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IL LAVORO


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Lettera sul lavoro

Innse, i riti stanchi e gli operai traditi

Le vicende di questo genere si sono susseguite sempre secondo lo stesso logoro schema

Caro Direttore, che brutto spettacolo quello dello sgombero della Innse di Lambrate, la gloriosa fabbrica della Lambretta alle porte di Milano, con le forze dell’ordine che per disposizione del giudice allontanano gli ultimi 49 lavoratori (dei 2.000 dei tempi d’oro) rimasti a difendere il posto con le unghie e coi denti! È mai possibile che, dopo mezzo secolo in cui vicende di questo genere si sono susseguite sempre secondo lo stesso logoro schema, ancora non abbiamo imparato ad affrontare le crisi industriali con metodi un po’ più moderni?

Oggi la Innse, domani forse la Ideal Standard di Brescia, ieri cento altri casi analoghi, primo per importanza quello dell’Alfa Romeo di Arese. E sempre lo stesso copione: con il titolare che vuole chiudere lo stabilimento o ridurre l’attività, i lavoratori che vedono la prospettiva del licenziamento come una catastrofe economica e professionale, i loro rappresentanti sindacali che denunciano il carattere speculativo della manovra e dimostrano dati alla mano gli orizzonti di riconversione ecologica e immancabile prosperità che si dischiuderebbero all’azienda se solo non fosse in mano a un imprenditore inetto e vorace.

Talora l’imprenditore è effettivamente incapace o inaffidabile; ma il problema si pone proprio perché non se ne trova uno migliore, pronto a rilevare l’azienda. Se l’imprenditore è incapace o inaffidabile, invitare i lavoratori a rimanergli attaccati a tutti i costi equivale a condurli in un vicolo cieco. Le crisi industriali vanno affrontate in modo totalmente diverso. Pensiamo a come potrebbero andare le cose se i lavoratori coinvolti non vedessero la sola possibilità di salvezza nell’aggrapparsi al vecchio posto di lavoro. Se, come accade nei Paesi del nord-Europa, la perdita del vecchio posto non significasse affatto una catastrofe personale e familiare, ma fosse accompagnata, al contrario, da un robusto sostegno del reddito e soprattutto da un investimento sulla professionalità del lavoratore capace di incrementare il suo appeal nel mercato del lavoro. In Italia questa prospettiva stenta a prendere piede, perché prevale l’idea che il mercato del lavoro funzioni malissimo, sia una trappola infernale per i lavoratori. Ma le cose non stanno così. In un articolo in corso di pubblicazione in un quaderno della rivista ItalianiEuropei.

Gabriella Lusvarghi — capo di una delle maggiori società italiane di outplacement— mostra convincentemente come, in tempi normali, qualsiasi lavoratore che abbia perso il posto possa essere ricollocato in modo appropriato nel giro di tre-sei mesi. Nel corso di una recessione grave come quella attuale questi tempi medi si allungano, ovviamente; ma anche nella congiuntura negativa il mercato del lavoro continua a produrre quotidianamente contratti in grande quantità. Solo in provincia di Milano, in un anno normale come il 2007, i nuovi contratti di lavoro sono stati 200mila. In un anno di crisi nera come il 2009 si stima che la riduzione sia intorno al 15 per cento: quest’anno a Milano le assunzioni risulteranno dunque pur sempre intorno alle 170mila.

Perché mai, in questo mercato, non dovrebbe essere possibile ricollocare appropriatamente gli ultimi 49 lavoratori della Innse? Perché non si tenta neppure di farlo, come se fosse un obiettivo irrealistico?

Pensiamo, per esempio, a un ordinamento e a un sindacato che, invece di proporsi di impedire i licenziamenti per ragioni economiche od organizzative, li subordinassero all’obbligo per l’imprenditore di attivare a sue spese un servizio efficiente di outplacement e di integrare il trattamento di disoccupazione dei lavoratori licenziati per il tempo necessario al reperimento della nuova occupazione: in questo modo si responsabilizzerebbe sul serio l’imprenditore riguardo al costo sociale delle sue scelte di ristrutturazione o di chiusura dell’azienda. E si attiverebbe un potente incentivo economico all’efficienza ed efficacia dei servizi di ricerca del nuovo posto e di riqualificazione mirata: se l’operazione sarà gestita bene, nel giro di sei mesi o un anno i lavoratori saranno tutti appropriatamente ricollocati e ampiamente indennizzati, con un costo accettabile per l’impresa.

