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VareseFansBasketNews

  • simon89
    L’Itelyum sbanca nettamente il campo del Nymburk e prenota le semifinali di FIBA Europe Cup. Perentorio successo esterno, stasera, mercoledì 6 marzo, per la compagine di Tom Bialaszewski nell’andata dei quarti di finale: Varese mette in cassaforte un tesoretto di 15 punti di vantaggio in vista del retour-match di mercoledì 13 marzo a Masnago (si passa col miglior quoziente canestri sull’arco del doppio confronto). E scaccia i cattivi pensieri dopo la rullata nel derby con Milano, tornando dalla Repubblica Ceca con il minor bottino subito in 18 mesi di Moreyball.
    Stavolta si apprezza una Itelyum più solida che scintillante, non brillante dal perimetro (10/38 da 3 di cui 2/16 nel primo tempo), ma efficace nella protezione dell’area colorata attorno al totem Sklyar Spencer (al quale non rendono merito i 7 rimbalzi e le 2 stoppate delle statistiche).
    Varese festeggia il colpaccio insieme alla ventina di tifosi al seguito, e scopre le qualità di Hugo Besson in una partita che mostra la doppia dimensione del francese: le qualità balistiche non saranno quelle di Hanlan, ma quando c’è bisogno di saltare l’uomo e innescare i compagni l’ex Belgrado sa farsi sentire (6 assist).
    E la trazione posteriore Mannion-Moretti-Besson combina per 46 punti e 15 assist, innescando alla distanza un attacco inizialmente in affanno (19 punti nei primi 15’ e 34 a metà gara). E la difesa che regge l’urto quando dall’arco si collezionano solo ferri (0/6 da 3 nel primo quarto), che accende qualche guizzo dopo il 23-19 del 10’ mettendo la freccia con uno strappo sull’asse Mannion-Spencer (23-28 al 17’).
    Il primo solco si scava nel terzo quarto con un 2-11 sull’asse perimetrale Brown-Besson mentre Spencer chiude l’area (42-51 al 27’). Ultimo sforzo dei padroni di casa il 53-57 del 32’, poi il ritmo si alza e il campo si apre con una doppietta dall’arco di Moretti che vale il definitivo 56-69 del 35’.
    Varese tocca anche il più 17 e non spreca scarto nel rush finale; la qualità del Nymburk è parsa modesta, ma va dato merito all’applicazione dei prealpini soprattutto nel contenere il talento di Gordon.
    Domenica contro Brindisi sarà un test più impegnativo per il peso specifico dei punti in palio in chiave salvezza, ma la fiducia generata dal successo in Repubblica Ceca migliora decisamente il morale della truppa.
    Giuseppe Sciascia
     

  • simon89
    Se il nuovo assetto è questo, dormiamo preoccupati. Ammesso di riuscire a chiudere occhio. La prima “recita” della Openjobmetis senza Hanlan è un disastro memorabile sul campo di Milano che fa letteralmente a polpette una Varese cadaverica, morta, inguardabile (94-63). Una squadra che dopo 5′ di partita – non è una battuta – è già abbondantemente sconfitta e che nell’arco di 40′ non è in grado nemmeno di mettere in piedi una reazione, un muso duro, un motivo per strappare un applauso.
    Bialaszewski dice che «questa sera non salvo neppure una cosa» della prestazione biancorossa e, almeno su questo, ha ragione. Estendiamo il giudizio alle centinaia di persone che hanno preso la macchina e viaggiato nella pioggia con qualche speranza, visto che in questo campionato a volte capita che la favorita si faccia sorprendere. E’ avvenuto anche poche ore fa con Sassari che ha fatto lo sgambetto a Bologna, ma con Varese questa cosa pare vietata. Mai una volta, in due anni, che si sia riusciti a fare il colpaccio con le prime della classe perché la formazione biancorossa, con questo sistema, non fa altro che giocare a suo modo, con la cavalleria contro i Panzer. Al posto di provare un’imboscata, un diversivo, una mossa a sorpresa.
    E così, imperterrita, la Openjobmetis accetta i cambi difensivi e viene travolta dalla maggiore fisicità di Milano che, non contenta di dominare al tiro, si porta a casa 54 rimbalzi contro 28. Un dato che a un certo punto diceva 33-7 per l’Olimpia. Numeri impietosi, partita dolorosa nella quale viene triturato pure Hugo Besson, il cui esordio lascia perplessi: male al tiro, tremante in lunetta, buono come incursore. Ora che abbiamo l’identikit, lo si usi per le sue qualità e non per fare cose per cui non è tagliato (leggi: tirare sugli scarichi piedi per terra).
