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Minuto di silenzio per Raciti


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Aggiungo questa barzelletta di notizia:

coriincurva_amato.jpg

Stiamo rasentando il ridicolo..Tra l'altro il Senato ha approvato ALL'UNANIMITA' quanto segue:

1) Niente più striscioni dei gruppi che hanno diffidati tra le loro fila, niente più striscioni o cori per i diffidati

2) La resistenza verbale, come il punto precendente, è punita con l’arresto da tre mesi ad un anno (chissà come ci sguazzeranno i puffi)

:lol::lol::hyper:

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Ho trovato di peggio: dal 30 marzo sarà vietato l' ingresso negli stadi di tamburi, megafoni, sirene, striscioni e bandiere non preventivamente autorizzati. Lo ha deciso l' Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive presieduto dal vice direttore generale della Pubblica sicurezza, prefetto Antonio Manganelli. Tra l'altro striscioni max 1,5 x 1,5 metri.. mah!

Per di più vietato a inneggiare a persone che abbiano precedenti di violenza.. Ad esempio il coro "Un saluto ai diffidati" è punibile con arresto!? Ma come è possibile, abbiamo ex terroristi/brigatisti e noglobal in Parlamento e non posso salutare un mio amico colpito da una ingiusta repressione? :whistle:

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L'ESPRESSO: Giallo Raciti in curva Nord

10/03/2007 - di L'ESPRESSO G. Lo Bianco e P. Messina; Fonte: L'ESPRESSO - espresso.repubblica.it

Fonte: http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Gi...88&ref=hpsp

Il colpo mortale. L'autopsia. Le riprese delle telecamere. I testimoni. Crescono gli interrogativi sulle indagini

Due telecamere fisse puntate fuori e dentro lo stadio riprendono l'unica carica cui partecipa l'ispettore capo del reparto mobile Filippo Raciti contro la teppaglia catanese scesa giù dalla curva Nord per aggredire gli odiati "cugini" palermitani appena giunti al Massimino con un'ora di ritardo. Sono le 19,04 del 2 febbraio scorso e le immagini restituiscono i gesti di un ragazzone grande e grosso che con altri cinque o sei ultras afferra e poi scaglia verso gli agenti un pezzo di lamiera. Lo stesso pezzo, secondo le ricostruzioni degli investigatori, verrebbe usato contro il plotone di divise blu a mo' di ariete. Ma questo le immagini non lo mostrano. È in quegli attimi, compresi tra le 19,04 e le 19,09 che, secondo la Procura dei minori e la Squadra mobile di Catania, Raciti riceve il colpo mortale che gli recide una vena del fegato. Ed è qui, sul filo dei minuti e dei fotogrammi, che rischia di sommarsi il dramma di un ultrà minorenne, Antonio, 17 anni, travolto da un'accusa ancora tutta da dimostrare. Un "carusu do Furtino", quartiere ad alta densità popolare di Catania, attirato dal fumo dei lacrimogeni e dai rumori della rissa, pronto a rigirare la felpa per calarsi il cappuccio sul volto, un "carusu" che la sera del 6 febbraio, ripreso dalle telecamere nascoste nella camera di sicurezza della questura di Catania, alla domanda di un ultrà rinchiuso con lui: "L'hai ammazzato tu?", avrebbe fatto cenno di sì, spavaldo, con la testa. Basta questa ammissione, poi smentita durante l'interrogatorio, e contestata dalla difesa del minorenne secondo cui il video girato in questura dimostra esattamente il contrario, a chiudere la partita dell'accusa e a rendere giustizia alla morte di Raciti? "L'espresso" è in grado di ricostruire, momento per momento, che cosa è accaduto quella sera a Catania.

Ore 16,30: un'ora prima del calcio d'inizio migliaia di persone affollano la zona cosiddetta del prefiltraggio, tra l'esterno delle curve e l'area interna dello stadio. "C'era una fila enorme all'ingresso della curva Nord", racconta Sergio, uno dei tifosi presenti, "è stato in quel momento che hanno deciso di aprire i cancelli. E tutti, 5 mila, 6 mila persone, sono entrati senza alcun controllo. A me non è stato vidimato l'abbonamento. Neanche ai tornelli c'era alcun controllo, né da parte della polizia, né da parte degli steward dello stadio". Tra i tifosi entra anche Antonio, piccoli precedenti per rissa, figlio di un operaio della St Microelectronics, azienda gioiello della Silicon Valley catanese, e di una fioraia, studente del quarto anno dell'istituto Val di Savoia.