Contro questa soluzione milita un’idea vecchia e molto inadeguata ai tempi: quella secondo cui le scelte di ristrutturazione o chiusura di un’azienda non dovrebbero essere lasciate all’imprenditore, perché spettano, in realtà, alla collettività. Di fatto, questa idea si traduce nell’antica prassi di ritardare il più possibile anche i licenziamenti inevitabili ricorrendo alla Cassa integrazione, così disincentivando i lavoratori dall’attivarsi per il reperimento della nuova occupazione e dando spazio alle loro illusioni circa la possibilità che il vecchio lavoro riprenda, anche quando le probabilità che questo accada sono ridotte a zero. Non sarebbe meglio per tutti rispettare la libertà dell’impresa, vincolando quest’ultima soltanto, ma seriamente, a farsi carico fino in fondo dei costi sociali delle sue scelte?

www.corriere.it

Pietro Ichino

05 agosto 2009

--------------------------------------------

Astraiamoci per un attimo dalla vicenda INNSE, della quale comunque non sapremmo mai abbastanza per dire qualcosa di sensato.

Io penso questo: in Italia esiste una tempesta perfetta che cementa completamente il flusso del lavoro e dei lavoratori.

a. L'attaccamento morboso allo status quo e la intima convinzione che nascere, vivere e morire nello stesso comune, quartiere, palazzo, appartamento, locale sia una cosa magnifica e che quindi il lavoro debba seguire la stessa logica.

b. La paura che, una volta perso il lavoro, non se ne trovera' mai piu' un altro.

Credo che se si agisse sui motivi che creano la condizione b, anche la condizione a gradualmente sparirebbe in quanto penso e spero che progressivamente le nuove generazioni perdano questo bamboccionismo che, al di la' delle belle parole, ci siamo trovati sul groppo dagli anni '70.

Quali sono secondo voi i motivi per cui tutti noi, mi ci metto anch'io, in fondo temiamo che perso il lavoro si rischi di non trovarne un altro sebbene in realta' questo non sia sostanzialmente vero, con le dovute eccezioni?

Cosa blocca secondo voi la circolazione del lavoro e dei lavoratori nel nostro paesone?

Che misure dovremmo adottare perche' il sistema fosse piu' fluido?

Edited by Ponchiaz
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Visto che questo argomento è il mio pane quotidiano, provo a dire la mia.

Prendendo come spunto i 4 personaggi arroccati sulla gru della INNSE, la cui età media supera tranquillamente i 45 anni, si evidenzia immediatamente il primo grosso problema del sistema/lavoro italiano (ma pure Svizzero, e chissà di quanti altri Paesi): sopra ai 40 anni diventa sempre più difficile ricollocarsi. Sopra ai 50, salvo se si è dirigenti di un certo livello, è quasi impossibile.

Le aziende non chiedono personale over 50. Questo è un dato di fatto.

Un operaio che perde il lavoro a 55 anni è pressochè rovinato. Gli resta la prospettiva di raggiungere la pensione a suon di contratti interinali...ma in tempi di recessione pure Adecco e Company non se la passano bene con gli ordini e stanno lienziando a mano bassa.

Per quanto riguarda i più giovan i, invece, l'arroccamento alla cadrega è frutto della tipica mentalità italiota che proprio tu citavi. Ma direi che questo aspetti riguardi più gli operai che gli impiegati. La tendenza del mercato del lavoro in ambito impiegatizio evidenza che i lavoratori under 40 cambiano posto di lavoro al massimo ogni 5 anni.

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Visto che questo argomento è il mio pane quotidiano, provo a dire la mia.

Prendendo come spunto i 4 personaggi arroccati sulla gru della INNSE, la cui età media supera tranquillamente i 45 anni, si evidenzia immediatamente il primo grosso problema del sistema/lavoro italiano (ma pure Svizzero, e chissà di quanti altri Paesi): sopra ai 40 anni diventa sempre più difficile ricollocarsi. Sopra ai 50, salvo se si è dirigenti di un certo livello, è quasi impossibile.