    Per quello ci sarebbero altri uomini che però questa sera hanno fatto pure peggio, McDermott e Moretti, mentre Brown è stato subito eliminato dai falli e Spencer non è quasi mai stato servito. A salvarsi, in qualche maniera, è stato Nico Mannion che se non altro ha trovato la via del canestro con un po’ di continuità, ma lo diciamo solo per la cronaca.
    Di certo questa squadra, orfana di Hanlan, non può e non deve ripetere questa partita né mercoledì a Nymburk né – tantomeno – domenica in casa con Brindisi. Perché giocando così la coppa finisce subito e la salvezza diventa un obiettivo a rischio e, visto il calendario, perdere con i pugliesi sarebbe un disastro.
    PALLA A DUE
    Messina e Bialaszewski, già primo e vice a Milano qualche anno fa, hanno più di una gatta da pelare al momento di fare la squadra. L’Olimpia ha nove giocatori (fuori Mirotic, Tonut e Napier, Flaccadori a referto senza giocare), l’Openjobmetis deve inserire Besson e ha perso Librizzi pur riattivando Okeke. Moretti affianca Mannion in quintetto mentre l’EA7 mette Voigtmann sotto canestro contro Spencer. Tanti, al solito, gli affezionati da Varese nonostante tutto.
    LA PARTITA
    Q1 – Il primo periodo dura una manciata di minuti, con il punteggio sull’8-6 (tripla di Wolde, libero e entrata di Mannion). Poi basta, Varese è una comparsa nella nebbia e si becca un 16-0 sul groppone fatto di triple segnate da Milano e di tiri simili ma falliti a ripetizione dagli uomini di Bialaszewski. Che stavolta azzecca il tempo del timeout ma solo quello: si riparte a testa bassa sbagliando di tutto (Besson 0/3 per dire) pure senza Brown eliminato subito da due fischi molto dubbi. Se la prima sirena arriva sul 29-13 è solo perché Mannion si accende negli ultimi 90” muovendo il punteggio.
    Q2 – Arriva una reazione? Nemmeno per sogno. Si prosegue con un’unica variazione: al posto di lasciare triple facili, Varese stavolta sceglie di incassare manciate di canestri comodi da sotto, frutto anche di continui cambi di marcatura che favoriscono a ripetizione anche i rimbalzisti milanesi. Il dato al 20′ è mostruoso: 33-7. Ricci fa quel che vuole, Melli pure e alla OJM non basta qualche minimo sprazzo offensivo di McDermott né i primi punti di Besson. L’Olimpia valica quota 50 in scioltezza e si ferma sul 54-30.
    Q3 – L’unico, minimissimo, segnale di risveglio arriva dopo qualche minuto di traccheggio nel terzo periodo ma basta poco a Milano per respingere ogni pericolo. Per lo meno, nel quarto, Varese ritrova un minimo di confidenza con il canestro (i 20 punti segnati sono il massimo nell’arco di una frazione) ma il punteggio al posto di ridursi si amplia ancora: 81-50. Praticamente la OJM alla mezz’ora è sotto ai punti segnati dall’EA7 a metà partita, tanto per far capire l’andazzo.
    IL FINALE – L’ultimo scorcio è quindi solo utile per le statistiche. L’unica cosa davvero buona è il ritorno in campo di Leonardo Okeke dopo 11 mesi, con un canestro da sotto a coronare l’esordio con la maglia di Varese. Nel finale spazio anche a Virginio che – almeno – ci mette impegno mentre dalla parte opposta pure Caruso trova qualche canestro dopo molti errori. Sipario sul 94-63, meno 31. Sembra di essere tornati alla trasferta con Bologna, nel risultato e nel (poco) animo.
    Damiano Franzetti
     

  • simon89
    È un giovane ma talentuoso giocatore francese il sostituto di Olivier Hanlan, ormai destinato al CSKA Mosca: la Pallacanestro Varese ha infatti annunciato di aver messo sotto contratto Hugo Besson, classe 2001, prelevato dall’FMP Belgrado ma già scelto al draft NBA.
    Una mossa a sorpresa – il nome di Besson non era mai stato fatto nei giorni scorsi – e con diversi aspetti da valutare. Anzitutto il neo-biancorosso (è nato ad Angers, nella Loira ed è cresciuto a Chalon) è per l’appunto francese, quindi comunitario e dunque lascia a disposizione del club l’ultimo visto per giocatori extra UE.