Ore 19,04: il secondo tempo è cominciato da qualche minuto e allo stadio arrivano i pullman dei tifosi palermitani, scortati dalla polizia. Dai gradoni della curva Nord inizia un fitto lancio di oggetti verso gli avversari, protetti da un cordone di polizia e carabinieri in assetto antisommossa. Partono i primi lacrimogeni. Dagli spalti i più esagitati si precipitano verso le uscite per cercare lo scontro fisico. Tra loro c'è pure Antonio.

Ore 19,04-19,09: due telecamere fisse riprendono l'unica carica cui partecipa l'ispettore Raciti, riconosciuto con certezza dal casco opaco, ricordo del G8 di Genova, dai gradi sulle spalline e dall'assenza dei parastinchi. La prova più forte dell'accusa è un "combinato disposto di due filmati realizzati da due posizioni diverse". Le riprese non sono complete perché entrambi gli obiettivi non colgono l'eventuale contatto. La prima telecamera puntata verso l'interno della Nord riprende i tifosi che raccolgono un pezzo di lamiera, probabilmente un coprilavabo in alluminio con delle spalliere, che pesa circa cinque chili. Si intravedono altre cinque o sei persone, non riconosciute, che insieme ad Antonio raccolgono quella sbarra e la lanciano "a parabola". L'altra telecamera è puntata verso l'esterno e ritrae i poliziotti che si dirigono verso l'ingresso della curva Nord. Viene ripreso anche il momento in cui la lamiera cade per terra sollevando polvere.

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Emaz, mica è finito l'articolo :P

Interrogato l'8 febbraio, il minorenne indagato si riconosce nei fotogrammi, ammette di avere scagliato insieme agli altri il pezzo di lamiera e anche di averlo "spinto una volta" contro gli agenti, ma sostiene di non avere colpito nessuno. Per gli investigatori l'assenza di immagini determinanti "è un dettaglio marginale", perché, sostengono, "è rigorosamente logico che ci sia l'impatto" tra il giovane e l'ispettore. Una tesi contestata dalla difesa: "Dalle immagini", dice l'avvocato Giuseppe Lipera, "si ha la perfetta percezione che l'oggetto lanciato abbia compiuto interamente la sua traiettoria per inerzia, senza urtare alcunché. Nei filmati non c'è alcun fotogramma che ritragga i giovani che brandiscono a mo' d'ariete quel pezzo di lamiera. Anche i carabinieri del reparto mobile di Palermo, interrogati l'11 febbraio, non aggiungono nulla. Quel possibile colpo non l'ha visto nessuno, neanche i carabinieri che erano alle spalle dell'unità guidata dall'ispettore Raciti, all'ingresso della curva Nord". Intanto la scientifica sta esaminando lo strappo subito dal giubbotto di Raciti "sul lato destro" per accertare la compatibilità, anche dalle tracce di polvere, con il lavabo di alluminio. Ma il punto è un altro. Se Raciti subisce un colpo mortale, nessuno se ne accorge. Neanche lui.

