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  1. La guida tecnica della Pallacanestro Varese batterà bandiera argentina nella stagione 2024/25? Esattamente 20 anni dopo Ruben Magnano, il c.t. della “Albiceleste” oro ad Atene 2004 con Luis Scola top-scorer, è Herman Mandole il candidato forte per la panchina biancorossa nell’ipotesi di un divorzio anticipato tra OJM e Tom Bialaszewski. La situazione verrà approfondita solo al termine dell’annata in corso, ma qualora – come sembra probabile – si opterà per chiudere il rapporto con il coach di Buffalo con un anno di anticipo rispetto alla scadenza contrattuale del 30 giugno 2025, il 39enne tecnico argentino sembra destinato ad essere il suo erede naturale. Non solo per il suo legame con Luis Scola, che lo portò a Varese nell’estate 2022 dopo averlo visto all’opera con le Nazionali giovanili dell’Argentina, allenando anche il secondogenito Tomas oltre a Mauro Villa ed Ivan Prato. Ma anche per la padronanza del Moreyball, il sistema di gioco alla base delle strategie tecniche dell’OJM, che Mandole aveva già iniziato a mettere in pratica nel suo lungo periodo di lavoro con la Federazione del Giappone. Il curriculum del tecnico argentino, accompagnato dalla moglie Eluney (giocatrice in C femminile con Gavirate) ed dal figlio di 4 anni, è ricco di esperienze internazionali: dal 2016 al 2021 ha lavorato nel paese del Sol Levante come assistente del connazionale Julio Lamas, preparando la selezione che ha disputato le Olimpiadi di Tokyo. Dalla scorsa estate Mandole è tornato nello staff dell’Argentina come assistente di Pablo Prigioni, altro seguace del Moreyballnello staff di Minnesota (l’head coach è Chris Finch, colui che consigliò Johan Roijakkers a Luis Scola nel dicembre 2021). E in assenza del c.t., impegnato con la stagione NBA, ha allenato la Nazionale albiceleste con i principi dell’OJM nella finestra FIBA dello scorso febbraio. Dunque conosce alla perfezione gli strumenti di lavoro statistici e tecnici legati alla gestione di allenamenti e partite della serie A. Nell’attuale suddivisione dei compiti dello staff OJM, Mandole è l’uomo deputato all’attacco mentre Legovich è quello della difesa. Ma il tecnico argentino è anche responsabile del player development (lo scorso anno Colbey Ross lo elogiò su queste colonne per i progressi nel tiro da 3 punti) e supervisore del settore giovanile di Varese Basketball come “cinghia di trasmissione” delle idee di Scola. Nelle prime due stagioni a Varese è stato formalmente tesserato come dirigente: questioni burocratiche legate alle regole, che concedono solo un visto per gli allenatori extracomunitari, utilizzato dall’OJM per Brase nel 22/23 e Bialaszewski nel 23/24. Ora però Mandole si è iscritto al corso allenatori nazionali che a luglio gli permetterà di conseguire il patentino per sedere da capo allenatore in serie A: potrebbe non essere solo una coincidenza… Giuseppe Sciascia
  2. Le consuete visite mediche hanno dato il responso positivo e quindi da oggi, giovedì 21 marzo, Michael Gilmore è un nuovo giocatore della Openjobmetis. Che l’ala americana (classe ’95, 208 di altezza) fosse ormai prossimo all’ingaggio è noto da ieri, ora la conclusione della parte “medica” del suo primo giorno in città ha sciolto ogni dubbio. Incassato il sì del giocatore e dello staff medico, ora la palla passa agli uffici della Pallacanestro Varese che sono al lavoro per tesserare il neo-biancorosso entro le 12 di venerdì mattina, orario ultimo per consentire ai nuovi acquisti di scendere in campo nel turno successivo di campionato. Gilmore, che è nato a Jacksonville in Florida, ha passaporto belga grazie alla madre e quindi non ha bisogno del visto necessario per i giocatori extracomunitari: ciò riduce di molto le tempistiche burocratiche. Il suo esordio dovrebbe quindi avvenire domenica 24 marzo a Casale Monferrato, dove la Openjobmetis affronterà la Bertram Tortona dell’ex Colbey Ross, squadra in piena corsa per un posto ai playoff (palla a due alle 17; arbitri Baldini, Galasso, Marziali). Michael, che è un’ala forte dotata di discreto atletismo e di un tiro da fuori piuttosto affidabile, è nipote – figlio del fratello – di quell’Artis Gilmore che fu giocatore leggendario tra gli anni Settanta e Ottanta, prima nella ABA (la lega concorrente alla NBA: vinse un titolo con i Kentucky Colonels) e poi in NBA con Chicago e San Antonio. Concluse la carriera in Italia con un campionato disputato in maglia Fortitudo. Sulle orme dello zio, il neo giocatore dell’Openjobmetis ha giocato la NCAA con Virginia Commonwealth (VCU) ed è diventato professionista in Europa: esordio in Germania (Hagen), poi Belgio (Ostenda: vittoria in coppa e campionato), Svezia (Lulea) e quest’anno Grecia visto che proviene dal PAOK Salonicco. Nel mezzo anche un paio di esperienze in G-League con le squadre di sviluppo di Milwaukee e Toronto (da quest’ultima proviene anche Gabe Brown). «Siamo certi che il suo arrivo porti abilità, stazza ed atletismo – le parole di Zach Sogolow, uno dei due manager americani che affiancano Scola in società – Qualità che possono dare una spinta immediata alla nostra squadra. Michael ha esperienza nel basket internazionale, ha un tiro di alto livello e capacità a rimbalzo, ma metterà a disposizione della squadra il desiderio di competere e lottare». Nel comunicato si fa riferimento a un contratto pluriennale senza entrare nei particolari: dovrebbe trattarsi di un accordo che consentirà a Varese di schierare Gilmore anche nel prossimo campionato, con qualche probabile clausola d’uscita a giugno. Damiano Franzetti
  3. L’Openjobmetis è pronta a chiudere l’operazione Michael Gilmore per rinforzare il settore interno con un’ala forte di statura e dinamicità. Accordo quasi raggiunto con il 29enne giocatore statunitense con passaporto belga, nipote dell’ex stella NBA Artis (pivot degli anni ‘70 e ‘80 visto anche in Italia a fine carriera alla Fortitudo Bologna). Il giocatore del 1995 lascerà il Paok Salonicco, dove stava viaggiando a 5,6 punti e 4,8 rimbalzi di media, per accasarsi alla corte di Tom Bialaszewski e garantire una rotazione in più nel reparto ali per non dipendere eccessivamente dalle lune di Gabe Brown. Sarà dunque Gilmore, già seguito durante la pausa per la Coppa Italia salvo poi concentrarsi sull’affaire Hanlan, il sostituto di James Young che occuperà nuovamente il quinto slot straniero in casa OJM dopo le ultime 5 partite con un americano in meno (non sarà però tesserabile per la FIBA Europe Cup dati i termini chiusi lo scorso 4 marzo). L’ala forte di 208 centimetri per 100 chili ha doti prevalentemente frontali, come da necessità tecniche del Moreyball, ma sa far valere la sua statura a rimbalzo. Gilmore arriverà per il rush finale salvezza della stagione 2023/24: dato il passaporto comunitario senza bisogno di visto potrebbe arrivare già in tempo per la trasferta di domenica sul campo di Tortona. Ma si tratta di un innesto già in ottica futura: il giocatore visto anche in Belgio, Germania e Svezia ha siglato un accordo valido anche per la stagione 2024/25 (pur con opzioni di uscita). Giuseppe Sciascia
  4. È un giovane ma talentuoso giocatore francese il sostituto di Olivier Hanlan, ormai destinato al CSKA Mosca: la Pallacanestro Varese ha infatti annunciato di aver messo sotto contratto Hugo Besson, classe 2001, prelevato dall’FMP Belgrado ma già scelto al draft NBA. Una mossa a sorpresa – il nome di Besson non era mai stato fatto nei giorni scorsi – e con diversi aspetti da valutare. Anzitutto il neo-biancorosso (è nato ad Angers, nella Loira ed è cresciuto a Chalon) è per l’appunto francese, quindi comunitario e dunque lascia a disposizione del club l’ultimo visto per giocatori extra UE. E poi Besson ha firmato un contratto pluriennale, anche se per il momento non si conoscono i dettagli: l’operazione condotta dai dirigenti biancorossi è quindi pensata a medio termine e non è stata fatta solo per tappare un buco, per quanto importante, lasciato dall’addio di Hanlan. Intanto sarà tesserato anche per la Fiba Europe Cup. Alto 1,94, proveniente da una famiglia di giocatori e allenatori, Besson è stato scelto al numero 58 del draft 2022 dagli Indiana Pacers (lo stesso anno di Paolo Banchero, Gabriele Procida e Matteo Spagnolo) anche se i suoi diritti NBA sono ora di proprietà dei Milwaukee Bucks. La “chiamata” arrivò dopo le ottime prestazioni mostrate nelle squadre in cui Hugo ha giocato: Antibes, Chalon, St. Quentin (nel secondo campionato), i neozelandesi degli Auckland Breakers e infine i Metropolitans ’92 di Parigi con cui l’esterno ha disputato anche la finale scudetto dello scorso anno, persa con il Monaco. Nell’ultima annata in Francia (compagno di squadra di Victor Wenbanyama) ha realizzato 9,2 punti di media con il 46,2% complessivo dal campo e il 30,1% da 3 punti, con 2,2 rimbalzi e 2,1 assist. In questa stagione Besson si è trasferito all’FMP Belgrado (non era ancora in squadra quando i serbi affrontarono la Itelyum nel match di qualificazione per la Champions: vinse Varese con canestro decisivo proprio di Hanlan). Nella lega adriatica, la ABA Liga, stava segnando 13,9 punti con 3,4 rimbalzi e 2,2 assist anche se con qualche difficoltà nel tiro pesante. La Openjobmetis ha affidato al responsabile scouting, Matteo Jemoli, le parole di rito su Besson: «Siamo estremamente contenti della firma di Hugo. Si tratta di un giocatore giovane, con davanti a sé un grande futuro, ma che già oggi potrà essere molto utile alla squadra con le sue caratteristiche. È un ragazzo talentuoso che fa del gioco senza palla e della dinamicità le sue armi migliori». Damiano Franzetti