    E poi Besson ha firmato un contratto pluriennale, anche se per il momento non si conoscono i dettagli: l’operazione condotta dai dirigenti biancorossi è quindi pensata a medio termine e non è stata fatta solo per tappare un buco, per quanto importante, lasciato dall’addio di Hanlan. Intanto sarà tesserato anche per la Fiba Europe Cup.
    Alto 1,94, proveniente da una famiglia di giocatori e allenatori, Besson è stato scelto al numero 58 del draft 2022 dagli Indiana Pacers (lo stesso anno di Paolo Banchero,  Gabriele Procida e Matteo Spagnolo) anche se i suoi diritti NBA sono ora di proprietà dei Milwaukee Bucks. La “chiamata” arrivò dopo le ottime prestazioni mostrate nelle squadre in cui Hugo ha giocato: Antibes, Chalon, St. Quentin (nel secondo campionato), i neozelandesi degli Auckland Breakers e infine i Metropolitans ’92 di Parigi con cui l’esterno ha disputato anche la finale scudetto dello scorso anno, persa con il Monaco. Nell’ultima annata in Francia (compagno di squadra di Victor Wenbanyama) ha realizzato 9,2 punti di media con il 46,2% complessivo dal campo e il 30,1% da 3 punti, con 2,2 rimbalzi e 2,1 assist.
    In questa stagione Besson si è trasferito all’FMP Belgrado (non era ancora in squadra quando i serbi affrontarono la Itelyum nel match di qualificazione per la Champions: vinse Varese con canestro decisivo proprio di Hanlan). Nella lega adriatica, la ABA Liga, stava segnando 13,9 punti con 3,4 rimbalzi e 2,2 assist anche se con qualche difficoltà nel tiro pesante.
    La Openjobmetis ha affidato al responsabile scouting, Matteo Jemoli, le parole di rito su Besson: «Siamo estremamente contenti della firma di Hugo. Si tratta di un giocatore giovane, con davanti a sé un grande futuro, ma che già oggi potrà essere molto utile alla squadra con le sue caratteristiche. È un ragazzo talentuoso che fa del gioco senza palla e della dinamicità le sue armi migliori».
    Damiano Franzetti

  • simon89
    Viene dall’Indiana, terra dove si respira basket, e anche per quello è – probabilmente – il giocatore più completo a livello tecnico dell’Openjobmetis di Tom Bialaszewski. Tiratore preciso, difensore affidabile, rimbalzista esplosivo: non è un caso se Sean McDermott, 27 anni, è apprezzato senza riserve dal pubblico di Varese.
    Lo abbiamo incontrato al Centro Campus, prima di una sessione di allenamento facoltativa, alla quale però McD non si è sottratto. Perché se Varese si vuole salvare senza patemi, vuole inseguire la speranza playoff e fare strada in Europa, il lavoro da fare è ancora parecchio.
     
    Sean, lei ha giocato in NBA e G-League ma quella di Varese è la prima “tappa” sportiva fuori dagli USA. Qual è il primo bilancio di questa avventura?
    «È un tipo di esperienza che ricorda parecchio quella che ho vissuto al college perché qui in Italia tutte le partite contano molto e perché il gioco di squadra è importante per fare risultato. Ovviamente la NBA è il posto a cui tutti aspirano, però io ho sempre pensato di poter affrontare un’esperienza europea e il livello che ho trovato qui è molto interessante».
    Cosa le piace di Varese? Come si è calato nella nostra realtà?
    «Sono qui con la mia famiglia (moglie e figlia piccola ndr) e ci siamo sentiti accolti a braccia aperte. Siamo contenti perché, al di là del lato sportivo-lavorativo – ci sono tante cose da fare e da vedere. Varese è bella, è vicina a Milano e alla Svizzera e offre molte possibilità. Non sono molto abituato al traffico ma non c’è niente che non mi piaccia».
    Sotto la guida di Luis Scola la Pallacanestro Varese si è data una organizzazione interna “all’americana”. Il club è davvero vicino al basket USA da questo punto di vista?
    «Sì, credo proprio che siano poche le società europee che lavorano in questo modo. Noi giocatori abbiamo una palestra separata dove fare allenamento, spogliatoi che sono una vera e propria casa per l’intera stagione. Quando entri nella zona riservata puoi davvero lasciare al di fuori tutto il resto e concentrarti solo sull’allenamento e sul gioco».
    A dicembre ha dovuto affrontare un infortunio (frattura alla mano ndr) che l’ha tenuta fuori dal campo per un mese e mezzo. Come ha vissuto questo periodo?
