro tipo di terapia. È significativo che se lo fa e se la fila dall'ospedale dove i medici lo vorrebbero internare la direzione sanitaria gli faccia firmare un documento in cui dichiara di assumersi la responsabilità di questo suo rifiuto proprio per sollevare i medici dalla propria, di non aver cioè sottoposto il malato a tutte le cure che ritenevano opportune (il "diritto alla cura"). Vuol dire che la decisione ultima spetta al malato, non ai medici che devono sottostare alla sua volontà. Come esiste un "diritto alla cura" esiste anche un diritto, a rifiutarla. Diritto superiore al sommo, perchè la vita non è proprietà del medico ma del malato che si affida - o non si affida - alle sue cure. E anche se si ritenesse, come i cattolici, che la vita non appartiene nè all'uno nè all'altro ma a Dio, sarebbe il medico che vuole mantenere artificialmente in vita il malato, con macchinari eccezionali a violare le leggi naturali (il diritto a una morte naturale) e quindi divine in nome di un laicisssimo e modernissimo obbiettivo dell'allungamento della vita a tutti i costi.

Il caso di Welby è quindi semplice. Ed è del tutto arbitrario che i medici lo mantengano in vita contro la sua volontà, imponendogli cure che egli non vuole, o non vuole più, solo perchè Welby non è in grado fisicamente di ribellarsi loro. Come invece potrebbe fare senza che i medici possano opporsi colui cui è stato diagnosticato un cancro. E' un grave abuso quello dei medici perchè scippano Welby del diritto che nemmeno i cattolici possono contestare, di avere una morte secondo natura.

La questione vera si pone quando il malato, a differenza di Welby, non è in grado di manifestare la sua volontà. Fra un malato che non può manifestare la propria volontà e quella dei medici è ovviamente questa a prevalere. Ecco perchè sarebbe quanto mai opportuna l'approvazione di quella proposta di legge presentata tempo fa dall'onorevole Luigi Manconi sul "testamento biologico".Nel testamento biologico, spiega Manconi "ciascuno di noi può dare disposizioni relative a trattamenti sanitari futuri qualora non sia in grado di intendere e di volere e può indicare un fiduciario che prenda decisioni in sua vece". E fin qui siamo sempre fuori dall'eutanasia ma nel campo dell'accanimento terapeutico, cioé del sacrosanto diritto dell'individuo a rifiutare le cure. L'eutanasia, o "diritto alla bella morte" (il termine fu coniato, pare, da Francesco Bacone) è un'altra cosa. È la pretesa del malato che il medico, o chi per lui, accorci "artificialmente" la sua vita (con un'azione, per esempio un'iniezione letale, o con un'omissione, per esempio negandogli il cibo se è ancora in grado di alimentarsi naturalmente). Siamo qui in una posizione speculare a quella dell'accanimento terapeutico. Come nell'accanimento si allunga artificialmente la vita, sottraendo l'individuo alla sua morte naturale in nome di un altrettanto moderno ed edonistico rifiuto della sofferenza e del dolore.

E su questa possibilità oggi vietata dal codice penale perchè rientra nella fattispecie dell'«omicidio del consenziente» che dovrebbe aprirsi oggi il dibattito. Personalmente e per quanto vale la mia opinione, sono contrario. Oltretutto è evidente, come dice l'attuale presidente della Commissione Sanità del Sonato, Ignazio Martini, che se si impedisse l'accanimento terapeutico anche il problema dell'eutanasia avrebbe un minor rilievo: "Spesso si è costretti a interrogarsi sull'eutanasia perchè non si è fermato prima ciò che si configura come accanimento terapeutico".