  5. Chi sale, chi scende. Varese si muove sul mercato: pensa, sonda, valuta. In crescita le quotazioni di Nuni Omot , giù quelle di Michael Gilmore nei ragionamenti in atto sul rinforzo straniero da aggiungere in vista del rush finale della stagione. SITUAZIONE GILMORE L’ala forte statunitense di passaporto belga resta vincolato al Paok Salonicco, che stasera lo inserirà a referto nel quarto di finale della Coppa di Grecia contro gli arci-rivali cittadini dell’Aris. Per ora il cestista del 1995 non è fuori dai piani del club ellenico: la situazione potrebbe evolversi la prossima settimana, ma il problema principale da superare riguarderebbe il range economico. Il concetto è chiaro: Varese ha bisogno di un giocatore di complemento, sia per minutaggio (15-20 minuti al massimo) che per costi (non più di 10mila dollari al mese?). E per convicere Gilmore, che in Grecia viaggia a circa 20 minuti di media a partita, servirebbe una proposta economica superiore alle disponibilità dell’OJM. PISTA OMOT Dunque l’attenzione si è nuovamente spostata su Omot, per il quale non serve attendere: la 30enne ala sud-sudanese, che ha scuola tecnica americana tra high school e università (laureato nel 2018 a Baylor), è infatti free agent da quattro settimane, dopo aver risolto consensualmente l’accordo coi francesi di Roanne, dove s’era accasato a novembre. Un problema muscolare accusato dopo due gare in Pro A l’ha fermato per oltre 40 giorni, poi è tornato in campo a metà gennaio, chiudendo però subito dopo l’accordo col suo club. Ora Omot è in cerca di una nuova collocazione per prepararsi al meglio alle Olimpiadi di Parigi, che ha raggiunto con la selezione africana chiudendo i Mondiali al 17° posto. VELOCITA’ E ARCO Si tratta di un cestista dal notevole potenziale atletico che ama giocare in velocità ed è pericoloso dall’arco: in Europa ha fatto bene in Polonia e Germania (14,3 punti e 5,6 rimbalzi di media nel 2021/22 al Giessen), nella scorsa annata ha provato la carta NBA finendo in G-League tra le squadre di sviluppo di New York e Orlando, poi s’è trasferito in Egitto vincendo da Mvp la Basketball Africa League (pari alla Champions League FIBA) con la maglia dell’Al-Ahly. Il profilo è interessante, ma per caratteristiche tecniche e qualità fisiche (204 centimetri per 91 chili) sarebbe un clone di Gabe Brown. Ossia un giocatore agile, dinamico e salterino, ma comunque leggero (più di Gilmore, che ha centimetri ma comunque non fisicità). RIFLESSIONI Per questo Varese riflette sul da farsi, anche se il mercato non sembra offrire alternative credibili. Ad oggi non ci sono firme imminenti, domani la squadra tornerà ad allenarsi con Leonardo Okeke aggregato al gruppo ma nessun volto nuovo. In ogni caso il tempo delle scelte non andrà oltre la prossima settimana, anche se il termine ultimo per il quinto e ultimo suppletivo per la FIBA Europe Cup scadrà il 4 marzo. Giuseppe Sciascia
  6. La strada per l’Europa passa per Leiden. Secondo impegno esterno consecutivo per l’Itelyum, di scena stasera, mercoledì 31 gennaio, sul campo della formazione olandese attualmente ultima della classe del girone N delle Top 16 di Fiba Europe Cup. Match importante ma ancora non decisivo nella corsa al turno successivo: una vittoria ipotecherebbe la qualificazione permettendo a Varese di gestire il più 19 dell’andata nel match conclusivo del 7 febbraio in Romania. Una sconfitta imporrebbe invece un successo esterno la prossima settimana ad Oradea; ma l’obiettivo dell’Itelyum è allungare la serie positiva, riscattando la sconfitta dell’andata che fu particolarmente indigesta, la sera del 13 dicembre quando Luis Scola blindò Tom Bialaszewski e confermò la volontà di muoversi sul mercato. Era un’altra Varese, con Cauley-Stein ai saluti e senza gli infortunati Moretti e McDermott, quella che sprecò 11 punti di vantaggio nell’ultimo quarto facendosi trafiggere dalle triple di Jones. Ora l’Itelyum vuole dimostrare con i fatti di aver cambiato volto, in attesa dell’ultimo restyling stagionale: la società biancorossa ha formalizzato l’escape dal contratto di James Young, che stasera giocherà l’ultima partita in maglia biancorossa. Il sostituto, puntando su un’ala forte atletica e frontale che aggiunga sostanza a rimbalzo, arriverà durante la pausa per la Coppa Italia dall’11 febbraio al 3 marzo, se il team di Bialaszewski si sarà qualificato per i quarti di finale della Fiba Europe Cup. Dunque il risultato di stasera, e di mercoledì prossimo in Romania, sarà importante per le scelte future del club. Giuseppe Sciascia
  7. Per la Legabasket Nico Mannion è diventato un giocatore della Pallacanestro Varese alle 10.53 di giovedì 21 dicembre 2023: sette minuti prima dello scoccare delle 11, termine ultimo per rendere validi i tesseramenti in vista della 13esima giornata di campionato. È stata una corsa contro il tempo, un’orchestra sinfonica di coincidenze aeree, caselli autostradali, documenti in arrivo e tanta voglia di fare. Un’impresa burocratica degna di quella di mercato. Domani alle 20.30, contro Pesaro, alla Vitrifrigo Arena, oltre all’era Red Mamba, inizierà per la Openjobmetis una corsa salvezza che la vede finalmente attrezzata allo scopo, almeno sulla carta. Due mosse al tavolo: una mano ha scartato, l’altra ha preso. Entrambe sono state coraggiose, dispendiose e inestricabili l’una dall’altra, a certificare che qualunque sia il tipo di gioco scelto, la linea immaginaria ma piena di contenuto che unisce il playmaker al pivot è stata riconosciuta e anche un po' ritrovata come l'asse in grado di tenere in equilibrio qualsiasi mondo a spicchi. Anche un alieno a digiuno di pallacanestro sarebbe arrivato alla risoluzione di cambiare il povero Willie Cauley-Stein, atleta e persona rispettabilissime ma finite in una parabola di vita complicata e non da quest’anno. A noi attiene solo il giudizio del campo e il parquet ha dato indicazioni chiarissime, inequivocabili, non fraintendibili: forse non adatto agli sviluppi offensivi del Moreyball, che ai suoi adepti chiede una velocità di blocco e di taglio molto più elevata, di certo - d’altra parte - mai messo nelle condizioni di rendere per le proprie capacità offensive, Willie non ha tuttavia pagato per quanto accaduto nella metà campo d’attacco, ovvero per fatti tecnici che hanno ovvie colpe condivise, ma per tutto quello che è accaduto in difesa. Una squadra che ha WCS a dirigere il traffico sotto le plance si consuma come una candela fino a spegnersi all’ultimo posto: questione di mancanza di voglia, di determinazione, di intimidazione, di continuità, di velocità, di reattività, di coscienza del proprio ruolo. Il Cauley-Stein della difesa sarebbe un incubo per tutti, ma per chi gioca il basket che vuole giocare Varese è come andare in auto a 200 all’ora, di notte, con i fari spenti, in una strada che finisce in un burrone. Scola, Zach Sogolow e Maksim Horowitz, al di là delle dichiarazioni che hanno provato a difendere sia la scelta societaria che il giocatore stesso, erano consci da mesi di aver sparato un colpo completamente a salve con lui. E le hanno provate tutte prima di tornare sui propri passi: supporto psicologico, concessioni, messa a disposizione totale, “coccole” di ogni tipo, dal golf in giù, addirittura tavoli tecnici per capire come meglio favorirne l’integrazione. Nulla è mai cambiato, fino al momento in cui ci si è accorti che una perseveranza di intenti avrebbe messo in pericolo non solo la sopravvivenza tecnica della squadra, ma anche la coesione umana interna al gruppo. Carta scartata: prossima mano. Nella carta presa, invece, non c’è solo l’ammissione fattiva (che poi è l’unica che conta) di un altro errore in sede di costruzione (troppe guardie e tutte simili), ma anche tanto dell’orgoglio, della caparbietà e dell’alone di grandezza di un personaggio come El General. Nessuno qui, dalla stampa ai tifosi, ha considerato questo: Scola, per la storia che ha avuto, per la persona che è, non si potrà mai accontentare della mediocrità. E allora - più che dietro alle (poche) parole e a un attendismo che diventa necessità se non hai le possibilità di fare e disfare dall’oggi al domani - era dietro a quel volto plumbeo che il nostro aveva prima, dopo e soprattutto durante le partite che bisognava scorgere la nascita dei germogli di una mossa in grado scompaginare lo status quo. Cercando e corteggiando e infine firmando Mannion, Luis non si è limitato a intervenire: è andato a scovare il jolly nel mazzo più difficile, sfruttando l’eco ancora vivo della sua