Le aziende non chiedono personale over 50. Questo è un dato di fatto.

Un operaio che perde il lavoro a 55 anni è pressochè rovinato. Gli resta la prospettiva di raggiungere la pensione a suon di contratti interinali...ma in tempi di recessione pure Adecco e Company non se la passano bene con gli ordini e stanno lienziando a mano bassa.

Per quanto riguarda i più giovan i, invece, l'arroccamento alla cadrega è frutto della tipica mentalità italiota che proprio tu citavi. Ma direi che questo aspetti riguardi più gli operai che gli impiegati. La tendenza del mercato del lavoro in ambito impiegatizio evidenza che i lavoratori under 40 cambiano posto di lavoro al massimo ogni 5 anni.

Il tuo punto di vista è certamente privilegiato e, quindi,più vasto del mio, ma

ti posso assicurare che esistono figure professionali ricercatissime per le quali l' età risulta essere un assoluto vantaggio poichè le qualifica ancor di più. E no sto parlando di manager....

Temo che cia si un grande problema di "qualità" e di "voglia di fare", più che di età anagrafica.

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Il tuo punto di vista è certamente privilegiato e, quindi,più vasto del mio, ma

ti posso assicurare che esistono figure professionali ricercatissime per le quali l' età risulta essere un assoluto vantaggio poichè le qualifica ancor di più. E no sto parlando di manager....

Temo che cia si un grande problema di "qualità" e di "voglia di fare", più che di età anagrafica.

Per quanto riguarda la mia esperienza, ti quoto. Se hai la qualità , un lavoro lo trovi, anche a 50 anni.

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Il tuo punto di vista è certamente privilegiato e, quindi,più vasto del mio, ma

ti posso assicurare che esistono figure professionali ricercatissime per le quali l' età risulta essere un assoluto vantaggio poichè le qualifica ancor di più. E no sto parlando di manager....

Temo che cia si un grande problema di "qualità" e di "voglia di fare", più che di età anagrafica.

Se hai 50-55 anni e con la prospettiva di un pensionamento nei prossimi 5 anni, la vedo molto dura trovare un lavoro, anche per tecnici di un certo livello.

Il tuo discorso, invece, è applicabile a tutte quelle figure non ancora cinquantenni che hanno raggiunto un alto livello di specializzazione, per loro un ricollocamento è sicuramente

più agevole anche in un momento di crisi.

Il problema grosso sono i lavoratori poco specializzati, senza grandi mansioni, e che sono la stragrande maggioranza delle grandi industrie.

Edited by corny
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Il tuo punto di vista è certamente privilegiato e, quindi,più vasto del mio, ma

ti posso assicurare che esistono figure professionali ricercatissime per le quali l' età risulta essere un assoluto vantaggio poichè le qualifica ancor di più. E no sto parlando di manager....

Temo che cia si un grande problema di "qualità" e di "voglia di fare", più che di età anagrafica.

ti ha già risposto Corny:

Se hai 50-55 anni e con la prospettiva di un pensionamento nei prossimi 5 anni, la vedo molto dura trovare un lavoro, anche per tecnici di un certo livello.

Il tuo discorso, invece, è applicabile a tutte quelle figure non ancora cinquantenni che hanno raggiunto un alto livello di specializzazione, per loro un ricollocamento è sicuramente

più agevole anche in un momento di crisi.

Il problema grosso sono i lavoratori poco specializzati, senza grandi mansioni, e che sono la stragrande maggioranza delle grandi industrie.

tanto per buttar lì statistiche, in 2 anni di attività nella consulenza di medio/alto livello ho ricevuto ben ZERO richieste di personale over 50....ribadisco....ZERO!

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Ovviamente l'essere over 50 non è un plus da inserire nella richiesta, il punto è questo: tra un cinquantenne con esperienza specifica ed un venticinquenne, chi sceglie l'azienda e perchè?

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E' evidente che non si ricerchi specificatamente un lavoratore over 50, ma tu dammi un fresatore (vero !!), o un progettista (vero pure lui !!) di 50 anni e vediamo quanto ci mettiamo a piazzarlo.....

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Ovviamente l'essere over 50 non è un plus da inserire nella richiesta, il punto è questo: tra un cinquantenne con esperienza specifica ed un venticinquenne, chi sceglie l'azienda e perchè?