    «Non mi era mai capitato un infortunio che mi tenesse fermo per così tanto tempo. Il fatto che mi sia fatto male alla mano mi ha permesso, almeno, di continuare ad allenarmi dal punto di vista fisico e quindi non ho perso lo stato di forma. Però non è stato semplice perché, appunto, per me era la prima volta e non sapevo fino a che punto avrei potuto “spingere” per affrettare il rientro».
    Tra l’altro la sua assenza è coincisa con il momento più difficile per la squadra.
    «Sì, è vero ma solo perché nel nostro sport l’assenza di un uomo nelle rotazioni già impostate, che nel nostro caso non sono lunghissime, costringe la squadra a fare adattamenti o a inserire altri uomini. Ed è chiaro che questo crea problema a tutta la struttura».
    A proposito dei suoi compagni: con chi ha legato più a fondo? Come si relaziona, invece, con l’allenatore?
    «Inizialmente è più facile legare con gli altri americani perché parlano la tua lingua, ma in questo gruppo nessuno ha un ego individuale che emerge sugli altri. Al nostro interno non ci sono problemi a relazionarsi con i compagni e, anzi, tra le squadre in cui ho giocato Varese è quella in cui ho visto la maggiore coesione. Siamo un gruppo unito. Per quanto riguarda i tecnici, qui ogni persona dello staff ha un ruolo preciso, ognuno lavora su determinate cose e ci si può relazionare con tutti in base ai propri bisogni. Il compito di Bialaszewski è coordinare tutto questo: ha un ruolo difficile ma che non è molto diverso rispetto a quanto ho visto in passato».
    Nelle stories che lei pubblica su Instagram emerge come la religione sia centrale nella sua vita. Come vive questo aspetto?
    «Sono cristiano, anche se non di confessione cattolica, leggo abitualmente la Bibbia e credo che la fede in Dio sia la cosa più importante della mia vita. La famiglia, il lavoro, il basket, l’istruzione sono tutti aspetti centrali ma vengono dopo Dio. A riguardo non ho storie particolari da raccontare: è una cosa che sento fin da bambino, e che non ho alcuna intenzione di cambiare».
    Torniamo sul campo. Quali possono essere le strade della Openjobmetis/Itelyum da qui alla fine della stagione?
    «L’obiettivo in coppa è prima di tutto quello affrontare le prossime due partite con Nymburk e superare il turno. Poi, una volta che si è tra le prime quattro, tutto può accadere anche perché possono incidere molti fattori. In campionato mancano dieci partite e sono ancora tante: può succedere di tutto e io credo che Varese abbia la possibilità di vincere più di qualche partita. Se questo accadrà dovremo provare a pensare di andare ai playoff».
    A Varese il suo modo di giocare è molto apprezzato dai tifosi. Lei crede che possa restare in biancorosso anche nella prossima stagione?
    «Se ci fosse la possibilità di rimanere a Varese sarei molto contento: ho una opzione per il secondo anno di contratto e mi piacerebbe proseguire, anche se poi non dipende solo da me. Di certo sono molto felice dell’apprezzamento dei tifosi: è bello sapere che quando dobbiamo entrare in campo c’è tutto questo attaccamento alla squadra. Aiuta a dare qualcosa in più rispetto alla parte puramente tecnica della partita».
    Damiano Franzetti

  • simon89
    Lo sguardo è sempre quello, la stretta di mano – una tenaglia – pure, per non parlare del piglio sempre vivace. Giusto i capelli sono un pizzico meno scuri e più radi rispetto a un tempo, rispetto a quella notte stellata – era l’11 maggio del ’99 – in cui gli incorniciavano il volto insieme a una barba folta che, oggi, è appena accennata.
    Oggi, appunto, è il giorno in cui Andrea Meneghin compie cinquant’anni e fa una certa impressione scriverlo, dirlo, leggerlo, vista la sua indole da eterno guascone, il suo abbigliamento quasi sempre informale (domenica ha condotto la telecronaca della finale di Coppa Italia indossando una t-shirt con l’effige del fantozziano Geometra Calboni), la battuta sempre pronta che, però, nulla toglie alla grande competenza con cui il Menego racconta le partite di basket.
    Ma se oggi Andrea è una delle voci più apprezzate dei canestri italiani, c’è stato un tempo in cui ha letteramente dominato il gioco in Europa. Arrivato giovanissimo in Serie A (esordio: 23 settembre del 1990), portando sulle spalle un cognome che lo ha messo fin da ragazzino sotto i riflettori, Meneghin si è poi guadagnato uno spazio di primissimo piano nel basket italiano. Risulta quasi inutile ricordare la scalata dei Roosters fino allo storico decimo scudetto del ’99, tanto fu l’impatto di quella squadra sul campionato italiano.
