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All’ospedale di Varese l’invasione dall’est scaccia gli infermieri italiani. Il capitalismo proletarizza a pioggia; poveri dall’est impoveriscono i paesi in cui riparano

La situazione che si è venuta a creare, dopo la decisione, da parte della DIREZIONE GENERALE dell’azienda Ospedale di Circolo, di non firmare il contratto d’incarico (quindi un tempo determinato) a 15 infermiere laureatesi presso l’Università dell’Insubria, è incandescente.

Si ricorda che le 15 infermiere, ben formate presso la nostra Università, hanno lavorato per sei mesi (di media 144/152 ore mensili - 7/7,5 h giornaliere) ad un fisso di 600,00 €, e, che, a parte i primi due mesi di inserimento, dopo, hanno esercitato mansioni e competenze né più né meno di un infermiere dell’azienda a tempo indeterminato.

Ma questo sarebbe poco grave se inquadrato in un’ottica di risparmio, di ristrettezze per tutti, di tagli agli esuberi, di razionalizzazione e non di razionamento, invece la perversa logica del mondo globale ha toccato anche il delicato mondo della salute e dei suoi rappresentanti.

Ed ecco quindi, che, la carenza di personale sanitario, viene tamponata con appalti verso aziende di gestione del personale che, come noto, reclutano fuori dalla comunità europea, verso i paesi poveri dell’Est.

In questo momento si cerca di inserire nella comunità di operatori sanitari ben 45 infermiere provenienti dalla Polonia; ma i nostri 15 infermieri, italiani, formati presso un’Università che tutti abbiamo voluto, li rifiuta, abbandonandoli a loro stessi, anzi, viene addirittura suggerito loro di migrare verso la vicina Confederazione.

È scandaloso sia dal punto di vita umano, sia da quello etico-morale, forse ancora una volta si predilige lo “pseudovalore monetario” all’Uomo.

Comprendo benissimo il dictat della Regione: la riduzione dell’1% sulla spesa sanitaria da perpetuare a carico della maggior uscita, il personale.

Però, è inutile continuare a predicare la carenza infermieristica, usarla per le varie campagne elettorali, strumentalizzarla per i vari e ben noti giochi politici, Universitari versus gli ospedalieri, dipingerla sui mass media per tirare acqua a questo o quel mulino.

La realtà è che l’Ospedale di Circolo, chiude ciclicamente posti letto a seconda della presenza o meno del personale infermieristico, non solo posti letto deputati ai clienti portatori di patologia cronica, ma anche letti acuti: sono ormai settimane che la neurorianimazione ha chiuso due letti per carenza infermieristica. Il pronto soccorso è fatiscente, le attese sono abnormi, i pazienti parcheggiano giorni perché non vi è un letto di degenza pronto…

Ma la sensazione è che il problema sia più grave di quello che potrebbe apparire osservando soltanto la superficie degli eventi, le famose aziende di reclutamento del personale infermieristico fanno affari d’oro anche con società immobiliari, al gruppo di infermiere polacche viene fornito un alloggio ogni 4 o 5 di loro, il cui costo è trattenuto dalla busta paga.

Stranamente dalla direzione infermieristica viene consigliato di non far fare troppi straordinari e di non pianificare loro giorni festivi di lavoro, perché? Perché le varie indennità arricchirebbero esclusivamente la società di lavoro interinale.

A questo punto l’orizzonte inizia ad oscurarsi ed a far nascere alcune riflessioni e domande.

Se il numero di queste persone extraeuropee aumentasse, poco importerebbe lasciare a casa personale italiano, già operante, anzi la spesa sanitaria sarebbe inferiore: golden goal.

Perché fare concorsi pubblici per contratti a tempo indeterminato? Comunque ci sono le agenzie che coprono il fabbisogno a la carte, con personale a basso costo, intercambiabile a seconda del momento.

Se qualcuno volesse speculare con guadagni extra su queste persone, basterebbero accordi celati tra chi pianifica loro la turistica e l’agenzia stessa che guadagna sulle plusvalenze.

Se a questo si aggiunge che è tutto personale con grossissime difficoltà di lingua e comprensione, risulta chiaro il modo in cui si possa giocare all’imbroglio. Gli si trova abitazioni lontano dal centro città, si indica la banca ove depositare la busta paga (magari si fornisce anche un numero di conto) a cui devono necessariamente fare capo.

Potrebbe in questo gioco infiltrarsi una qualche mafia? Non è sfruttamento della manodopera straniera?