Ore 20,30: la partita è finita, ma gli ultras proseguono la guerriglia fuori dello stadio. A un'ora e 20 da quell'unica carica Raciti continua a difendere l'ordine pubblico. "Ci lanciavano estintori", ricorda Carmelo P., collega di Raciti, "pietre, pezzi di ceramica e lavabi contro i nostri mezzi. Abbiamo preso un Discovery per cercare di allontanarli, ma ci hanno assalito, sfondando la carrozzeria della vettura, i vetri. È persino scoppiata una ruota". Sessantadue tra poliziotti e carabinieri refertati all'ospedale Garibaldi, contro 25 tifosi testimoniano una violenza a senso unico. Persino il capo del reparto mobile, Pietro Gambuzza, alle cinque del mattino si accorge di avere il piede destro fratturato. "Eravamo riusciti a fermare uno degli aggressori, io non volevo andare via", ricostruisce l'agente, "ma Raciti mi ha detto di portare il fermato nel camper dove li raccoglievamo e sono andato. Da lontano ho poi visto del fumo sotto la vettura e quando sono tornato sul posto Filippo era già in barella svenuto". Raciti è nel Discovery, qualcuno getta una bomba carta dentro l'auto. Alle 20,34 l'ispettore si accascia: "Mi sento male, aiuto...". Lo soccorre un medico della polizia che per primo si accorge del Discovery che procede lentamente a marcia indietro con lo sportello anteriore destro aperto, scortato da agenti di polizia. L'ispettore arriva al pronto soccorso dell'ospedale Garibaldi in condizioni disperate. Il referto d'ingresso parla di arresto cardiocircolatorio per barotrauma, evento conseguente all'onda d'urto causata da esplosione. Il corpo di Raciti, infatti, non presenta alcun segno visibile di contusione o di contatto con un corpo contundente. "Ci siamo accorti subito che era gravissimo", dice Sergio Pintaudi, direttore del Dipartimento di emergenza: "Dalla lettiga dell'ambulanza al lettino del pronto soccorso il volto è diventato cianotico e le labbra nere. Il cuore ha smesso di battere. Raciti viene sottoposto a massaggio cardiaco, adrenalina e defibrillazione, poi viene trasferito in rianimazione". Ma il cuore è fermo e non ripartirà più; dall'organo arrivano solo segnali elettrici di risposta alle cardiostimolazioni,il cervello si fermerà intorno alle 22,10. Dice il medico: "Gli esami hanno evidenziato la lesione di una vena del fegato, ma sul corpo non c'era alcun segno visibile di impatto. Questo può non voler dire nulla: un colpo di questo tipo può essere aggravato da tanti fattori come la posizione del corpo o eventuali movimenti. Considerando la carica di adrenalina del momento e la giovane età, il colpo che ha causato la lesione va collocato in un arco temporale di tre quarti d'ora al massimo prima del decesso. In altra situazione la morte sarebbe arrivata più rapidamente". I dati definitivi dell'autopsia, eseguita dal medico Giuseppe Ragazzi, non sono ancora disponibili. Il difensore del minorenne indagato, Giuseppe Lipera, ha nominato un perito per le controanalisi: "Non abbiamo avuto nulla", spiega il legale, "neanche i primi dati dell'esame autoptico. La Procura dei minori ha comunicato di non poterli fornire perché la perizia è stata disposta da altra autorità giudiziaria, la Procura distrettuale della Repubblica". Resta una domanda: Raciti muore per il colpo subito tra le 19,04 e le 19,09 non ripreso dalle telecamere? Oppure ne ha subito un altro, mortale, durante la guerriglia successiva?

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propongo il carcere a vita anche per tutti i parlamentari che si rendono protagonisti di azioni violente che urlano in parlamento e che non si insultano!

Non sanno come risolvere i veri problemi dell'italia e allora cercano di farsi vedere ancora più duri!

NON HO PIU' NEMMENO LA FORZA DI INCAZZARMI!

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  • 1 month later...

E' giallo sul fegato di Raciti Ecco tutti i dubbi sulla morte

Caso Raciti, il procuratore generale della Cassazione chiede la conferma dell'arresto del 17enne. Intanto emergono nuovi dubbi: cosa ha provocato la rottura del fegato di Raciti e com'è possibile che l'organo sia andato disperso?

http://canali.libero.it/affaritaliani/spor...oscena1704.html

ORGANO DISPERSO? :o MA COME MAI? :brr:

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  • 1 month later...

Tratto da comedonchisciotte.org

Game over, riposi in pace insieme alla verità.

I terribili ultras non hanno ucciso Filippo Raciti con un lavandino-

Il lavandino era stampato in metallo ed era flessibile, non aveva la massa e nemmeno la compattezza per procurare le lesioni riscontrate su Raciti. Se lo avessero mostrato prima sarebbe parso evidente a chiunque.

I Ris di Parma, per dire questa sciocchezza senza sbilanciarsi troppo hanno scritto, (1) riferendosi al lavandino, che: "..pur non potendo esprimersi per una diagnosi definitiva, l'ipotesi della inidoneità sembra riunire maggiori elementi di probabilità".

Se a questo si aggiunge che un collega di Raciti ha ammesso di averlo investito con un Land Rover: (2) "...innescata la retromarcia, ho spostato il Discovery di qualche metro. In quel momento ho sentito una botta sull'autovettura e ho visto Raciti che si trovava alla mia sinistra insieme a Balsamo portarsi le mani alla testa. Ho fermato il mezzo e ho visto un paio di colleghi soccorrere Raciti ed evitare che cadesse per terra" e che il patologo ha riconosciuto le lesioni riscontrate sul corpo di Raciti come compatibili con l'investimento da parte del mezzo, non è difficile trarre la conclusione che Filippo Raciti non fu ucciso da un giovane ultras.