Personalmente sceglierei un venticinquenne, purchè valido. Meno pretese economiche, più possibilità di essere plasmato e con più stimoli di crescita.

Certo il cinquantenne con esperienza ti garantirebbe una resa immediata, ma ti costerebbe probabilmente di più, andresti in contrasto con le sue convinzioni consolidate e probabilmente non avrebbe gli stimoli di crescita di un giovane.

Il problema occupazionale riguarda maggiormente personale poco qualificato, anche nei settori impiegatizi.

Un cinquantenne che assembla un frigorifero che esperienza in più vuoi che abbia rispetto ad un giovanotto. Dopo una settimana la resa dei 2 è perfettamente parificabile.

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E' evidente che non si ricerchi specificatamente un lavoratore over 50, ma tu dammi un fresatore (vero !!), o un progettista (vero pure lui !!) di 50 anni e vediamo quanto ci mettiamo a piazzarlo.....

Questi sono lavoratori che non andranno mai crisi, per certi versi sono degli artisti. I lavoratori delle piccole imprese artigiane sono sicuramente i più attrezzati

per superare la crisi.

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Questi sono lavoratori che non andranno mai crisi, per certi versi sono degli artisti. I lavoratori delle piccole imprese artigiane sono sicuramente i più attrezzati

per superare la crisi.

Resta il fatto, caro Corny, che si frigna per la crisi, si protesta per avere tutele contro la disoccupazione, e quelle imprese da te citate hanno TUTTE carenza di mano d' opera adeguata.

Qualità !

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Resta il fatto, caro Corny, che si frigna per la crisi, si protesta per avere tutele contro la disoccupazione, e quelle imprese da te citate hanno TUTTE carenza di mano d' opera adeguata.

Qualità !

Restando nella meccanica, converrai con me che non è da tutti usare come Dio comanda tornio, fresatrice, saldatrice etc.

Se invece intendi dire che gran parte di quei lavoratori che protestano per avere tutele contro la disoccupazione vorrebbero lavori poco impegnativi, che ti lascino tempo libero, senza tempi tirati, senza capi che stressano e via discorrendo mi trovi dalla tua parte.

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Restando nella meccanica, converrai con me che non è da tutti usare come Dio comanda tornio, fresatrice, saldatrice etc.

Se invece intendi dire che gran parte di quei lavoratori che protestano per avere tutele contro la disoccupazione vorrebbero lavori poco impegnativi, che ti lascino tempo libero, senza tempi tirati, senza capi che stressano e via discorrendo mi trovi dalla tua parte.

Le cose di valore sono tutte difficili, non da tutti.

Ma la domada è quanti sono disposi (non mancando loro le capacità, si intende...) a svolgere una mansione impegnativa, piena di responsabilità e difficoltà, dovendosi ad essa dedicare con grande abnegazione ?

E quanti, oltre a ciò, ad alzare le chiappe per raggiungere il luogo dove svolgere quelle mansioni, facendo il pendolare o magari portando la famiglia lontano dalla terra natia ?

E' finito il tempo di mulettisti e magazzinieri (con tutto il rispetto...) che vorrebbero andare al lavoro in bicicletta.

Edited by ROOSTERS99
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Personalmente sceglierei un venticinquenne, purchè valido. Meno pretese economiche, più possibilità di essere plasmato e con più stimoli di crescita.

Certo il cinquantenne con esperienza ti garantirebbe una resa immediata, ma ti costerebbe probabilmente di più, andresti in contrasto con le sue convinzioni consolidate e probabilmente non avrebbe gli stimoli di crescita di un giovane.

Il problema occupazionale riguarda maggiormente personale poco qualificato, anche nei settori impiegatizi.

Un cinquantenne che assembla un frigorifero che esperienza in più vuoi che abbia rispetto ad un giovanotto. Dopo una settimana la resa dei 2 è perfettamente parificabile.

Non condivido assolutamente nulla di questo post.

Se stai cercando una persona che risponda al citofono posso anche essere d'accordo con te, ma per il resto...

Quella sui frigo poi e' addirittura comica.

Rifa.

:D

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Non condivido assolutamente nulla di questo post.