Ma sin qui non si è trattato minimamente di qualità delle prestazioni erogate da questo personale.

Ai nostri concittadini bisogna prima o dopo spiegare che sino ad oggi la carenza di personale infermieristico ha provocato uno stress del personale stesso, un aumento delle malattie professionali, ma da parte dell’utenza poco cambiava, se non vedere infermiere trafelate e sempre di corsa, un po’ lamentose, magari qualche volta alcune risposte brusche e ruvide, ma le cure infermieristiche non sono mai state negate o messe in dubbio.

Oggigiorno ai nostri concittadini bisogna dire che questo nuovo personale, extraeuropeo, non capisce la nostra lingua, non riesce ad apprendere un modello nettamente diverso dal loro in così poco tempo, poiché le direzioni pretendono l’inserimento a pieno ritmo. A chi è dato l’onere di sapere cosa hanno compreso ed in che modo viene applicato?

Non accetto l’accusa di razzismo, poiché sarebbe una valutazione banale, superficiale, strumentalizzata ed indegna, la mia è una preoccupazione profonda verso una professionale che lentamente la si sta volutamente spersonalizzando, disumanizzando ed impoverendo.

E cosa dire ai giovani studenti che frequentano i nostri reparti durante la loro formazione? Che li prepariamo bene, gli insegniamo un arte da poter applicare all’estero? Far grande una Svizzera con i nostri cervelli, la nostra carica umana, la nostra fantasia, la nostra italianità, mentre noi diventare un misto di culture di ogni sorta, dove non potrà comunque spiccare la nostra.

Fa ancor più male a chi, come me, ha un ruolo di gestione e coordinamento di un gruppo, che vede lentamente svanire, o meglio, distruggere, progetti e pianificazioni, che lentamente perde persone e non unità, che perde qualità umane, che perde un’identità professionale che è sempre stata la fiamma che ha reso viva la mia professione.

Ma forse presto sulla nostra bella divisa bianca porteremo scritto: “ scusate…siamo italiani…”

Massimiliano Montanari

AFD U.O. CCH TI

:lol:

Un'ospedale che ragiona con il cinismo delle peggiori aziende (a scopo di lucro) è una cosa che mi lascia veramente disgustato....... la Sanità, la Scuola, la Sicurezza non sono merci, non sono spese, sono diritti! Giù le mani!

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in america, la dirigenza di un ospedale di chicago è stata spedita a rotazione qualche settimana presso gli stabilimenti della toyota. Nel semestre successivo tempi di attesa ai minimi storici, appuntamenti regolari, operazioni ben programmate, posti letto liberi. Quindi ragionare da azienda non sarebbe poi malaccio.

Detto questo, se il prezzo di acquisto è uguale, perchè non incentivare chi ha studiato e speso soldi per fare ciò a varese? la mafia è ovunque.

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Suggerimenti?

Meno power point.

Più efficienza.

Nei servizi pubblici, soprattutto quelli essenziali e di vitale importanza, non si dovrebbe guardare al tornaconto di fine mese ma all'efficienza di quello che si DEVE garantire.

Tra l'azienda sanitaria e l'unità sanitaria modello anni 70/80 (sprechi e clientela) c'è una via di mezzo. Nella sanità come nei trasporti, nelle scuole etc etc...

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All’ospedale di Varese l’invasione dall’est scaccia gli infermieri italiani. Il capitalismo proletarizza a pioggia; poveri dall’est impoveriscono i paesi in cui riparano

Oggigiorno ai nostri concittadini bisogna dire che questo nuovo personale, extraeuropeo, non capisce la nostra lingua, non riesce ad apprendere un modello nettamente diverso dal loro in così poco tempo, poiché le direzioni pretendono l’inserimento a pieno ritmo. A chi è dato l’onere di sapere cosa hanno compreso ed in che modo viene applicato?

E' un problema che a volte capita anche con persone di passaporto italiano...

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E tra l'altro le infermiere straniere non capiscono un cazzo (DIO LA STRAMALEDICA PER IL DOLORE CHE MI HA ARRECATO L'ANNO SCORSO)

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in america, la dirigenza di un ospedale di chicago è stata spedita a rotazione qualche settimana presso gli stabilimenti della toyota. Nel semestre successivo tempi di attesa ai minimi storici, appuntamenti regolari, operazioni ben programmate, posti letto liberi. Quindi ragionare da azienda non sarebbe poi malaccio.

Detto questo, se il prezzo di acquisto è uguale, perchè non incentivare chi ha studiato e speso soldi per fare ciò a varese? la mafia è ovunque.