grandezza. Decisivo il legame con Vitoria, sua - vera - casa europea prima di Varese, il nido di un professionista da lì partito per conquistare il globo. Decisivo il suo carisma nel convincere il giocatore - che, a dispetto dell’età, ha già saggiato l’NBA, l’Eurolega, i vertici e le coppe alzate - della necessità di compiere due passi indietro come conditio sine qua non per farne poi dieci avanti. Decisiva l’abnegazione - nel voler insistere su una strada proibitiva - nascente dall’intuizione che in un avvento come quello del Red Mamba si sarebbero concentrati tanti plus: l’italianità, le regole (vedi il problema dei visti), il progetto tecnico, l’eco mediatica e l’esaltazione di un popolo talmente appassionato da essere capace di riaccendersi in un attimo, anche dopo aver trangugiato sconfitte. Non esiste generale, però, senza un esercito. Quando Scola si è girato per vedere chi lo avrebbe seguito, ha trovato una sfilza di mani alzate. Il suo padre putativo varesino, Toto Bulgheroni, Alberto Castelli, un’addizione silenziosa ma cardinale dell’ultimo anno come il vicepresidente Paolo Perego, probabilmente alcuni sponsor: tutti insieme (e grazie anche a un piccolo tesoretto risparmiato in estate) non hanno fatto solo quello sforzo economico collettivo sensibile di pagare una stella nascente come Mannion non lontano dal suo valore di mercato (senza troppo aggravare, al contempo, l'entità dei debiti), ma anche e soprattutto la dimostrazione di una società che forse non è mai stata così unita. Una società in cui, dietro all’impronta quasi totalizzante dell’argentino sotto molteplici aspetti, ci sono professionalità che hanno messo a disposizione la loro enorme esperienza per assecondare un cambiamento che si vorrebbe epocale, anche se - e lo abbiamo chiaramente - è irto di ostacoli, pericoli e possibili crisi di rigetto. Correggere gli errori è sempre sintomo di intelligenza, ma Scola e Varese sono andati anche oltre nel caso di specie: prima di scaricare le responsabilità sugli altri, le hanno prese su di sé. E così, invece di silurare Tom Bialaszeski, assecondando nel modo più rapido e scontato la sete della piazza di un colpevole per gli scarsissimi risultati ottenuti finora, hanno prima provato a mettergli tra le mani una squadra fatta non solo come il dio del basket comanda, ma anche finalmente più adatta a giocare secondo lo “statuto” introdotto un anno fa e mai messo in discussione. E chissà che non sia nemmeno finita qui… Fossimo in B. saremmo grati, sollevati ma anche un po’ preoccupati: con un playmaker in più, con il fantasma della difesa in meno e con un parco esterni la cui competitività non va ancora una volta nascosta, le scuse per la panchina da qui in poi staranno a zero. Pesaro, atto primo. Per una volta, in sede di presentazione, l’avversario sarà l’ultima cosa che conta. E se avete letto fin qui, avrete capito perché. Sui marchigiani basti dire che, senza il solito regalo stagionale di Milano e la vittoria contro la Treviso pre-Olisevicious, i loro punti in classifica sarebbero 6, gli stessi della Openjobmetis. Basti dire che sono una squadra che cammina, che prova a difendere (non sempre riuscendoci) per davvero ma che, non raramente, trova giornate negative in attacco, pur avendo talento: Bamforth top scorer, Toté alla miglior stagione in carriera, l’ex Tambone sempre più importante nelle rotazioni così come l’uomo del gran rifiuto Visconti. Ora c’è anche Andrea Cinciarini, 10 assist alla prima uscita, non a caso una vittoria sul parquet non facile di Pistoia. Attenzione: un elemento così sa rischiarare ogni cielo dalle nuvole. Non sarà una passeggiata, né il match di stasera, né tutto il percorso: la Varese che ha giostrato sin qui ha dimostrato di non valere la Serie A e la graduatoria del campionato lo dice chiaramente. Per qualche ora, tuttavia, è ancora consentito lasciarsi cullare da quelle sensazioni - un misto di speranza, esaltazione, sollievo, ambizione e fede - che solo i nuovi inizi sanno regalare. Fabio Gandini
  8. Colpo ad effetto della Openjobmetis: dopo avere incassato il “no” degli ex Colbey Ross e Markel Brown (andati a Tortona e a Napoli) il club biancorosso ha convinto Nico Mannion a tornare in Italia dopo mezza stagione passata tra il campionato spagnolo e l’Eurolega. Un acquisto di alto profilo quello del club biancorosso, alla ricerca di maggiori certezze in cabina di regia; il play azzurro, 22 anni, era finito in fondo alle rotazioni al Baskonia dopo l’arrivo in panchina di Dusko Ivanovic ma ha una serie di caratteristiche che si sposano bene con il gioco di Varese: rapidità, regia e punti nelle mani. Mannion, che è italiano (la madre, Gaia Bianchi, è una ex pallavolista mentre il papà è Pace, americano che giocò diversi anni in Serie A), è cresciuto cestisticamente negli USA studiando e giocando in NCAA ad Arizona. Scelto al numero 48 nel draft del 2020 ha esordito in NBA con i Golden State Warriors disputando 30 partite a 4,1 punti di media. Dopo essere “scivolato” in G-League Mannion si trasferì alla Virtus Bologna dove ha trascorso due stagioni, intervallate purtroppo da un problema di salute che ne ha condizionato diversi mesi. In estate il passaggio al Baskonia. Ora però la missione è quella di salvare Varese a partire dal match di sabato sera a Pesaro dove, ironia della sorte, Mannion (si lavora perché arrivi in città già giovedì) si troverà di fronte un altro azzurro fresco di rientro dalla Spagna, ovvero Andrea Cinciarini. La Openjobmetis farà di tutto per tesserare in tempo il nuovo acquisto così da poterlo schierare subito, anche vista l’assenza per infortunio di Davide Moretti. GRUZZOLO – Per strappare il “sì” del play azzurro (tra le sue partite migliori si ricorda la finale del preolimpico di Belgrado: segnò 24 punti e poi giocò a Tokyo) Varese ha messo sul piatto un “gruzzolo” che era stato preparato proprio per la necessità di migliorare la regia a disposizione di Tom Bialaszewski. Per questo Scola si era mosso insieme ad alcuni sponsor “interni” e in particolare con Orgoglio Varese, il pool capitanato da Rosario Rasizza. INCASTRI – Negli ultimi giorni poi il mercato si è infiammato a tutti i livelli: mancato Ross, sondato Brown (sul quale però c’era fin da subito Napoli che lo ha annunciato poche ore fa) ecco Mannion che nel frattempo non era entrato nei movimenti di playmaker che stanno avvenendo in Eurolega (con Shabazz Napier in procinto di tornare a Milano). E così un “incastro” che sembrava impossibile anche nel momento in cui il nome di Nico era iniziato a circolare, si è composto in modo molto più rapido del previsto. Con Varese che ha “risparmiato” un visto per giocatori extracomunitari (lo avrebbe usato per Ross, nel caso) e che quindi può ancora agire su quel terreno, e non è detto che non ci stia pensando. Intanto Vinnie Shahid, cui Mannion “ruberà” molti minuti, potrebbe trovare spazio in A2: ci sono almeno un paio di club interessati a partire da Treviglio. Le manovre, insomma, non sono terminate. Damiano Franzetti
  9. Chiuse le porte per Colbey Ross e Markel Brown, Varese spalanca prepotentemente il portone a Nico Mannion. Concreta, anzi secondo radio mercato quasi fatta, la possibilità di portare in maglia OJM il “Red Mamba” in uscita dal Baskonia. Ma non era una chimera? Sì, fino a quando – 48 ore fa – erano ancora in gioco Eurolega o big italiane. Ormai i casi Ross e Brown dovrebbero aver insegnato: contano i denari e le ambizioni. Poi l’Olimpia Milano ha fatto altro (accordo raggiunto con Shabazz Napier, l’uomo della Terza Stella, fino al 30 giugno 2025). L’Asvel Villeurbanne farà altro, per i costi giudicati eccessivi dell’operazione, e la ricerca di un play più stazzato. E quindi Tortona, che era soluzione gradita anche senza Eurolega, ha fatto altro, con Colbey Ross come i tifosi varesini hanno appreso a loro spese. Riecco allora l’OJM, con Luis Scola a lavorare ai fianchi Mannion e il suo entourage: minuti da titolare, spazi e responsabilità come piace al 22enne scelto nel draft NBA 2020 dai Golden State Warriors. E i danari? Pronti: il tesoretto raggranellato per Ross (o Brown), reinvestito sull’azzurro, che dovrebbe percepire circa 180mila euro (pari ai 200mila dollari per l’ex MVP della serie A 2022/23) fino al 30 giugno 2023. Resta il secondo anno di contratto con i baschi, ma questo non è un problema di Varese che, ottenuto l’assenso del giocatore, in ballottaggio con Sassari, e l’OK di Vitoria all’incastro economico del residuo del contratto a carico del club che solo un mese fa ha ritirato la maglia di Luis Scola, attende per le prossime 24 ore la chiusura ufficiale dell’operazione. Stavolta non dovrebbero esserci sliding doors, e sarebbe davvero un colpo clamoroso. Con la possibilità che non sia l’ultimo... Giuseppe Sciascia