Quindi viene da chiedersi perchè, se la polizia sapeva che Raciti era stato investito da un collega, si siano costruite false accuse contro un ragazzo che, per quanto colpevole di altre infrazioni, non è certo un omicida. Perchè la polizia di Catania si è inventata questa storia con tanto di disegnini, (3) se fin da subito i colleghi di Raciti sapevano che era stato investito da uno di loro?

Perchè tutti i colleghi hanno taciuto mentre si montava lo scandalo ultras?

Alla famiglia Raciti, quale verità è stata detta? Sono stati i primi responsabili della sua morte ad architettare questo depistaggio, con il rischio di mandare in galera per decenni un ragazzo, o qualche più alta autorità? Perchè nessuno ha dato ancora evidenza al fatto che la morte di Raciti fu dovuta ad un incidente e non ad un omicidio?

Ovviamente avete visto ai telegiornali qualcosa? Forse uno ha dedicato 20 secondi alla notizia.. mah!

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Ovviamente avete visto ai telegiornali qualcosa? Forse uno ha dedicato 20 secondi alla notizia.. mah!

Visto servizio con tanto di "crash test" con i lavandini, credo sempre su La7 ma non sono sicuro.

Comunque in generale hai ragione. Stessa cosa avvenuta per le recenti condanne (definitive) ad alcuni poliziotti in riferimento al G8 di Genova.

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Visto servizio con tanto di "crash test" con i lavandini, credo sempre su La7 ma non sono sicuro.

Comunque in generale hai ragione. Stessa cosa avvenuta per le recenti condanne (definitive) ad alcuni poliziotti in riferimento al G8 di Genova.

L'ho visto anche io, non se hai notato ma il RIS di parma prendeva una bella rincorsa mentre nel video dove il ragazzo tira l'oggetto (E NON SI VEDE CHE FINISCE ADDOSSO A RACITI) non mi sembrava così lanciato.. (tra l'altro contano anche la forza di un ragazzino e di un uomo nel tirare un lavandino?)

Mi sembra assurdo che da 4 mesi sia in arresto un ragazzino che sicuramente non ha ucciso l'ispettore Raciti... staremo a vedere..

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Non mi ricordo quanta "rincorsa" c'era nel video di Raciti, ma effettivamente nella simulazione si vedono i tizi prendere una bella rincorsa e scagliarsi con tutto il loro peso addosso al manichino.

Edited by spiff
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Fonte: La Sicilia

CATANIA - "Che ci fanno delle tracce di vernice blu sugli scarponi e sulla maschera antigas di Filippo Raciti? Gli investigatori del Ris di Parma dovevano stabilire se l'ispettore di polizia che ha perso la vita durante gli scontri tra tifosi e forze dell'ordine a Catania fosse stato ucciso dal pezzo di un lavello impugnato dagli ultras. Invece i carabinieri scientifici più famosi d'Italia hanno sostanzialmente escluso questa ipotesi: non c'è nessun elemento che la confermi".

Lo sottolinea l'Espresso in un servizio in edicola domani, riferendo che i militari "hanno persino colpito per 14 volte un manichino con un oggetto identico, ottenendo lo stesso risultato: se fosse stato un uomo, sarebbe rimasto vivo". "Le analisi degli specialisti guidati dal colonnello Luciano Garofano, incrinano - si legge- le certezze granitiche della Procura dei minori di Catania. E fanno strada a nuovi indizi, tali da rilanciare l'ipotesi di un impatto mortale con la jeep Discovery della polizia. Una tesi che il consulente della difesa, Carlo Torre, il perito di Cogne, mette nero su bianco: 'Il complesso lesivo si adatta benissimo ad un trauma di tipo automobilistico...".

"Nei laboratori di Parma i misteri dello stadio Massimino si sono infittiti. I tecnici dell'Arma -riferisce l'Espresso- hanno escluso la possibilità di identificare vittima e aggressori attraverso le immagini delle telecamere. L'andamento dei tagli nella giacca di Raciti, la scarsa presenza di particelle di acciaio, l'assenza di tracce della pellicola protettiva del sottolavello e gli effetti dei test d'impatto, nessuno dei quali potenzialmente letale, inducono a ritenere che l'arma del delitto non sia quella indicata finora. E, mistero nel mistero, anche le fibre di tessuto ritrovate sullo spigolo del sottolavello non appartengono, secondo il Ris, alla giubba che l'ispettore Raciti indossava quella sera maledetta".