Del tutto inaccettabile mi pare invece un molto peloso «omicidio per pietà» senza il consenso del malato o dandolo per scontato in assenza di un "testamento biologico" e di un fiduciario autorizzato a decidere in sua vece. Perchè si aprirebbero le strade dell'abisso. Da qui infatti molto breve è il passo verso quella eutanasia "eugenetica" o economica, di hitleriana memoria, che prevede l'eliminazione degli handicappati allo scopo di migliorare la razza o la soppressione degli invalidi e dei vecchi per alleggerire la società da bocche inutili e costose.

Massimo Fini

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Personalmente condivido parola per parola:

La vicenda di Piergiorgio Welby, che ha scritto al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, chiedendo in pratica la "grazia" di poter morire in santa pace, è stata configurata come un caso di eutanasia. Ma in realtà ci troviamo su un terreno del tutto diverso che non coincide con la questione dell'eutanasia anche se ad essa si intreccia perchè molto spesso ne è all'origine e meglio è all'origine dell'emergere del problema eutanasia. Quello sollevato da Welby è infatti un classico caso di "accanimento terapeutico".

Piergiorgio Welby, sessantenne, malato di distrofia muscolare, una patologia degnerativa, ha passato metà della sua esistenza senza poter camminare, un terzo senza poter parlare e negli ultimi mesi non è più in grado di far assolutamente nulla ed è tenuto in vita da un respiratorie artificiale e da un'alimentazione forzata. Ma è perfettamente lucido ed in grado di comunicare la sua volontà.

E la sua volontà è che sia staccata la spina di questi macchinari eccezionali, che la malattia faccia il suo corso e lo porti alla morte in modo naturale. Rifiutare quei macchinari è un suo diritto. È fuori discussione infatti che nessuno possa essere sottoposto a cura contro la sua volontà. Un malato di tumore, per esempio, può rifiutare la chemioterapia e anche ogni altro tipo di terapia. È significativo che se lo fa e se la fila dall'ospedale dove i medici lo vorrebbero internare la direzione sanitaria gli faccia firmare un documento in cui dichiara di assumersi la responsabilità di questo suo rifiuto proprio per sollevare i medici dalla propria, di non aver cioè sottoposto il malato a tutte le cure che ritenevano opportune (il "diritto alla cura"). Vuol dire che la decisione ultima spetta al malato, non ai medici che devono sottostare alla sua volontà. Come esiste un "diritto alla cura" esiste anche un diritto, a rifiutarla. Diritto superiore al sommo, perchè la vita non è proprietà del medico ma del malato che si affida - o non si affida - alle sue cure. E anche se si ritenesse, come i cattolici, che la vita non appartiene nè all'uno nè all'altro ma a Dio, sarebbe il medico che vuole mantenere artificialmente in vita il malato, con macchinari eccezionali a violare le leggi naturali (il diritto a una morte naturale) e quindi divine in nome di un laicisssimo e modernissimo obbiettivo dell'allungamento della vita a tutti i costi.

Il caso di Welby è quindi semplice. Ed è del tutto arbitrario che i medici lo mantengano in vita contro la sua volontà, imponendogli cure che egli non vuole, o non vuole più, solo perchè Welby non è in grado fisicamente di ribellarsi loro. Come invece potrebbe fare senza che i medici possano opporsi colui cui è stato diagnosticato un cancro. E' un grave abuso quello dei medici perchè scippano Welby del diritto che nemmeno i cattolici possono contestare, di avere una morte secondo natura.