    Un impatto che venne poi proiettato sull’Europeo successivo in Francia nel quale Meneghin fu altrettanto protagonista: come per Varese, Andrea non era la prima punta della squadra né, a un occhio meno attento, il giocatore più appariscente. Ma la sua capacità di dominare in difesa, colpire in attacco, accettare ogni cambio di marcatura, tirare da fuori o andare al ferro fu decisiva sia per i Roosters sia per gli Azzurri. Che quella volta vinsero la medaglia d’oro.
    Purtroppo, a limitarlo in campo, non furono gli avversari ma i problemi fisici emersi già nella sua esperienza alla Fortitudo Bologna: i guai alle anche lo hanno costretto a un ritiro anticipato dopo gli ultimi, godibilissimi, sprazzi con la sua Varese. Andrea, sposato con due figlie, è transitato dalla panchina e poi ha trovato la sua collocazione con il microfono e le cuffie da “spalla tecnica” su Eurosport-Dmax ma resta un simbolo per una generazione di varesini figli – ognuno a suo modo – dell’epopea della Ignis che con i Roosters del Menego hanno vissuto l’ultima, indimenticabile, pagina di gloria sotto canestro. Auguri Andrea.
    Damiano Franzetti

  • simon89
    Chi sale, chi scende. Varese si muove sul mercato: pensa, sonda, valuta. In crescita le quotazioni di Nuni Omot , giù quelle di Michael Gilmore nei ragionamenti in atto sul rinforzo straniero da aggiungere in vista del rush finale della stagione.
    SITUAZIONE GILMORE
    L’ala forte statunitense di passaporto belga resta vincolato al Paok Salonicco, che stasera lo inserirà a referto nel quarto di finale della Coppa di Grecia contro gli arci-rivali cittadini dell’Aris. Per ora il cestista del 1995 non è fuori dai piani del club ellenico: la situazione potrebbe evolversi la prossima settimana, ma il problema principale da superare riguarderebbe il range economico. Il concetto è chiaro: Varese ha bisogno di un giocatore di complemento, sia per minutaggio (15-20 minuti al massimo) che per costi (non più di 10mila dollari al mese?). E per convicere Gilmore, che in Grecia viaggia a circa 20 minuti di media a partita, servirebbe una proposta economica superiore alle disponibilità dell’OJM.
    PISTA OMOT
    Dunque l’attenzione si è nuovamente spostata su Omot, per il quale non serve attendere: la 30enne ala sud-sudanese, che ha scuola tecnica americana tra high school e università (laureato nel 2018 a Baylor), è infatti free agent da quattro settimane, dopo aver risolto consensualmente l’accordo coi francesi di Roanne, dove s’era accasato a novembre. Un problema muscolare accusato dopo due gare in Pro A l’ha fermato per oltre 40 giorni, poi è tornato in campo a metà gennaio, chiudendo però subito dopo l’accordo col suo club. Ora Omot è in cerca di una nuova collocazione per prepararsi al meglio alle Olimpiadi di Parigi, che ha raggiunto con la selezione africana chiudendo i Mondiali al 17° posto.
    VELOCITA’ E ARCO
    Si tratta di un cestista dal notevole potenziale atletico che ama giocare in velocità ed è pericoloso dall’arco: in Europa ha fatto bene in Polonia e Germania (14,3 punti e 5,6 rimbalzi di media nel 2021/22 al Giessen), nella scorsa annata ha provato la carta NBA finendo in G-League tra le squadre di sviluppo di New York e Orlando, poi s’è trasferito in Egitto vincendo da Mvp la Basketball Africa League (pari alla Champions League FIBA) con la maglia dell’Al-Ahly.
    Il profilo è interessante, ma per caratteristiche tecniche e qualità fisiche (204 centimetri per 91 chili) sarebbe un clone di Gabe Brown. Ossia un giocatore agile, dinamico e salterino, ma comunque leggero (più di Gilmore, che ha centimetri ma comunque non fisicità).
    RIFLESSIONI
    Per questo Varese riflette sul da farsi, anche se il mercato non sembra offrire alternative credibili. Ad oggi non ci sono firme imminenti, domani la squadra tornerà ad allenarsi con Leonardo Okeke aggregato al gruppo ma nessun volto nuovo. In ogni caso il tempo delle scelte non andrà oltre la prossima settimana, anche se il termine ultimo per il quinto e ultimo suppletivo per la FIBA Europe Cup scadrà il 4 marzo.