  10. Salta anche l’opzione Markel Brown per l’Openjobmetis. La spina dorsale della Varese 2022/’23 ha detto nuovamente no al club biancorosso. L’esterno del 1992 tornerà a Masnago solo da avversario, con la maglia della Ge.Vi. Napoli, arricchendo dunque la colonia di ex già forte di Tariq Owens e Giovanni De Nicolao. Già in estate Brown aveva preferito Girona a Varese, che pure aveva messo sul piatto un accordo pluriennale, dopo l’addio fuori tempo massimo del suo mentore Matt Brase. Ora è giunto il bis: meglio i sogni playoff di Napoli, anche se con un solo anno di contratto, rispetto alle prospettive di giocarsi la salvezza con Varese, che pure aveva formulato una proposta garantita fino al 30 giugno 2025. La scelta di Brown è definitiva: la direzione intrapresa è quella del Golfo sul Tirreno e non quella delle Prealpi. Come nel caso di Ross, inutile aspettarsi riconoscenza nei confronti di un club che aveva comunque valorizzato i due stranieri nella stagione passata: nel professionismo contano i danari e le ambizioni. E anche se l’OJM ha stanziato un bel tesoretto per cercare il suo rinforzo, il penultimo posto in classifica è un bell’handicap in qualsiasi trattativa. Giuseppe Sciascia
  11. Colbey Ross è pronto a tornare in Italia. Ma molto difficilmente a Varese: sarà con ogni probabilità Tortona la destinazione dell’Mvp della stagione 2022-‘23 con la maglia dell’Openjobmetis. La mossa del club prealpino era pronta da qualche giorno: la società di Toto Bulgheroni avrebbe rilevato quasi per intero i 6 mesi residui di contratto, attraverso un extra sforzo guidato da Luis Scola e affiancato da numerosi “maggiorenti” della famiglia biancorossa a partire da Rosario Rasizza. E lo stesso Ross aveva espresso interesse per il ritorno sotto le Prealpi, dove aveva quintuplicato (da 85mila a 400mila dollari) il suo valore di mercato grazie alla magica annata scorsa. Ma nelle ultime ore sarebbe scattato il blitz della Bertram Yachts, inizialmente in cerca di un rinforzo sul perimetro nello spot di guardia, ma costretta a cambiare obiettivo dopo l’infortunio muscolare occorso venerdì 15 dicembre al suo play titolare Chris Dowe. E allora ecco l’interesse per Ross, unico regista di valore nella situazione giusta (non utilizzato dal Buducnost, dove ieri - domenica 17 dicembre - ha collezionato il terzo NE consecutivo): il creativo regista del Colorado non sembrava l’uomo giusto per un allenatore votato al control-game come Marco Ramondino. Pure in bilico dopo la sconfitta di domenica 17 dicembre a Cremona, la quinta consecutiva per i piemontesi. Ma alla fine si è deciso di proseguire con il tecnico irpino e di stringere per Ross: sul piatto ci sarebbe una proposta inarrivabile per chiunque. Ossia quella di rilevare dal Buducnost l’intero contratto in essere del play del 1998 fino al 30 giugno 2025, compresa la seconda annualità da 420mila dollari che era inizialmente l’oggetto del contendere sull’asse tra Varese e il Montenegro. Potere del denaro, e delle relative ambizioni – Tortona gioca la Basketball Champions League e nelle ultime due stagioni ha disputato due semifinali scudetto, una finale e una semifinale di Coppa Italia - a dispetto dei sogni dei tifosi biancorossi. E dunque, a meno di clamorose sorprese, l’OJM dovrà cercare altrove il suo uomo-salvezza. Giuseppe Sciascia
  12. Ecco la firma per Skylar Spencer. Il centro statunitense, che già da inizio settimana stava discutendo con l’Openjobmetis, ha siglato nella notte tra mercoledì e giovedì il contratto che lo legherà a Varese fino al termine della stagione 2023/24. Il 29enne pivot nativo della California ha un pédigrèe molto meno prestigioso rispetto a Willie Cauley-Stein, ma negli intenti della dirigenza biancorossa dovrà essere più funzionale alla causa – prima di tutto difensiva – di una squadra bisognosa di uno stopper anziché di un “falso nueve” (definizione di Trinchieri). PUNTELLARE LA DIFESA Il cambio Spencer per WCS è la prima mossa stabilita in funzione delle risultanze degli “analytics”, le statistiche avanzate che rappresentano la chiave di interpretazione e lettura dello scibile cestistico biancorosso. A dispetto di numeri individuali non disprezzabili (9,7 punti e 8,4 rimbalzi), Cauley-Stein non è il giocatore capace di riempire il serbatoio del contropiede biancorosso che l’OJM sognava dopo averlo ingaggiato come colpo finale del mercato. Varese non è solo ultima nei punti subiti (92,4 di media), ma è in fondo a troppe classifiche di rendimento difensiva (ultima nei recuperi, penultima nella percentuale da 2). Non è solo responsabilità di WCS, vista la scarsa fisicità diffusa in tutti i ruoli, e la modesta pressione sulla palla (o capacità di contenere le penetrazioni) degli esterni. Che Cauley-Stein non fosse più quello di Sacramento o Dallas lo si vedeva ad occhio nudo paragonando la sua silhouette attuale a quella del 2020: almeno 10 chili in meno di tono muscolare, e il dinamismo paragonato da Alessandro Mamoli a quello di Victor Wembanyamba “disperso” insieme a quei muscoli. Ma per nascondere i limiti difensivi di guardie ed ali, Varese ha bisogno d’altro. L’UOMO GIUSTO ? Da qui la scelta di Spencer, “attenzionato” da settimane affondando il colpo nei giorni scorsi anche grazie ai buoni uffici di Marco Legovich. Ossia colui che lo aveva allenato nel 2022/23 a Trieste, ricavandone un contributo “onesto” (8,2 punti più 7,9 rimbalzi e 1,0 stoppate) in una squadra a trazione posteriore come l’attuale OJM. Al centro del 1994 non verranno chiesti punti, o comunque dovrà sudarseli tra balzi, corse e rimbalzi offensivi come Tariq Owens. Ma soprattutto blocchi e presenza difensiva, mettendo il corpo sulle penetrazioni: con qualche canestro facile concesso in meno e qualche rimbalzo in più, Varese potrà aumentare il ritmo e tornare a spingere in contropiede. Per gli analytics, più sale la “pace” e più trovi tiri facili. Per chi guarda il basket, più questa squadra corre e più chances ha di nascondere i suoi limiti strutturali di playmaking e fisicità. BASTERÀ ? Il centro statunitense ha chiuso solo 5 giorni fa la sua avventura in Messico, dove aveva firmato un “contrattone” ad agosto, producendo 5,8 punti e 5,4 rimbalzi con i Libertadores de Queretaro (eliminati 2-4 nelle semifinali playoff dagli Astros de Jalisco). La firma del contratto consente l’avviamento delle pratiche del visto necessario per il tesseramento: improbabile che si riesca a tesserarlo in tempo per la sfida di mercoledì prossimo in FIBA Cup contro Leiden (termine le 18 di lunedì). Spencer debutterà dunque nel derby del 17 dicembre contro Milano: basterà per puntellare la difesa e far svoltare l’OJM, insieme all’auspicabile ritorno a fine dicembre di Sean McDermott? Col nuovo pivot, l’OJM ha “speso” il sesto di 7 visti disponibili per gli extracomunitari. Per la burocrazia, avrà almeno ancora una cartuccia da sparare, in caso di necessità. CAULEY-STEIN IN CAMPO CON LE VALIGIE PRONTE L’ufficialità di Sklyar Spencer ritarda, dov’è l’arcano? Nel differimento della mossa di mercato, che imporrà all’OJM di giocare domenica a Brindisi (e magari anche mercoledì prossimo contro Leiden) ancora con Willie Cauley-Stein come centro titolare. E quindi si attende ad annunciare, anche se ormai è il segreto di Pulcinella...Questione di sensibilità nei confronti del pivot del Kentucky, col quale per ora nessuno ha affrontato l’argomento, sebbene le frequenze di “radio-mercato” veicolavano la notizia già da lunedì. All’atto pratico, Varese giocherà una partita delicatissima per le sue prospettive salvezza con un giocatore al quale ha preparato le valigie da mettere sul pianerottolo. Al momento pare impensabile, a meno di una ricollocazione in altro club, una risoluzione consensuale con un giocatore che solo un mese e mezzo fa aveva portato sotto le Prealpi moglie e tre figliolette. In ogni caso l’OJM chiederà a “WCS” l’ultimo sforzo - o il penultimo, considerando la tappa con Leiden – confidando in una professionalità che, a dispetto dell’atteggiamento in campo, è stata sempre ottimale. Oggi la squadra si allenerà al completo, compresi Ulaneo e Matteo Librizzi, in vista della partenza per domani verso la Puglia. Dove comunque, a meno di tracolli clamorosi, non pare essere snodo decisivo per la posizione di Tom Bialaszewski. Il cambio di pivot serve anche per aiutare il coach di Buffalo, che avrà diritto alla prova d’appello con un lungo più “algoritmico” di “WCS”. Perchè a scanso di equivoci, e al di là dei limiti caratteriali di “coach B”, il problema è tutto lì: anche se dovesse cambiare il direttore d’orchestra, lo spartito resterà immutabile per decisione dall’alto... Giuseppe Sciascia