Se stai cercando una persona che risponda al citofono posso anche essere d'accordo con te, ma per il resto...

Quella sui frigo poi e' addirittura comica.

Rifa.

:D

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Non condivido assolutamente nulla di questo post.

Se stai cercando una persona che risponda al citofono posso anche essere d'accordo con te, ma per il resto...

Quella sui frigo poi e' addirittura comica.

Rifa.

:D

Leggi bene il post, secondo te uno che assembla pezzi sulla linea di montaggio non è intercambiabile con un neo assunto dopo una quindicina di giorni?

Cosa intendi allora per cinquantenne con esperienza?

Se parli di laureato, quadro e via dicendo stiamo parlando di percentuali piccole della forza lavoro.

Il vero problema sono i mulettisti e magazzinieri descritti da Roo....

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Ma proprio per un cazzo!

:D:D

Probabilmente solo in Whirpool :angry:

Se l'esperienza sulle linee di montaggio di frigoriferi è un must vendibile per chi ricerca un lavoro siamo molto lontani dalla realtà...

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Probabilmente solo in Whirpool :D

Se l'esperienza sulle linee di montaggio di frigoriferi è un must vendibile per chi ricerca un lavoro siamo molto lontani dalla realtà...

Sei sul bunjee jumping delle minchiate oggi, rimbalzi da una minchiata all'altra senza fermarti su qualcosa che abbia senso!

Allora, se come dici tu, dopo due settimane un qualsiasi operaio impara ad assiemare un frigorifero, per tua sfiga hai pure centrato un prodotto tra i meno ovvi e per il quale l'esperienza conta, allora vuol dire che messe le linee di montaggio in mezzo al Botswana tempo due settimane, stiamo larghi tre, io avvio una produzione stabile e con la stessa qualita' della mia linea di assemblaggio storica: e' proprio cosi' no? Intuitivo, scemi noi a non pensarci prima. Scemi anche i nostri concorrenti, ma noi nel bianco non abbiamo un Corny nello staff che ci spiega, assumiamoci le nostre responsabilita'.

Se poi mi vieni a dire che il profilo del montatore e' un must vendibile (volevi dire skill?) allora e' ovvio che giochiamo ai paradossi. Ovviamente se il paragone e' quello del fresatore o del cesellatore, del saldatore il confronto e' a sfavore ma se devi cercare il prototipo del lavoro generico ti suggerivo di pensare ad altri esempi o almeno di allungare il tempo di apprendimento.

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Sei sul bunjee jumping delle minchiate oggi, rimbalzi da una minchiata all'altra senza fermarti su qualcosa che abbia senso!

Allora, se come dici tu, dopo due settimane un qualsiasi operaio impara ad assiemare un frigorifero, per tua sfiga hai pure centrato un prodotto tra i meno ovvi e per il quale l'esperienza conta, allora vuol dire che messe le linee di montaggio in mezzo al Botswana tempo due settimane, stiamo larghi tre, io avvio una produzione stabile e con la stessa qualita' della mia linea di assemblaggio storica: e' proprio cosi' no? Intuitivo, scemi noi a non pensarci prima. Scemi anche i nostri concorrenti, ma noi nel bianco non abbiamo un Corny nello staff che ci spiega, assumiamoci le nostre responsabilita'.

Se poi mi vieni a dire che il profilo del montatore e' un must vendibile (volevi dire skill?) allora e' ovvio che giochiamo ai paradossi. Ovviamente se il paragone e' quello del fresatore o del cesellatore, del saldatore il confronto e' a sfavore ma se devi cercare il prototipo del lavoro generico ti suggerivo di pensare ad altri esempi o almeno di allungare il tempo di apprendimento.

Ecco, Corny, però evita di citare l' attrezzista-aggiustatore (per restare nel mio settore...), altrimenti mi ritorni sul bunjee jumping .... :angry::P:P

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Sei sul bunjee jumping delle minchiate oggi, rimbalzi da una minchiata all'altra senza fermarti su qualcosa che abbia senso!