    Giuseppe Sciascia

  • simon89
    Non bellissima ma caparbia e, nel complesso, decisamente superiore all’avversaria. La Openjobmetis si prende due punti d’oro nella sfida storica, ma di bassa quota, contro Pesaro e si porta su un rassicurante +6 in classifica (+ 8 virtuale visto il doppio confronto favorevole) sui marchigiani dell’amico Meo Sacchetti.
    Il 91-80 premia con merito i biancorossi e apre le due settimane di pausa garantendo maggiore tranquillità a squadra, società e ambiente: lo stop al campionato andrà sfruttato al meglio sia dal punto di vista fisico sia da quello del mercato con la ricerca del quinto straniero che diventa importante per il rush finale.
    Intanto, pur tra qualche alto e basso, la squadra di Bialaszewski si conferma per lo meno superiore alla zona a rischio della Serie A. I biancorossi partono a bomba ma poi si perdono nei soliti rallentamenti e permettono a Pesaro di tornare a contatto prima della pausa lunga. Nella ripresa però Varese trova regolarmente gli uomini in grado di creare un vantaggio sui rivali, di mantenerlo e di consolidarlo. Hanlan cambia marcia, poi tocca a un Woldetensae ritrovato lasciare il segno sulla partita, ed è bello l’epilogo della serata con Tomas travolto dall’affetto del pubblico durante il giro di campo celebrativo. La Openjobmetis però ringrazia, eccome, anche le sue ali americane: Brown è il top scorer e si inventa alcune triple fuori dagli schemi che mandano gambe all’aria la Vuelle, McDermott è il solito uomo dalla doppia dimensione: segna nel primo tempo, lavora ai fianchi gli avversari nella ripresa.
    Tutto bene dunque? No, perché nell’arco dei 40′ Varese si concede di nuovo a pause e incertezze: i biancorossi sono travolti a rimbalzo dagli ospiti (ben 19 le carambole raccolte da Pesaro in attacco) che tirano ben 81 volte contro le 73 di Hanlan e soci. Per fortuna con percentuali disastrose dall’arco (19%) cadendo spesso nelle trappole tattiche biancorosse che invitano al tiro anche chi tiratore non è. La seconda nota dolente è legata a certe situazioni difensive che – nel primo tempo – sono una croce per Varese: con Librizzi in campo, per esempio, gli avversari sfruttano la differenza di peso in post basso e il povero Matteo è spesso lasciato in balia della situazione. Meno brillante del solito anche Mannion, “bussato” però troppo spesso dai difensori lasciati a lungo impuniti da un arbitraggio non proprio casalingo, anche se poi è il pericoloso McDuffie a farne le spese (doppio fallo tecnico ed espulsione: aveva segnato 16 punti in 25’…).
    Ma – dicevamo – questa Varese non poteva perdere contro questa Pesaro ed è stata brava a mantenersi sempre davanti, spinta dal solito pubblico da 4.700 unità che in casi simili dà sempre un contributo. Ora, dicevamo, la pausa e poi si riprenderà al Forum contro Milano: un appuntamento da mettere fin d’ora nel mirino perché una vittoria “fuori ordinario” potrebbe permettere di svoltare una volta per tutte.
    PALLA A DUE
    È un prepartita lungo e speciale quello di Varese-Pesaro. C’è una bella accoglienza a Meo Sacchetti, oggi coach marchigiano, c’è un saluto del pubblico a Tambone, c’è soprattutto un lunghissimo e commosso applauso a Bob Morse, presente alla parita. E poi tornano i fischi a Bialaszewski al momento della presentazione, una protesta che riprende vigore dopo qualche partita. In campo nulla di particolare da segnalare: soliti cinque per la OJM, i due ex (Moretti e Tambone) dalla panchina.
    LA PARTITA
    Q1 – Primi minuti d’equilibrio, poi è il tiro pesante a fare la differenza: segnano Brown e Hanlan e gli errori di Pesaro consegnano il break a Varese che scappa 16-8. Sacchetti spende timeout dopo 4′ ma la Carpegna non si risolleva: tre palle perse ospiti permettono alla OJM si siglare il +12 (24-12) con Mannion che all’inizio serve i compagni e poi segna di suo. Peccato per l’epilogo: il ferro sputa la tripla del +14 di McDermott, Tambone corre il campo e imbuca da 10 metri sulla sirena il 29-21.