"La sorpresa più evidente -si legge- salta fuori dal campione di vernice blu prelevato dalla maschera antigas e dagli anfibi dell'ispettore morto durante gli scontri: L'analisi ha consentito di accertare che i frammenti di colore azzurro sono costituiti da una resina acrilica modificata con nitrocellulosa e con una forte presenza di biossido di titanio quale carica inorganica. La vernice sugli anfibi e la maschera è la stessa: gli investigatori del Ris hanno chiesto di analizzare anche i pantaloni ed il casco del poliziotto, che non sono stati loro consegnati. Sono tracce della carrozzeria della jeep Discovery? Il Ris promette di risolvere anche questo quesito con analisi chimico-merceologiche".

Tutti gli elementi raccolti da accusa e difesa, ricorda il settimanale, sono stati al centro di un acceso incidente probatorio (le urla si sono udite nei corridoi del palazzo di Giustizia) durato più di sette ore davanti al gip Alessandra Chierego, che adesso dovrà pronunciarsi sull'ennesima richiesta di scarcerazione per il diciassettenne detenuto da quattro mesi con l'accusa di omicidio volontario, presentata dall'avvocato Giuseppe Lipera.

La partita giudiziaria si gioca sul terreno medico-legale, e non a caso il professor Torre ha chiesto l'esumazione del cadavere di Raciti per compiere una serie di esami in grado di stabilire con maggiore esattezza l'orario dell'impatto mortale. La Procura, che insiste nella sua tesi, confortata dalle valutazioni del gip, del tribunale del riesame e della Cassazione che hanno finora confermato l'ordine di custodia cautelare per omicidio volontario, e considera l'esame del Ris "non definitivo", lo colloca tra le 19,02 e le 19,11. La difesa lo sposta in avanti, alle 20,30, e punta i propri riflettori sul Discovery della polizia, impegnato in una improvvisa retromarcia per sfuggire al lancio di pietre e bombe carta degli ultras.

Ha scritto il perito Torre: "Credo, in conclusione, che Filippo Raciti sia morto non per un'emorragia intraperitoneale conseguente alle lesioni del fegato, ma per un trauma toracico coinvolgente l'apparato respiratorio. Un trauma di tipo automobilistico". Un trauma che, secondo la difesa, osserva il settimanale "è perfettamente raccontato nel verbale (pubblicato da L'espresso n. 14 del 12 aprile scorso) dell'agente che guidava il gippone azzurro: Innescata la retromarcia ho spostato il Discovery di qualche metro. In quel momento ho sentito una botta sull'autovettura ed ho visto Raciti che si trovava alla mia sinistra portarsi le mani alla testa. Ho fermato il mezzo e ho visto un paio di colleghi soccorrere Raciti ed evitare che cadesse per terra...".

Intanto stamane è stata rinviata al prossimo 13 luglio la trattazione, davanti la prima sezione penale della Corte di Cassazione, della richiesta di scarcerazione del diciassettenne indagato per l'omicidio dell'ispettore Filippo Raciti. Il giudice relatore sarà Paolo Bardovagni.

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Visto servizio con tanto di "crash test" con i lavandini, credo sempre su La7 ma non sono sicuro.

Comunque in generale hai ragione. Stessa cosa avvenuta per le recenti condanne (definitive) ad alcuni poliziotti in riferimento al G8 di Genova.

Leggendo mi chiedere una cosa:

G8, CONDANNATA LA POLIZIA

STADIO, CONDANNATI GLI ULTRAS

...ovviamente ricordando che sono bestie schifose sia quelli del g8, sia quelli che provano a uccidere la polizia...

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CATANIA - E' stata annullata l'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti del 17enne indagato per la morte dell'ispettore Filippo Raciti. Lo ha deciso il Gip del Tribunale per i minorenni di Catania. Il ragazzo pero' resta in carcere perche' accusato anche di resitenza a pubblico ufficiale. I fatti risalgono allo scorso 2 febbraio, per gli scontri dopo il derby di calcio Catania-Palermo. (Agr)
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