  13. Il “sogno di una notte di mezza estate” è rimasto tale. L’acquisto dell’anno, in casa Pallacanestro Varese, Willie Cauley-Stein, non mangerà il panettone. Il pivot veterano della NBA giocherà ancora domenica a Brindisi e fors’anche il prossimo match di Fiba Europe Cup ma verrà rimpiazzato dall’ex triestino Skylar Spencer. Un avvicendamento – ipotizzato un paio di giorni fa da Prealpina – che si concretizzerà in settimana e che rappresenta un cambio da parte della società che, per il momento, continua a tenere sulla panchina quel Tom Bialaszewski che al di là delle carenze dei singoli giocatori continua a essere un problema irrisolto. Il primo a pagare per i risultati scarsi e il gioco orrendo della Openjobmetis-Itelyum sarà quindi il pivot americano, arrivato come colpo sensazionale ma rivelatosi inadeguato. Troppo morbido, troppo lento, troppo poco leader, “Professor Trill”, per una squadra che avrebbe bisogno come l’aria di durezza e rapidità per eseguire i propri giochi. A Cauley-Stein non è bastato qualche sprazzo (in coppa o nel secondo tempo con Scafati per esempio) per imporsi in LBA e nella considerazione dei tifosi. Anche se – lo diciamo da mesi – è mancato tutto il supporto necessario a giocatori come lui. Poco servito, chiamato a difendere “ginocchia basse” sui piccoli, costretto a cambi difensivi talvolta suicidi messi in atto dalle direttive tecniche. Al posto di Cauley-Stein ci sarà quindi Spencer, che ha giocato in Messico fino a settembre pur senza cifre sensazionali. La mossa ha una logica, nelle idee della dirigenza varesina: Skylar ha esperienza italiana, è stato allenato da Marco Legovich a Trieste (anche se la squadra è retrocessa in A2: il coach avrebbe comunque dato buone referenze), può dare maggiore dinamismo sui due lati del campo. Maggiore movimento quindi maggiore possibilità di muovere la difesa avversaria, ma anche più protezione dell’area quando la palla è degli altri. L’uscita di Cauley-Stin può essere vista anche come una operazione finanziaria: la rescissione non sarà ovviamente gratis (bisognerà trovare l’accordo per una buonuscita) ma sul lungo periodo il risparmio di uno stipendio pesante – Spencer è sicuramente meno caro di WCS – permetterà a Varese di avere qualche margine in più per eventuali altri correttivi. Che siano per un playmaker (altra figura mancante) o per un allenatore (insistiamo: sarebbe la prima cosa da fare) lo decideranno Luis Scola e i due GM americani che lo affiancano. Resta qualche dubbio sulla “campagna di rafforzamento” effettuata prendendo un giocatore discusso dall’attuale ultima in classifica (Young da Treviso) e un pivot dalla retrocessa dell’anno scorso (Spencer da Trieste). Entrambe le mosse, lo abbiamo detto, hanno anche dei vantaggi: speriamo siano superiori alle criticità. E soprattutto speriamo che servano in ottica salvezza, che è quel che più conta. Damiano Franzetti
  14. Varese aggiunge James Young per sopperire all’infortunio di Sean McDermott. La 28enne ala in uscita da Treviso, dove aveva prodotto 9,7 punti e 2,4 rimbalzi in 8 gare con la maglia della Nutribullet, firmerà nelle prossime ore il contratto con l’OJM che lo ingaggerà senza bisogno di visto e tesseramento ex novo. Il giocatore del 1995, compagno di Willie Cauley-Stein nella stagione 2013/14 all’università di Kentucky, siglerà un accordo per due mesi con possibilità di estensione fino al termine della stagione 2023/24. Si tratta di un’ex prima scelta NBA – numero 17 dei Boston Celtics nel 2014 – che non ha “sfondato” tra i professionisti (2,3 punti in 4 stagioni, un passaggio anche a Philadelphia quando Zach Sogolow era già direttore delle basketball operations). In Europa è stato capocannoniere del campionato israeliano 2019/20 col Maccabi Haifa; non ha più l’atletismo devastante dei suoi 20 anni, ma si tratta di un tiratore mancino con ottime doti balistiche (nella stagione in corso high di 28 punti con 6/7 da 3 a Scafati). Sopperirà all’assenza di McDermott, rispetto al quale è più potente (201 centimetri per 98 chili) ma meno agile, giocandosi la chance di una conferma se convincerà entro fine gennaio. Il giocatore arriverà a Varese in tempo per essere tesserato per il derby di domenica contro Cremona, probabilmente domani – giovedì 30 novembre – il primo allenamento con i nuovi compagni. Giuseppe Sciascia
  15. Chi si aspetta di leggere sentimenti forti, dure prese di posizione, aspre critiche, nette risoluzioni e nomi di salvatori da annunciare coram populo, farebbe bene a passare all’oroscopo piuttosto che proseguire con questa intervista. Perché chiacchierare con Zach Sogolow e Maksim Horowitz - rispettivamente GM of Basketball Operations e GM of Basketball Strategy - nel momento più duro della stagione, all’indomani della stentorea scoppola presa da Brescia, significa fare i conti ancora una volta con il netto cambiamento culturale che ha ammantato la Varese secondo Luis. Le sei domande de l’Ultima Contesa - leggi QUI - sono state prontamente recapitate al mittente, nella fattispecie - confermata la non disponibilità alle interviste locali del capo supremo - ai due giovani manager che si dividono il compito (tra gli altri loro ascritti) di raccordo tra il campo e il fuori campo. E le risposte sono arrivate tutte, a raccontare quello che abbiamo già provato più volte a spiegarvi (tipo QUI)… E allora ecco che una delle peggior sconfitte in 78 anni di storia - pur nella consapevolezza dell’infimo livello raggiunto - diventa una partita da valutare insieme alle altre. Ed ecco che il mercato, che metà dei giornalisti varesini aggredirebbe con furore, è invece un qualcosa da soppesare su più fattori, ecco che la leggerezza strutturale della squadra non va corretta perché si è perfettamente consapevoli dei vantaggi e degli svantaggi che comporta, che Cauley-Stein sta soddisfacendo per i miglioramenti messi in mostra e per la sua disponibilità, che il playmaker non manca e… so on… Non è sottovalutazione dei pericoli (o almeno tutti speriamo che non lo sia). Non è presunzione, anzi l’impressione è di aver avuto davanti due persone umili e molto competenti. È semplicemente un misto di cose che solo i chilometri di Oceano Atlantico possono spiegare: la volontà di perseguire fino in fondo un’idea anche quando manifesta dei limiti, l’estrema convinzione nel rifiutarsi di valutare il breve periodo, la fiducia quasi cieca in ciò che va oltre le singole persone - ovvero la regola -, l'attitudine a vendere il proprio prodotto fino a prova estremamente contraria, una dose di continenza che noi latini mediamente non sappiamo nemmeno dove stia di casa e anche un pizzico di quella riservatezza rispetto al mondo esterno che nel “Big Country” è sacra. Così è, anche se non vi pare, la Pallacanestro Varese odierna. Con un limite però, perché qui, nessuno è fesso (chissà come si dice a New York il proverbio napoletano...): se la squadra non darà segni di vita dopo Brescia, nessuno probabilmente si potrà dire salvo. Nemmeno un Bialaszewski per il quale vengono spese parole di estrema fiducia, anche se... «come risponderemo dopo Brescia ci dirà molto di noi stessi e di come lo staff tecnico sappia gestire momenti delicati come questo». In un “American way” di rispondere, suona molto più di un avviso. Ma ripartiamo da Brescia: «Vorremmo dire - rispondono prima Sogolow e poi Horowitz - che prima di tutto non giudichiamo la nostra squadra dalle singole partite, sebbene quello che ogni singola partita “dica” in termini di sforzo messo in campo e di qualità del gioco sia molto importante per noi. Vorremmo che questo fosse chiaro… Come i nostri tifosi, siamo naturalmente frustrati dal risultato: sappiamo che la nostra squadra è capace di fare molto di più di quello che ha mostrato domenica. È normale che non ogni partita vada nella direzione da noi sperata, ma abbiamo bisogno di metterci nella condizione di combattere sempre fino alla fine e ciò succede solo se sei competitivo fin dall’inizio». Naturale chiedere anche se non ci siano problemi - singoli e collettivi - di approccio e di resistenza mentale alle partite, vista la facilità con cui i biancorossi si sono sciolti sul parquet del PalaLeonessa (e non è stata la prima volta): «Ogni giocatore sta lavorando duro sugli aspetti mentali del modo in cui gioca, al pari del resto. E a loro disposizione abbiamo messo delle risorse che permetteranno loro di continuare a lavorarci. Anche sotto questo profilo il passaggio all’Europa per la prima volta richiede adattamento e apprendimento: bisogna imparare che ogni partita è importante e richiede una certa intensità. Siamo sicuri che il nostro coach sta cercando di enfatizzare molto questi concetti e che i nuovi stiano a poco a poco imparando e stiano crescendo». Gli alti e i tanti bassi riscontrati finora vengono spiegati così: « Per una squadra giovane, nuova e in cui ci sono tanti giocatori a digiuno di Europa è normale che ci siano delle varianti del genere - spiega Sogolow - Ci vuole tempo, anche solo per capire le differenze che ci sono tra una partita di campionato e una di Fiba Europe Cup. In una situazione del genere ci sta giocare bene contro avversari che sono più forti di te, come male contro chi è invece ampiamente alla tua portata o peggio di te». Brescia quindi diventa quindi più che altro una tappa - seppur fastidiosa - in un percorso da sei vittorie su otto partite nell’ultimo mese e mezzo: «Al di là della delusione per ciò che è avvenuto a Brescia, è normale quanto sta accadendo e nel complesso siamo felici del trend che Varese ha preso prima del match del Palaleonessa». Andiamo dritti e chiediamo se non siano riscontrabili errori nella costruzione estiva della squadra, visto come la Openjobmetis di coach Bialaszewski sparisca dal parquet ogni volta che trova sulla sua strada difese asfissianti sulla palla e