    Q2 – I quintetti di Bialaszewski non convincono in avvio di ripresa: dentro Librizzi e Moretti molto a lungo e dopo qualche minuto arriva un blackout: Varese spreca un vantaggio di 9 punti (ultimo canestro di McDermott in avvicinamento) e si fa rimontare dalla Carpegna sino al pareggio con gli ispirati Bluiett e McDuffie. Un antisportivo a Bamforth e una tripla di Brown rivitalizzano la OJM negli ultimi 3′ anche se Hanlan continua a litigare con il canestro. Arriva anche il terzo fallo di Mannion in attacco, però almeno i biancorossi rimettono il naso avanti (47-43).
    Q3 – Si riparte con un Hanlan in più nel motore biancorosso: il capitano costruisce un 9-0 personale con una tripla e due “canestro e fallo” che permettono di ricostruire un vantaggio solido. Quando però Varese alza il piede dalla tavoletta, la Vuelle è di nuovo vicina e con Ford ritrova il -3. A quel punto però c’è un nuovo protagonista, Tomas Woldetensae: l’esterno sbaglia il primo tiro da lontano ma poi infila una doppietta pesantissima dall’arco cui aggiunge anche due liberi. Grazie a lui Varese doppia la boa del 30′ sul 69-64 e solo il cronometro gli nega la terza prodezza sulla sirena.
    IL FINALE
    A direzionare il match in via definitiva verso Varese è però il miglior giocatore avversario, Markis McDuffie: già gravato di un tecnico per evidenti proteste, l’americano si prende un’altra “Grande T” a inizio ultimo periodo facendo scattare l’espulsione automatica. Varese trova anche un Ulaneo pronto (a differenza del “giro in campo” precedente) con Spencer che può tornare con maggiore tranquillità sul parquet. Brown non smette di colpire dall’arco e così per qualche minuto la Openjobmetis va in scioltezza, trovando qualche punto anche dalle parti di Moretti mentre Mannion continua a chiedere agli arbitri falli che non arriveranno. Sacchetti perde per falli anche Tambone e soprattutto assiste impotente a una serie di triple fallite dai suoi, ormai troppo precipitosi. Varese ringrazia, tocca anche il +16 e dà spazio a Virginio, abile a chiudere la nottata con la tripla del 91-80.
    Damiano Franzetti
     

  • banksanity6
    Vittoria che mette Varese in una posizione di classifica apparentemente tranquilla allungando proprio su Pesaro e Brindisi che rimangono rispettivamente a 6 e 8 punti di distanza. Partita in cui Mannion e compagni rimangono praticamente sempre in testa e che Pesaro è brava a ricucire in più di una occasione. Nel secondo tempo grazie ai raid offensivi di Hanlan ed ad un ritrovato Woldetensae i padroni di casa riescono ad allungare e a gestire il vantaggio fino alla sirena finale che sancisce il termine del match. Ma veniamo alle valutazioni dei singoli:
    Mannion 6,5 : Nico fatica a a trovare la via del canestro sia in penetrazione che dalla lunga distanza ma è l'unico che riesce a far trovare fluidità e velocità nelle esecuzioni offensive. Senza di lui tutto risulta più lento e macchinoso. SVITOL
    Ulaneo 6 : qualche volta sbaglia conclusioni banali anche se lotta sempre con voglia; nella seconda comparsata risulta più concreto e si fa apprezzare. LEONCINO
    Spencer 7,5 : sempre pronto a rimediare in tap in agli errori dei suoi compagni in entrata. A rimbalzo è sempre un fattore e piazza 3 stoppate giusto per far capire che aria tira sotto il canestro di Varese. INESAURIBILE
    Woldetensae 7,5 : prima imprime il suo marchio di fabbrica in difesa e poi si sblocca anche con il tiro pesante (mette anche un triplone da lontanissimo ma appena fuori tempo massimo). A fine gara riceve l’abbraccio del coach e soprattutto quello di tutto il palazzetto che gli dedica una standing ovation. MONUMENTALE
    Moretti 6,5 : non una serata indimenticabile per le percentuali al tiro ma i canestri che il moro realizza hanno un peso specifico notevole. Sempre più evidente che il meglio lo regala quando non ha compiti di impostazione ma si può dedicare a colpire sugli scarichi. GUARDIANO
    Librizzi 5,5 : tra tutti i giocatori ruotati è sembrato quello più in difficoltà; potrebbe essere un calo fisico e fisiologico manifestatosi dopo il rientro dall’infortunio. SCARICO
    Virginio 6 : entra nel finale a risultato acquisito e per questo tira 2 volte con leggerezza e la seconda conclusione da 3 punti la manda a segno. CONVINTO