Allora, se come dici tu, dopo due settimane un qualsiasi operaio impara ad assiemare un frigorifero, per tua sfiga hai pure centrato un prodotto tra i meno ovvi e per il quale l'esperienza conta, allora vuol dire che messe le linee di montaggio in mezzo al Botswana tempo due settimane, stiamo larghi tre, io avvio una produzione stabile e con la stessa qualita' della mia linea di assemblaggio storica: e' proprio cosi' no? Intuitivo, scemi noi a non pensarci prima. Scemi anche i nostri concorrenti, ma noi nel bianco non abbiamo un Corny nello staff che ci spiega, assumiamoci le nostre responsabilita'.

Se poi mi vieni a dire che il profilo del montatore e' un must vendibile (volevi dire skill?) allora e' ovvio che giochiamo ai paradossi. Ovviamente se il paragone e' quello del fresatore o del cesellatore, del saldatore il confronto e' a sfavore ma se devi cercare il prototipo del lavoro generico ti suggerivo di pensare ad altri esempi o almeno di allungare il tempo di apprendimento.

Certo che di cazzate ne spari a raffica pure tu.

Tu puoi tranquillamente usare paradossi tipo la linea di montaggio in Botswana ma non ti sforzi di capire che anche gli altri li usano.

Puoi pensare che la figura del montatore sia il cardine di una azienda (paradosso :angry: ) ma non è proprio così.

E' vero non conosco una linea di montaggio di un frigorifero, ma penso molti altri in questo forum, ma lo stereotipo della linea di montaggio lo conosciamo tutti.

Un piccolo sforzo e ci arrivavi pure tu. E' lì che volevo andare a parare. Puoi se vuoi fare una graduatoria degli operai più o meno qualificati è un'altro paio di maniche

Di aziende in crisi ne conosco diverse. Di addetti alle linee di montaggio anche più complesse di un frigorifero pure, ma ti garantisco che sostituire un montatore per le aziende non è mai stato un problema.

Diverso il discorso che il tuo amicone Roo mi vuole attribuire. Mi sembra di averlo già ribadito che operai specializzati come un'attrezzista-aggiustatore

sono praticamente degli artisti .....

Edited by corny
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Certo che di cazzate ne spari a raffica pure tu.

Tu puoi tranquillamente usare paradossi tipo la linea di montaggio in Botswana ma non ti sforzi di capire che anche gli altri li usano.

Puoi pensare che la figura del montatore sia il cardine di una azienda (paradosso :angry: ) ma non è proprio così.

E' vero non conosco una linea di montaggio di un frigorifero, ma penso molti altri in questo forum, ma lo stereotipo della linea di montaggio lo conosciamo tutti.

Un piccolo sforzo e ci arrivavi pure tu. E' lì che volevo andare a parare. Puoi se vuoi fare una graduatoria degli operai più o meno qualificati è un'altro paio di maniche

Di aziende in crisi ne conosco diverse. Di addetti alle linee di montaggio anche più complesse di un frigorifero pure, ma ti garantisco che sostituire un montatore per le aziende non è mai stato un problema.

Diverso il discorso che il tuo compagno di merende Roo mi vuole attribuire. Mi sembra di averlo già ribadito che operai specializzati come un'attrezzista-aggiustatore

sono praticamente degli artisti .....

Corny.......... ironia portami via ( e dire che le faccine abbondavano) ........non ti volevo attribuire un bel niente...... è un argomento sul quale siamo/eravamo perfettamente in sintonia.

Poi, suvvia, "compagno di merende " non ti pare un tantino eccessivo ???

Edited by ROOSTERS99
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Allora tu hai asserito una cosa specifica, la intercambiabilita' di un assemblatore con esperienza con uno privo in 15gg, la hai ribadita..non era un paradosso. Ti ho scritto cosa ne pensavo.

Ma comunque siccome siamo poi giunti al punto

E' vero non conosco una linea di montaggio di un frigorifero,

quindi direi che siamo finalmente d'accordo e la finirei qui.

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Allora tu hai asserito una cosa specifica, la intercambiabilita' di un assemblatore con esperienza con uno privo in 15gg, la hai ribadita..non era un paradosso. Ti ho scritto cosa ne pensavo.

Ma comunque siccome siamo poi giunti al punto

quindi direi che siamo finalmente d'accordo e la finirei qui.

Per curiosità, quali sono le maggiori difficoltà sulle linee frigo?

(Già che abbiamo fatto 30... ora mi avete incuriosito)

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