fisicità. La replica di coloro che il mercato, peraltro, lo hanno fatto solo in minima parte, in un’estate contrassegnata dagli addii progressivi (prima Arcieri, poi Brase), è la seguente: «Siamo leggeri, indubbiamente. Abbiamo costruito una squadra che rispondesse allo stile di gioco che vogliamo perseguire e stiamo imparando che ci sono alcune cose con cui dobbiamo fare i conti, senza porvi particolare enfasi. Siamo una squadra che vuole giocare veloce, che vuole prendersi i tiri giusti, che vuole logorare gli avversari con i suoi scatti e con l’atletismo: è chiaro che il compromesso sia la leggerezza e la minor forza rispetto ad alcune squadre» dice Horowitz, come a confermare che certi grattacapi sono stati pienamente in conto. Sia lui che il collega, però, tengono anche a precisare che «sia per me che per Zach questa è la prima volta in Europa e stiamo imparando cosa serve per giocare bene in Italia, cosa serve per giocare bene nelle Coppe e cosa invece non va. Non ci riteniamo perfetti e non pensiamo di sapere già tutto in virtù della nostra esperienza passata: valutiamo le nostre scelte e cerchiamo di imparare dagli errori». Chiediamo conto delle venti statistiche - per la maggior parte difensive - che vedono Varese all’ultimissimo posto della Serie A: «I numeri parlano chiaro, la difesa non è a posto, ma lasciamo che siano i nostri allenatori a capire cosa fare dal punto di vista strategico: noi stiamo dando loro tutte le informazioni statistiche di cui hanno bisogno e loro stanno certamente lavorando duro per migliorare questi numeri - dice Zach - Il punto è che bisogna valutare la difesa nella sua interconnessione con il resto del gioco: se forzi una palla persa, dall’altra parte vai a segnare un facile layup, se concedi un rimbalzo offensivo, ti precludi la possibilità di andare in transizione. Questi per noi sono gli aspetti importanti». Ecco invece Makx: «Siamo in costante comunicazione con i nostri allenatori e con il front office e tutti insieme cerchiamo di capire quali sono i nostri punti di forza e quali le nostre debolezze. È chiaro che siamo una squadra più offensiva, ma questo non significa che non possiamo essere una squadra che difende anche bene, pur senza diventare i migliori sotto questo aspetto. Il talento nel roster c’è per fare molto meglio». Su Willie Cauley-Stein e il suo rendimento: « Willie si sta abituando a quello che lo circonda, al gioco e a quelli che sono i nostri bisogni - è l’idea di Makx - C’è un continuo scambio con lui, perché anche da parte sua arrivano suggerimenti su come lui ritiene di poter essere utile al team. Ci stiamo lavorando, così come fa il coaching staff per metterlo nella posizione dove possa rendere al meglio». Sì, ma non manca un play che lo sappia attivare? «Riteniamo di no. Possiamo trovarlo così come siamo nelle posizioni in cui può far male alle difese avversarie: ci sono situazioni in cui i suoi compagni devono essere più “playmaker”. Anche qui le discussioni sono continue nel tentativo di cercare le soluzione migliori: nessuno rifugge i problemi». E Sogolow aggiunge: «Molto del suo rendimento dipende anche da come le altre squadre decidono di difendere su di lui: alcune avversarie gli mettono due giocatori addosso per impedirci di arrivare al ferro, ma questo ci apre delle opportunità sull’arco. Altre volte è più libero. Abbiamo imparato che bisogna essere pazienti e capire quale sia il piano partita altrui, sfruttando le opportunità che da esso discendono». Arriviamo a due argomenti centrali, l’allenatore e la supposta, immutabile schiavitù al “sistema”. Sul primo abbiamo già anticipato: né Sogolow, né Horowitz rifuggono la realtà. «Nessuno si sente bene per come è andata la partita contro Brescia - parla Sogolow - ma vediamo il lavoro che Tom e il suo staff fanno ogni singolo giorno, e crediamo che sia lui, sia tutta l’organizzazione stiano facendo di tutto per muoversi nella giusta direzione. Come risponderemo dopo Brescia ci dirà molto di noi stessi e di come lo staff tecnico sa gestire momenti come questo». Sul secondo tema ecco Horowitz: «Posto che anche qui si tratta di un qualcosa che riguarda il lavoro degli allenatori, penso che per noi sia molto importante essere coerenti con il nostro modo di giocare. Come possiamo crescere e apprendere se poi cambiamo o ci aspettiamo cose diverse dai nostri giocatori di volta in volta? Penso che alla fine se noi saremo in grado di eseguire ai massimi livelli il sistema che abbiamo messo insieme con Luis e con i coach, avremo successo. Naturalmente ci sono momenti in cui i cambiamenti sono necessari in base agli infortuni e ad altre cose che accadono ed è qui che i nostri allenatori hanno lo spazio per intervenire: spetta a loro la valutazione». Queste parole vanno a certificare ancora una volta l’enorme mutamento rispetto a un passato fatto di intendimenti tecnici classici, variabili ed adattabili… Certo, riprende Zach, «questo non significa che ignoriamo come giochi o come sia la squadra che ci gioca contro, ma accettiamo pienamente che il nostro modo di giocare miri a prendere alcuni vantaggi e ad accettare alcuni svantaggi. E con questo dobbiamo convivere». Discorso chiuso. Il mercato: «Valutiamo ogni giorno le opzioni del mercato: è il nostro lavoro, lo prendiamo seriamente e lo stiamo facendo al di là delle circostanze. Nessuno deve pensare che siamo qui decisi a non cambiare nulla al di là dei risultati. Ora ci sono gli infortuni di Librizzi e di McDermott, ma per loro natura gli infortuni sono una cosa dinamica: le prospettive possono cambiare tra il giorno in cui essi occorrono e le settimane successive, anche in termini di durata. In questo momento quindi stiamo cercando di distinguere tra ciò di cui possiamo avere bisogno a breve termine e ciò che invece potrebbe servirci a lungo termine». Traduzione nostra: se l’assenza di McDermott (Librizzi potrebbe, il condizionale è d’obbligo, tornare già fra due domeniche) dovesse effettivamente essere consistente, il ricorso a un’aggiunta potrebbe avvenire. Altrimenti si valuterà ancora, ma per un cambiamento. Le ultime battute sono per i tifosi, per le loro paure: «Capiamo i tifosi - afferma Sogolow - Nulla di quello che potremmo dire loro in questo momento potrebbe rassicurarli più di avere una squadra che gioca con il cuore e che si batte per questa fantastica città e per questa fantastica gente. L’unica rassicurazione che possiamo dar loro è che continueremo a lavorare giorno e notte e ci aspettiamo che lo stesso facciano i giocatori ogni partita». «Nel poco tempo in cui siamo stati qui - conclude Makx - Abbiamo visto l’amore che i tifosi hanno per questa squadra e tutti - io, Zach, gli allenatori, il front office - vogliamo lavorare duro per renderli orgogliosi e avere alla fine una stagione positiva. E questo non significa retrocedere, ma competere per i playoff». Fabio Gandini
  16. Il tracollo di Brescia spedisce Varese sul mercato. L’area d’intervento pare individuata nel reparto esterni, provando ad aggiungere il tanto invocato elemento con gambe fresche in grado di saltar l’uomo e creare vantaggi per la sua batteria di tiratori e per Willie Cauley-Stein. Sarà Taveion Hollingsworth, 25enne combo-guard realizzatrice attualmente all’AEK Larnaca nel campionato cipriota? È una pista, non l’unica, che Varese sta seguendo nelle ultime 48 ore. LA CARRIERA EUROPEA L’ipotesi Hollingsworth sarebbe legata a un escape dall’attuale contratto in essere coi campioni in carica di Cipro dopo l’eliminazione dalla FIBA Europe Cup, in cui il cestista del 1998 ha viaggiato a 14,0 punti più 6,2 rimbalzi e 3,7 assist. Lo statunitense, miglior realizzatore di sempre nella storia dell’università di Western Kentucky, ha percorso una carriera europea nel sottobosco di campionati non d’alto livello (Austria, Croazia e l’attuale passaggio nella lega cipriota, dov’è sbarcato a febbraio 2023). Non è un playmaker puro - non lo era neppure Colbey Ross - ma rispetto ai giocatori del roster attuale ha garretti esplosivi per attaccare il canestro (5,7 liberi di media in 14 gare tra campionato e FIBA Cup). Ma ha sufficiente qualità per essere l’uomo della svolta al cambio del salto tra Cipro e Italia, o il rischio è che possa fare la fine di Vinnie Shahid, i cui numeri in FIBA Cup (15,5 punti e 3,5 assist) sono molto simili ai suoi? LE VALUTAZIONI E I COSTI Le interlocuzioni con l’agente di Hollingsworth non sarebbero state approfondite nelle ultime ore: il giocatore del 1998 è sceso in campo ieri pomeriggio con Larnaca nel match di campionato cipriota, con l’OJM che starebbe facendo le sue valutazioni sull’operazione. Se le caratteristiche tecniche, a dispetto della taglia minuta (75 kg per 188 cm), potrebbero essere quelle ricercate, la riflessione riguarda l’opportunità di investire su un cestista tutto da scoprire in Italia. C’è pure una questione meramente economica: il nuovo tesseramento di uno straniero costa 15mila euro di tassa federale, al di là dell’eventuale buyoutda versare al club di origine. Ne vale la pena? Al momento il colpo non è stato affondato e resta da vedere se lo sarà mai. Giuseppe Sciascia