    Hanlan 6,5 : serata in cui non è particolarmente ispirato anche se è L’artefice della fiammata nel secondo tempo in cui Varese allunga e raggiunge una distanza di sicurezza che la porta alla vittoria senza grossi patemi nel finale. DETERMINANTE
    McDermtt 6,5 : questa sera sembra voler selezionare con accuratezza le conclusioni. Tira poco e bene soprattutto nel pitturato. Riesce a dare un contributo sostanzioso anche a rimbalzo. CENTELLINATO
    Brown 7,5 : da fuori è in un periodo magico; più la conclusione è complicata più lui se la prende e la manda a segno. Nel primo tempo è incontenibile. Cala nella ripresa e deve riuscire a imparare a gestire i contropiedi dove spesso e volentieri deraglia e rischia di farsi male. MORTIFERO

  • simon89
    Un gruppo di investitori americani pronti a versare un gruzzolo importante nel contenitore Varese Sports and Entertainment e garantire così la potenza di fuoco necessaria per implementare il suo progetto. Nella sua second life da dirigente, Luis Scola non ha perso il tocco del bomber che l’ha portato ad essere una leggenda del basket FIBA e un giocatore NBA per 10 anni. Dopo lo “zero al quoto” dell’operazione Pelligra, il General ha trovato un’alternativa a stelle e strisce per riempire la società-contenitore registrata lo scorso 12 gennaio.
    Il socio forte biancorosso è stato di parola: il progetto è mio e dovrò trovare gli investitori disposti a rafforzarlo senza gravare sulle spalle dei “soliti noti”. Alla prova dei fatti, parrebbe esserci riuscito pescando tra contatti di caratura internazionale che sono ovviamente fuori portata per il resto della dirigenza biancorossa.
    L’identità dei partners ancora non è nota, l’unico indizio è la nazionalità e il legame diretto con l’a.d. biancorosso (da capire però se maturato nel corso della lunga carriera NBA, oppure in altri campi visti i molteplici investimenti post carriera dell’ex superstar argentina).
    Ma stavolta la garanzia è il legame col General: i 2 milioni di euro promessi dal gruppo di Melbourne ma mai giunti nelle casse biancorosse arriveranno dai sottoscrittori dell’operazione Varese Sports and Entertainment, a partire dagli americani.
    QUOTE IN MOVIMENTO
    Non promesse ma fatti: “Varese nel Cuore” è stato allertato due giorni fa per avviare le procedure necessarie per il primo passaggio di quote. Nei prossimi giorni, dunque, il consorzio si riunirà in assemblea per i passaggi formali, in vista dell’appuntamento dal notaio che nell’ultima settimana di febbraio formalizzerà il primo step della procedura. L’iter formale ricalcherà lo schema già messo a punto per il gruppo Pelligra: due aumenti di capitale per l’ammontare complessivo di 2 milioni di euro, che porteranno a una redistribuzione delle quote societarie nelle analoghe modalità dell’operazione precedente.
    LA STESSA FETTA DI LUIS
    Al completo versamento della somma, Varese Sports and Entertainment rileverà il 45% del capitale, quota paritetica a quella di Luis Scola (attualmente al 51%), mentre “Varese nel Cuore” scenderà dal 39% all’8% e il Trust passerà dal 5% al 2%. Il versamento dei 2 milioni sarà una tantum ma, una volta assunta la qualifica di soci, il nuovo contenitore parteciperà alla vita societaria - definizione del budget e ripianamento delle perdite - in funzione della sua quota.
    AVANTI NELLA RICERCA
    La ricerca di sostenitori dell’operazione VSE prosegue comunque al di là della presenza - già certificata sotto forma di bonifico - degli americani: la data del secondo aumento di capitale dipenderà dal raggiungimento della “massa critica” non oltre il 30 giugno. Da qualche settimana sono in corso sondaggi con altre aziende, del territorio e non, interessate all’investimento nell’impresa sportiva lanciata dal General per finanziare il suo progetto. La priorità è accordata alle new entries, non c’è ovviamente chiusura per chi fa già parte della famiglia biancorossa e desidera aderire all’iniziativa. Di fatto la proprietà del club biancorosso assumerà un format “Scola e più Scola”, raggiungendo il 90% tra la quota amministrata a titolo personale e l’altra da collettore di VSE assieme all’attuale vicepresidente Paolo Perego.
    Giuseppe Sciascia

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