La questione vera si pone quando il malato, a differenza di Welby, non è in grado di manifestare la sua volontà. Fra un malato che non può manifestare la propria volontà e quella dei medici è ovviamente questa a prevalere. Ecco perchè sarebbe quanto mai opportuna l'approvazione di quella proposta di legge presentata tempo fa dall'onorevole Luigi Manconi sul "testamento biologico".Nel testamento biologico, spiega Manconi "ciascuno di noi può dare disposizioni relative a trattamenti sanitari futuri qualora non sia in grado di intendere e di volere e può indicare un fiduciario che prenda decisioni in sua vece". E fin qui siamo sempre fuori dall'eutanasia ma nel campo dell'accanimento terapeutico, cioé del sacrosanto diritto dell'individuo a rifiutare le cure. L'eutanasia, o "diritto alla bella morte" (il termine fu coniato, pare, da Francesco Bacone) è un'altra cosa. È la pretesa del malato che il medico, o chi per lui, accorci "artificialmente" la sua vita (con un'azione, per esempio un'iniezione letale, o con un'omissione, per esempio negandogli il cibo se è ancora in grado di alimentarsi naturalmente). Siamo qui in una posizione speculare a quella dell'accanimento terapeutico. Come nell'accanimento si allunga artificialmente la vita, sottraendo l'individuo alla sua morte naturale in nome di un altrettanto moderno ed edonistico rifiuto della sofferenza e del dolore.

E su questa possibilità oggi vietata dal codice penale perchè rientra nella fattispecie dell'«omicidio del consenziente» che dovrebbe aprirsi oggi il dibattito. Personalmente e per quanto vale la mia opinione, sono contrario. Oltretutto è evidente, come dice l'attuale presidente della Commissione Sanità del Sonato, Ignazio Martini, che se si impedisse l'accanimento terapeutico anche il problema dell'eutanasia avrebbe un minor rilievo: "Spesso si è costretti a interrogarsi sull'eutanasia perchè non si è fermato prima ciò che si configura come accanimento terapeutico".

Del tutto inaccettabile mi pare invece un molto peloso «omicidio per pietà» senza il consenso del malato o dandolo per scontato in assenza di un "testamento biologico" e di un fiduciario autorizzato a decidere in sua vece. Perchè si aprirebbero le strade dell'abisso. Da qui infatti molto breve è il passo verso quella eutanasia "eugenetica" o economica, di hitleriana memoria, che prevede l'eliminazione degli handicappati allo scopo di migliorare la razza o la soppressione degli invalidi e dei vecchi per alleggerire la società da bocche inutili e costose.

Massimo Fini

Ha detto quello che avevo detto io.

Solo che lui è prolisso.

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...

E la sua volontà è che sia staccata la spina di questi macchinari eccezionali, che la malattia faccia il suo corso e lo porti alla morte in modo naturale. Rifiutare quei macchinari è un suo diritto. È fuori discussione infatti che nessuno possa essere sottoposto a cura contro la sua volontà. Un malato di tumore, per esempio, può rifiutare la chemioterapia e anche ogni altro tipo di terapia. È significativo che se lo fa e se la fila dall'ospedale dove i medici lo vorrebbero internare la direzione sanitaria gli faccia firmare un documento in cui dichiara di assumersi la responsabilità di questo suo rifiuto proprio per sollevare i medici dalla propria, di non aver cioè sottoposto il malato a tutte le cure che ritenevano opportune (il "diritto alla cura"). Vuol dire che la decisione ultima spetta al malato, non ai medici che devono sottostare alla sua volontà. Come esiste un "diritto alla cura" esiste anche un diritto, a rifiutarla. Diritto superiore al sommo, perchè la vita non è proprietà del medico ma del malato che si affida - o non si affida - alle sue cure. E anche se si ritenesse, come i cattolici, che la vita non appartiene nè all'uno nè all'altro ma a Dio, sarebbe il medico che vuole mantenere artificialmente in vita il malato, con macchinari eccezionali a violare le leggi naturali (il diritto a una morte naturale) e quindi divine in nome di un laicisssimo e modernissimo obbiettivo dell'allungamento della vita a tutti i costi.

...

lancio una provocazione: i laicissimi e modernissimi obiettivi dell'allungamento della vita comprenderebbero anche tutte le vaccinazioni che si fanno ai neonati per prevenire malattie che potrebbero portarli alla morte. Personalmente sono ben felice che vengano adottati dei provvedimenti di quel genere per potermi godere mio figlio, ma vengo sempre additato da qualcuno come egoista...

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