  17. Continua a tenere banco nel mondo Pallacanestro Varese l’affaire Cauley-Stein. L’indiscrezione uscita ieri pomeriggio, giovedì 24 agosto, secondo la quale il lungo americano potrebbe anche non arrivare a Varese, nonostante il contratto firmato e ogni tipo di pratica completata sia da parte della società che del giocatore, continua ad alimentarsi, senza che siano ancora arrivate smentite dirette dalla società. Smentite che, come vi avevamo raccontato ieri, non erano state registrate nemmeno in maniera non ufficiale, situazione che quindi continua a lasciare in forte ansia tutti i tifosi biancorossi. Nella serata di ieri era trapelata la notizia secondo cui Cauley-Stein sarebbe arrivato da Dallas questa mattina a Malpensa. Arrivo che mai si è materializzato, per la terza volta dalla sua firma sul contratto, con il giocatore che prima sarebbe dovuto arrivare nel weekend antecedente il raduno del 21 agosto e poi a metà di questa settimana. Indiscrezioni della mattinata parlano però di una partenza del giocatore nella serata odierna, con il giocatore che quindi arriverebbe in Italia nel weekend. Poco verietiera la versione secondo questo ritardo nell’arrivo del giocatore a Varese sia legato ad una doppia perdita accidentale del volo, soprattutto considerando le tante variabili al suo arrivo collegate: organizzazione epr prenderlo in aeroporto, visita al palazzetto e alle strutture societarie, visite mediche fissate e tanto altro che ruota attorno all’arrivo di un giocatore in una società di Serie A. Molto più accreditata sarebbe la versione secondo cui questi ritardi siano legati a forti titubanze da parte della moglie di “Trill” sul trasferirsi dall’America all’Italia. Una situazione che, se confermata, non rappresenterebbe né la prima né l’ultima volta in cui un affare già fatto salta per tali motivi familiari. L’attesa monta, di tutto quanto in società si sta occupando Zach Sogolow cercando di risolvere al meglio la circostanza, i tifosi attendono notizie, non resta che controllare i voli in arrivo all’aeroporto di Malpensa, cercandone uno in partenza da Dallas in serata ed in arrivo a metà mattinata se pomeriggio di domani, per scoprire se anche questa volta Cauley-Stein avrà “perso” l’aereo o meno. Alessandro Burin
  18. L’Openjobmetis completa lo staff tecnico con l’arrivo di Marco Legovich. Il 30enne allenatore triestino sarà il sostituto di Paolo Galbiati nel ruolo di assistant coach di Tom Bialaszewski sulla panchina biancorossa. Il tecnico di classe 1992, che lo scorso anno aveva guidato la squadra della sua città natale in serie A, è in chiusura dell’accordo con la società del presidente Toto Bulgheroni per fare da vice al coach statunitense al suo esordio assoluto da capo allenatore nel basket senior. Legovich, che nelle ultime due stagioni è stato vice della Nazionale Under 20 (nel 2022 con Librizzi e Virginio), si unirà allo staff tecnico insieme al confermato Herman Mandole (il coach argentino responsabile dell’area del “player development”) e si metterà a disposizione di Bialaszewski sin dal primo allenamento del prossimo lunedì 21 agosto. Nel curriculum del più giovane capo allenatore della serie A versione 2022/23 ci sono 6 stagioni all’interno dello staff di Trieste, del quale aveva fatto parte sin dalla stagione 2015/16 ai tempi della serie A2. Giuseppe Sciascia
  19. L’Openjobmetis aspetta le ultime formalità per definire la pratica del prestito di Leonardo Okeke. Soltanto questione di incartamenti per arrivare alla conclusione dell’operazione che concluderà a tutti gli effetti il mercato estivo biancorosso. L’accordo tra Varese, Milano e il giocatore sarebbe già perfezionato nei dettagli più importanti, ma servono gli aspetti burocratici - sotto forma di carte - per arrivare all’ufficialità. A VARESE FINO AL 2025 La delicatezza della fase finale della trattativa con Nikola Mirotic ha assorbito interamente l’Olimpia sino alla firma dell’asso di nazionalità sportiva spagnola annunciata giovedì dal club campione d’Italia in carica. L’attenzione totale sull’ala ex Barcellona non era solo di Milano, ma anche del suo agente Igor Crespo, lo stesso di Okeke: la fumata bianca per la 32enne superstar permetterà a due delle tre parti in causa di concentrarsi sulla formalizzazione dell’accordo per il prestito biennale del giocatore dall’EA7 a Varese. Prima che il lungo del 2003 possa effettivamente giocare una partita in maglia biancorossa, passeranno dei mesi; ma tale aspetto, legato ai tempi lunghi di recupero dall’infortunio dello scorso 17 aprile, è stato determinante per consentire al team di Tom Bialaszewski di trovare l’accordo a tre con il cestista nativo di Monza e con l’EA7. UN PALLINO DEL GENERAL Le atout fisiche di Okeke - 212 centimetri per 108 chilogrammi, un tasso atletico di livello assoluto e due mani morbide per colpire anche dalla distanza - hanno attirato le attenzioni della NBA (svolse un workout con gli Atlanta Hawks a giugno 2022) ma anche di Luis Scola, che la scorsa estate lo corteggiò a lungo prima di doversi arrendere al “no” reiterato del College Borgomanero (la sua società d’origine) alla cessione a Varese dietro un buyout da 240mila euro. A settembre 2022 lo ingaggiò Milano, utilizzando l’Eurolega escape del suo contratto con Tortona e girandolo contestualmente in prestito biennale alla Joventut Badalona. Dove ha riportato quel bruttissimo infortunio - lussazione all’anca e rottura del muscolo piramidale destro - che lo tiene ancora ai box dopo l’operazione effettuata lo scorso 20 aprile. Da qui l’idea lanciata a metà luglio da Varese, sfruttando i buoni uffici sull’asse Scola-Bulgheroni-Messina: «Ne seguiremo noi la fase di recupero, il contratto si attiverà nel momento in cui sarà pronto per tornare a giocare». OPERAZIONE PER IL DOMANI Ad oggi è difficile stimare quando Okeke potrà effettivamente contribuire alla causa biancorossa: prima di parlare di basket c’è da completare una fase di riabilitazione, poi toccherà al preparatore Silvio Barnaba occuparsi della “messa in moto” a livello atletico. L’auspicio è che entro la fine del girone d’andata fissata al 7 gennaio 2024, il 20enne pivot possa iniziare ad assaggiare con cautela il parquet. Ma si tratta di ipotesi da vagliare al cambio dei riscontri progressivi sulle sue condizioni. C’è poi l’aspetto relativo al completo recupero, distinguendo tra ritorno in campo e ritorno alla piena condizione di forma. Per questo l’operazione imbastita sull’asse Milano-Varese avrà natura biennale: per il 2023/24 Okeke è una scommessa a bassissimo costo, ma se tutta la struttura biancorossa - medica, atletica e tecnica - lo riporterà ai livelli antecedenti l’infortunio, allora l’OJM si troverà in casa un lungo italiano di valore per la successiva stagione 2024/25. Giuseppe Sciascia
  20. È con estremo entusiasmo che Pallacanestro Varese comunica di aver raggiunto un accordo con Willie Cauley-Stein che dalla prossima stagione sarà, dunque, un nuovo giocatore biancorosso. Centro statunitense classe ’93 di 213 centimetri, Cauley-Stein è alla prima esperienza in Europa dopo oltre 420 partite disputate in NBA con le maglie di Sacramento, Golden State, Dallas e Philadelphia. Matteo Jemoli, responsabile scouting Pallacanestro Varese: «Siamo estremamente contenti della firma di Willie. Un giocatore che ha calcato palcoscenici importanti e che per talento, atletismo e protezione del ferro sarà fondamentale nell’economia della nostra squadra. Le sue qualità si combinano molto bene con il nostro modo di giocare e non vediamo l’ora di vederlo a Varese insieme alla sua famiglia». Carriera Nato e cresciuto a Spearville, una piccola città nel Kansas di nemmeno mille abitanti, Willie Cauley-Stein passa la sua giovinezza mettendo in pratica le sue due più grandi passioni: il football e, appunto, il basket. Nonostante le ottime attitudini per la prima, Willie sceglie la seconda, diventando fin da subito un punto di riferimento non solo in attacco, ma anche e soprattutto in difesa, per i Wildcats della University of Kentucky con i quali migliora di stagione in stagione le proprie cifre (9 punti, 6.5 rimbalzi, 1.2 rubate e quasi 2 stoppate a partita nel suo anno da Junior). Numeri ottimi che spingono Sacramento a selezionarlo con la sesta scelta assoluta nel Draft del 2015; con la maglia dei Kings disputa quasi 300 partite in quattro stagioni mettendo a referto career high in punti (29 nella vittoria contro Denver del 23 febbraio 2017), palle rubate (7 nella sfida contro i Nuggets del 6 gennaio 2018) e rimbalzi (17 nel successo contro New Orleans datato 23 dicembre 2018). Nel 2019-2020 firma per Golden State (41 partite a 8 punti e 6.2 rimbalzi), ma finisce la stagione a Dallas che lo conferma anche per le successive due stagioni. Dopo una brevissima esperienza con Philadelphia, il 9 ottobre 2022 firma con gli Houston Rockets che lo “girano” ai Vipers di Rio Grande Valley, la squadra di sviluppo della franchigia texana che disputa la G League, con la quale disputa tutta la stagione chiudendo a 7.2 punti e 6.1 rimbalzi di media.