In Italia la dirigenza degli ospedali è stata spedita in rotazione alla Fiat.

Dopo sei mesi metà dei medici e paramedici è andata in cassa integrazione e gli ammalati vengono inviati in Polonia o Turchia per essere curati.

E si raccontano cose strane del responsabile per lo sviluppo del brand delle ASL.

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E tra l'altro le infermiere straniere non capiscono un cazzo (DIO LA STRAMALEDICA PER IL DOLORE CHE MI HA ARRECATO L'ANNO SCORSO)

Ma come un bel donnino di colore ti ha lasciato un segno a vita sull'occhio e hai anche il coraggio di lamentarti...solo perchè ha confuso il filo con cui ti richiudeva...ma dai sono cose che capitano...non puoi avercela!

  • 2 weeks later...
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www3.varesenews.it

Varese. Neolaureati in scienze infermieristiche a spasso perchè farli lavorare costa. Preferita l'infermiera polacca che non parla italiano...

« La Finanziaria ci penalizza? E perchè non penalizza anche Busto che ha appena assunto 54 infermieri professionali? » È furioso il preside della Facoltà di Medicina dell'Insubria e primario di ortopedia all'ospedale di Circolo Paolo Cherubino. La mancata assunzione di 13 neo infermieri, laureati da sei mesi all'Insubria e che fino a ieri hanno lavorato in reparto grazie a una borsa di studio, non viene digerita. «Ci siamo sentiti dire che la Finanziaria ha bloccato le assunzioni e poi arrivano i rimpiazzi dalla Polonia, persone che non capiscono una parola di italiano e che non riescono a garantire il servizio. Proprio non capisco!»

Paolo Cherubino porta ad esempio la difficile situazione del suo reparto ( «al limite dello sciopero...») che proprio nell'ultimo week end ha dovuto affrontare 21 interventi chirurgici di cui uno per un paziente con quattro fratture: «Da quando dirigo il reparto abbiamo ben 18 letti ( dei 50 totali) accreditati chiusi per mancanza di personale infermieristico. Lavoriamo al limite e come aiuto ci hanno mandato un'infermiera polacca che non parla una parola di italiano. Ci siamo lamentati per la qualità del servizio. Ma non abbiamo ottenuto risultati. In compenso l'infermiera professionale, neo laureata borsista, che avevamo in reparto è stata lasciata a casa per ragioni di budget....E la situazione si ripete anche in altri reparti».

La questione sembra veramente paradossale: l'azienda ospedaliera, legata da una convenzione con l'Università dell'Insubria, va a reclutare personale infermieristico nell'Est Europa e lascia a spasso le forze allevate e istruite in casa. La ragione sembra risiedere nel contratto che l'allora direttore generale Roberto Rotasperti firmò con l'agenzia di lavoro interinale per reperire 41 figure infermieristiche. Quel contratto è entrato in vigore proprio in questi giorni e andrà onorato finchè non verrà contestata la qualità. A ciò si aggiunga l'obbligo imposto a tutte le aziende sanitarie dalla Finanziaria di ridurre dell'1% rispetto al 2004 le spese per il personale.

La preoccupazione maggiore è che questi 13 infermieri, in un sistema sanitario nazionale sempre in emergenza sul fronte professionale, trovino presto un'occupazione lontana da casa, così l'ospedale vedrà sfumare un investimento formativo prezioso.

«Vista la situazione - rivela ancora il professor Cherubino - l'Università ha dovuto ridurre ulteriormente i posti disponibili del corso di laurea infermieristico portandoli da 180 a 125: non possiamo sfornare disoccupati! Intanto vediamo pubblicare stime da capogiro sul nuovo ospedale che "avrà bisogno di 174 nuovi infermieri". Forse ci stanno prendendo in giro...».

Preoccupati sono anche i sindacati che, in base agli ultimi confronti in vista del nuovo ospedale, hanno le stime esatte dei bisogni futuri: «Per soddisfare le richieste assistenziali della nuova struttura che conterà dai 98 ai 108 posti per piano oltre alle 20 sale chirurgiche - spiega Manuela Vanoli delegata della Cgil - occorreranno almeno 159 infermieri in più, oltre ai 41 stranieri, 70 operatori socio sanitari e 30 tecnici di laboratorio. La decisione relativa ai 13 neo laureati è grave: non si può pensare che l'ospedale di Varese sia uguale agli altri. Ci vuole una deroga».

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