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Pallacanestro Varese 2018/2019


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SERIE A Si ragiona sui nuovi arrivi ma senza budget è difficile fare una scelta

Varese, prima gli italiani Riflettori su guardia-ala e centro: Stefano Gentile e lannuzzi tra i profili interessanti

Il mercato dell'Openjobmetis versione 2018/19 inizierà dagli italiani. O comunque dall'italiano - almeno uno, in attesa di capire l'entità definitiva delle risorse disponibili - in fase di individuazione per allungare le rotazioni della panchina nell'ottica del nuovo regolamento che imporrà dal prossimo campionato il passaggio da 7 a 6 stranieri. Tenendo conto della conferma del trio Tambone, Natali e Ferrero, le aree tecniche di ricerca sembrano circoscritte nei ruoli di guardia o guardia-ala e di centro, laddove nelle gerarchie finali del 2017/18 c'erano Tomas Dimsa e Mario Delas.

In attesa di certezze sul fronte budget, il giro di orizzonti del d.g. Claudio Coldebella è servito per valutare disponibilità e costi con l'obiettivo di farsi trovare pronto quando dalla stanza dei bottoni della società arriveranno indicazioni definitive sulle risorse da investire per costruire il roster. Non è questione di ruolo, ma di disponibilità: se Varese sceglierà un esterno il cambio del pivot sarà straniero o viceversa. Posto che Varese non potrà comunque arrivare ai superbig Michele Vitali (piace ad Avellino ma resterà a Brescia), Pascolo (verso Trento) o Flaccadori (verso la Virtus Bologna), c'è bisogno di certezze economiche in tempi relativamente rapidi perché il mercato italiano offre un numero limitato di giocatori: un elemento rodato come Valerio Mazzola - in uscita da Torino con un contratto a sei cifre - è già conteso tra Avellino e Brescia. E se si escludono atleti che potrebbero parzialmente "coprire" gli spazi di quelli già in organico, come le ali forti Gaspardo e Zerini oppure i play Cournooh e Giuri, l'elenco dei papabili è relativamente corto.

Si va dal veterano Stefano Gentile all'ex biancorosso Mian (visto dal 2009 al 2011 a Varese, in uscita da Pistoia nel reparto perimetrale, mentre tra i centri italiani - considerando poco compatibile Andrea Crosariol con "Artiglio" - Antonio lannuzzi sarebbe il candidato più gettonato (ma dovrà prima sbrogliare la matassa del contratto con Torino di cui comunque non fa più parte dei piani) e l'unica alternativa potrebbe essere l'ex tricolore Magro in uscita da Pistoia. A oggi non ci sono trattative in corso, perché senza definire con esattezza il budget è impossibile indirizzarsi su questo o quel profilo. Dopodiché, se le future contenders per i playoff 2018/19 che hanno bucato l'obiettivo nel 2017/18 schiereranno italiani come Polonara (vedi Sassari), Aradori, Baldi Rossi e forse Flaccadori (vedi Virtus Bologna), Poeta e qualche big sognando Fontecchio se non tornasse a Milano (vedi Torino), per ripetersi tra le prime otto servirà un'altra impresa se la panchina non sarà in grado di supportare lo starting five.

Se il budget sarà analogo a quello di 12 mesi fa e Coldebella e Caja dovranno pescare ancora tra le scommesse della A2, l'obiettivo sarà analogo a quello dell'inizio del 2017/18. Se invece le risorse per la squadra saranno simili a quelle del 2016/17, un italiano di qualità - e magari un investimento su un giovane futuribile - sarebbero indispensabili per provare a riconquistare i playoff.

Giuseppe Sciascia

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13 minutes ago, Giobbo said:

Eppure a parer mio, tipologia di giocatore fatto su misura per Caja.

Potresti aver ragione.

Solo che io lo vedo come il fratello scarso del fratello scemo e non ho la minima idea di come stia in campo...

quando si dice acciecato dai pregiudizi...

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Ci fosse realmente la possibilità di prendere Stefano Gentile, io lo prenderei senza dubbio, ingaggio permettendo. Mentre Abass, Milano non ce lo regala? 

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Cain rimane in bilico «Stiamo trattando»

Tyler Cain non si sbilancia in maniera definitiva sulla sua permanenza nelle file dell'Openjobmetis 2018/19. Leggendo però tra le righe l'apprezzamento per coach, sistema di gioco e città, si coglie più di quanto non dica il centro del Minnesota: le trattative per il rinnovo del contratto che ne farebbero la prima certezza straniera per la prossima stagione sembrano ormai vicine alla fumata bianca. «Restare a Varese? È possibile, ne stiamo parlando ormai da tempo - spiega - vediamo cosa succederà nelle prossime settimane ma il dialogo è serrato. Qui mi sono trovato molto bene, ho trovato un ambiente e un sistema perfetto per esaltare le mie caratteristiche e un'organizzazione ottimale per me e la mia famiglia. Io il più importante nello stile di gioco di Attilio Caja? Il basket è uno sport di squadra e ciascuno di noi ha fatto la sua parte per il successo corale in questa stagione. Però non c'è dubbio sul fatto che mi sono sentito a mio agio».

Di sicuro lei è in cima alla lista delle preferenze dei tifosi nell'elenco delle conferme desiderate...

«Ci sarebbe piaciuto chiudere la stagione in modo diverso rispetto ad uno 0-3 che comunque ci ha punito oltremisura rispetto a quello che abbiamo saputo mettere in campo nella serie contro Brescia. Però l'apprezzamento e l'entusiasmo dei nostri tifosi, che ci hanno sostenuto per tutta la stagione con grandissima passione, testimonia che la gente di Varese ha apprezzato gli sforzi che abbiamo compiuto per provare a regalare loro ulteriori soddisfazioni».

L'Openjobmetis è stata una squadra con un clima familiare all'interno del gruppo: quanto ha contribuito l'unità dello spogliatoio?

«Tantissimo, ed è stato così fin dal primo giorno. Senza alcun dubbio è stata una delle chiavi della nostra stagione oltre le aspettative. Abbiamo trascorso moltissimo tempo insieme, non solo in occasione degli allenamenti e delle trasferte, ma anche fuori dal campo; abbiamo imparato a conoscerci ed apprezzarci e questo ha aiutato a costruire una chimica di squadra fondamentale per i nostri risultati. Ci sono stati tanti alti e bassi nel girone di andata, poi dall'ultimo posto siamo riusciti a risalire fino ai playoff; ma al di là dei risultati, ogni persona che ha fatto parte dell'organizzazione, dallo staff tecnico ai giocatori, ha sempre dato il massimo giorno dopo giorno».

Lei ha vinto la sua scommessa personale nel dimostrare il suo valore anche in serie A italiana dopo l'esperienza personalmente positiva ma sfortunata a livello di club in LegAdue...

«Dopo la mia esperienza nel 2013-14 a Forlì, dove eravamo retrocessi nonostante avessi avuto un rendimento comunque positivo, non avevo più avuto la chance di misurarmi ad un livello superiore. Dopo tre stagioni in Francia ci tenevo moltissimo a verificarmi in un campionato che considero molto competitivo e stimolante. Devo ringraziare Varese per avemi dato questa opportunità ed ho provato a ripagare il club in tutti i modi possibili con impegno e dedizione».

Giuseppe Sciascia

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