  21. La terza volta è quella buona nel lungo inseguimento tra Luis Scola e Tom Bialaszewski. Il 41enne coach nativo di Buffalo raccoglierà l’eredità di Matt Brase alla guida dell’Openjobmetis, riannodando il filo del rapporto con il General nato nella stagione 2019/20. Quando il tecnico con trascorsi NBA a Cleveland, Utah e Los Angeles fungeva da vice allenatore di Ettore Messina, che lo aveva voluto con sé ricordando il rapporto creato nello staff tecnico dei Lakers. Bialaszewski passava la palla a Scola nelle sue sessioni di tiro, ma soprattutto discuteva con l’allora giocatore argentino della comune passione per gli analytics: un argomento comune che il tecnico aveva affinato a Los Angeles, lavorando con Mike D’Antoni. Fu proprio a Bialaszewski, fresco di addio all’Olimpia dopo due anni da vice-Messina, che il General aveva pensato come erede di Massimo Bulleri nel maggio 2021, quando dopo il ritiro aveva espresso il desiderio di iniziare a Varese la sua carriera post-agonistica. Ma le Olimpiadi di Tokyo avevano distolto l’attenzione dell’argentino, che aveva dato l’ok alla scelta di Adriano Vertemati. Nel maggio 2022 Bialaszewski era stato il primo nome ipotizzato da Scola nel casting che aveva portato alla scelta di Matt Brase. Ma il costo dell’operazione era totalmente fuori portata per le casse dell’OJM: non se ne fece nulla, e il tecnico che dal 2016 al 2019 aveva guidato il programma “NBA Global Australia” per i prospetti giovanili più dotati di Africa, Asia ed Oceania non ha trovato collocazione. Ma dopo due anni di inattività trascorsi nella sua casa di Las Vegas, stavolta la fumata è stata bianca. A sedere sulla panchina dell’OJM sarà dunque Bialaszewski, mettendo a frutto il suo patentino da allenatore italiano e la sua esperienza già acquisita in due stagioni all’Olimpia nella prima avventura da capo allenatore dopo quasi 20 anni (unici trascorsi precedenti da head coach in un college di Division 3 della NCAA). Giuseppe Sciascia
  22. Terzo straniero in arrivo per l’Openjobmetis. Accordo raggiunto tra il club biancorosso e Gabe Brown, 23enne prodotto dell’università di Michigan State (11,3 punti col 40% da 3 in 4 anni di college). Non è Markel... ma è un pur sempre un Brown, con caratteristiche diverse rispetto al suo predecessore. Si tratta di uno swingman di 201 centimetri per 93 chili, che può giocare da ala piccola e per qualche minuto anche da 4 tattico. Il giocatore mancino, tiratore mortifero e ottimo atleta, ha disputato la stagione 2022/23 in G-League con la maglia dei Raptors905, la squadra di sviluppo di Toronto con cui aveva firmato un contratto Exhibit10 dopo il veteran camp dell’ottobre 2022, chiudendo a 12,5 punti e 3,1 rimbalzi col 40% da 3. Nelle scorse settimane ha disputato la Summer League di Las Vegas con i Phoenix Suns (8,2 punti di media). Ora all’appello mancano l’ala forte e il pivot titolare, oltre all’allenatore. Giuseppe Sciascia
  23. Markel Brown ha preso la strada che porta verso la Spagna. La scelta definitiva della guardia statunitense è indirizzata verso il sì al Basquet Girona. La società fondata dall’ex superstar Marc Gasol, realtà emergente del massimo campionato spagnolo che punta a far meglio rispetto al quindicesimo posto del 2022/23, sarà la nuova collocazione del 31enne esterno sul quale l’OJM aveva piazzato tante fiches per dare continuità alla stagione passata. Il giocatore del 1992 aveva scelto Varese 12 mesi fa grazie al suo rapporto con Matt Brase; senza più il suo mentore, Brown ha preferito cambiare aria. La scelta è stata solo in parte economica: l’accordo annuale con Girona sarebbe stimato attorno ai 225mila dollari, superiore ma non di molto rispetto al 2+1 che aveva messo sul piatto l’OJM, che offriva anche una visibilità europea in BCL o FIBA Cup non compresa nella proposta iberica. Ma la volontà del giocatore è stata quella di mettersi in luce nella Liga ACB, considerata più competitiva e stimolante rispetto all’Italia: una vetrina migliore per cercare guadagni più elevati in futuro. Così Varese dovrà ripartire completamente daccapo rispetto al parco stranieri del 2022/23. Giuseppe Sciascia
  24. L’Openjobmetis pesca nuovamente negli Stati Uniti per la guida tecnica della stagione 2023/24. Il nome caldo per l’eredità di Matt Brase sarebbe quello di Chase Buford, 34enne allenatore americano reduce dall’esperienza in Australia ai Sydney Kings dove ha vinto gli ultimi due titoli nazionali. Si tratta del figlio di R.C. Buford, storico braccio destro di Gregg Popovich ai San Antonio Spurs, che ha all’attivo esperienze da capo allenatore in G-League (due stagioni ai Wisconsin Herd, la squadra di sviluppo di Milwaukee) prima dello sbarco in Oceania. A fine maggio aveva lasciato da bicampione il club australiano in cerca di un posto in NBA, che però non è riuscito a trovare. Ora l’ipotesi Varese, col sistema all’americana di Luis Scola, è molto concreta per quello che a meno di sorprese sarà l’erede di Matt Brase sulla panchina OJM. Giuseppe Sciascia
  25. Pallacanestro Varese è felice di annunciare l'accordo con Sean McDermott. L'atleta classe '96 sbarca per la prima volta in Europa dopo le esperienze in NBA e G-League. L'ala statunitense porta in dote affidabilità nel tiro da tre punti oltre che energia nelle soluzioni vicino al ferro. Matteo Jemoli, responsabile scouting Pallacanestro Varese: «siamo molto felici di aver raggiunto un accordo con Sean. È un giocatore che fa del tiro da 3 punti e della dinamicità le sue doti principali oltre ad un ottimo IQ cestistico. Siamo contenti che abbia deciso di iniziare la sua carriera europea a Varese dopo aver fatto delle buone stagioni in G-League e non vediamo l'ora di vederlo giocare coi colori biancorossi». Carriera: Nativo di Anderson, in Indiana, muove i primi passi sul parquet alla Pendleton Heights High School chiudendo l'annata senior a 16.0 punti e 6.6 rimbalzi di media. Terminata l'esperienza alla high school il giocatore approda alla Butler University. Con i Bulldogs trascorrerà cinque anni guadagnandosi un minutaggio sempre crescente grazie alla sua pericolosità al tiro da fuori (oltre il 40% in NCAA). Gli 11.7 punti e 6.3 rimbalzi dell'ultima stagione universitaria non lasciano indifferente il mondo NBA e nel settembre 2020 firma un two-way contract con i Memphis Grizzlies. Scende sul parquet per 18 volte segnando 2.2 punti in 8.8 minuti di media. Nella stessa stagione disputa 6 gare in G-League con i Memphis Hustle con 17.8 punti e 4.5 rimbalzi a gara. La sua carriera prosegue nelle due stagioni successive proprio con gli Hustle dopo aver firmato un contratto come affiliate player. Nel 2021-2022 mette a referto 8.4 punti con il 43.6% da tre, mentre nell'ultima stagione scende in campo per 39 volte segnando 9.8 punti di media.
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