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VL Pesaro - Openjobmetis Varese


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Non dimentico io c'ero nel 1988

Il piede di Cook. «L’errore più grave della mia carriera»

Parla Roberto Pasetto, l’arbitro della semifinale ’88 che Varese perse contro Pesaro per una svista. A distanza di 29 anni il fischietto ripercorre con noi l’azione decisiva e quel maledetto “non fischio” su Thompson

Le gradinate del tempio sono velate di sogni, sudore, lacrime e trionfi: cose che il vento non si è ancora portato via.

Storie, che ci arrivano sussurrate dai giorni in cui la pallacanestro era fatta dagli uomini e il Lino Oldrini esplodeva in quelle sfide che valevano una vita, uno scudetto.

Quella era una DiVarese fortissima, probabilmente la più forte di tutte: aveva trionfato nella stagione regolare e tutti quanti erano convinti che avrebbe vinto il campionato.

Sulla strada verso la gloria, quella torrida sera del 7 maggio 1988, la squadra di Isaac si trovò di fronte la Scavolini Pesaro allenata da Bianchini. Semifinale, gara 3, decisiva: l’anticamera della gloria. Fu una partita bastarda e brutta, fatta di nervi, punto a punto fino al termine, decisa da un errore madornale di un arbitro: Roberto Pasetto.

Che non vide quello che tutti videro e che qualche ora più tardi Aldo Giordani mostrò e rimostrò alla Domenica Sportiva nella prima moviola della storia dedicata al basket: il piede del pesarese Cook per metà sulla linea di fondo, proprio mentre il giocatore di Bianchini soffiava la palla a Thompson a una manciata di secondi dalla fine.

Grazie a quel non fischio Pesaro volò a vincere lo scudetto, mentre a Varese restarono le lacrime amare.

Comprese quelle di un ragazzino undicenne che le pianse tutte, seduto sul suo posto in Gradinata, e che oggi chiude un cerchio scrivendo questa intervista.

«Quel non fischio – dice Roberto Pasetto – è stato l’errore più grave della mia carriera, e me lo porto ancora dietro: mi pesa tantissimo».

Padovano di nascita, fiorentino d’adozione, Pasetto è stato uno degli arbitro degli anni d’oro della pallacanestro italiana: quasi 800 partite arbitrate, una carriera sontuosa.

E quel non fischio, che ancora è nella sua mente. «Fu un errore – continua – che venne subito smascherato dalla televisione. Ricordo bene, ricordo tutto. Io mi trovavo sulla linea di fondo, troppo vicino alla linea di fondo: fu un errore di posizione, prima di tutto.

Ricordo che Cook andò in penetrazione e io ero concentrato sulle braccia e sul corpo del giocatore per vedere eventuali falli.

Poi Cook sbagliò e Thompson catturò il rimbalzo, e io con la mente ero già proiettato all’azione successiva: quella dell’ultimo attacco di Varese, quella decisiva. Invece Cook rubò il pallone a Thompson, e io davvero non fui in grado di vedere quel piede che calpestava la linea».

Un errore grave, decisivo: «Quella DiVarese era oggettivamente la squadra più forte e sì, probabilmente il mio errore costò lo scudetto alla squadra di Isaac». Sono passati degli anni, tanti: la DiVarese, squadra bellissima e maledetta, non riuscì mai a vincere nulla (due anni dopo, sempre contro Pesaro ma questa volta in finale, ci si mise il ginocchio i Sacchetti a far crollare i sogni).

Su quel “non fischio” si è detto, scritto e litigato tanto: lo stesso Bianchini, qualche anno fa, ha ammesso che in effetti quel piede di Cook era fuori dal campo. «Ma – sorride Pasetto – l’ha ammesso soltanto ora perché ormai era andato in prescrizione».

E’ giusto parlarne così, è giusto parlarne ora: il giorno in cui l’eterna sfida tra Varese e Pesaro si ripete rinnovandone il fascino. «Erano partite meravigliose – ricorda l’arbitro padovano – che ho avuto l’onore e la fortuna di arbitrare. In quegli anni io ero in quel gruppo di giovani fischietti lanciati in serie A – io, Reatto, Zancanella, D’Este – che fin dall’inizio ebbe la possibilità di arbitrare grandi sfide: questo perché proprio in quel periodo venne introdotto il sorteggio per decidere le designazioni.

Anni bellissimi, in cui le rivalità e gli uomini rendevano storica ogni partita.

Anni che rimpiango».

Non veniteci più a dire che «ma in fondo, è solo una partita di basket».

Francesco Caielli - La Provincia di varese

Edited by Abracadabra
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30 minuti fa, uccellodirovo dice:

Ragazzi, si va per vincere. Tanti ottimi solisti a Pesaro. Squadra più talentuosa rispetto agli ultimi anni ma noi siamo SQUADRA.

#FORZAVARESE

ieri sera triturati a Sassari

a prima vista non ci sarebbe partita, visto anche il momento che stanno attraversando le due squadre, però occhio a prenderla sottogamba e all'"effetto Avellino"

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7 ore fa, Abracadabra dice:

 

Anno di militare, l'unica partita che vidi, fu a Livorno, prima o seconda giornata di campionato, contro la seconda squadra della città, credo si chiamasse Allibert o qualcosa del genere. Ai tempi c'erano due livornesi in A, che si odiavano a morte, tipo le bolognesi, l'altra era la Libertas sponsorizzata  Enichem. Perdemmo di un punto dopo aver dominato per tre quarti, ma si capiva che Varese era una squadra fortissima, Corny Thompson e Meo Sacchetti su tutti! Quanti rimpianti!

Edited by Grampasso
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Cavoli, mi sono risentito in telecronaca dopo anni, con Vincenzo Crocetti voce tecnica e "Polpa" Pierantozzi al mio fianco: senza replay e coi mezzi tecnici di allora, nessuno di noi tre si accorse del piede fuori di Cook!

Ci volle la moviola di Giordani x vedere l'infrazione. ...

Obiettivamente, non facile per i due arbitri  (anche se poi Pasetto ammise l'errore).

 

Edited by antoniofranzi
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7 hours ago, Abracadabra said:

Il fermo immagine del piede destro di Cook un attimo prima di rubare la palla a Thompson

Screenshot_20181227-145315.jpg

Mamma le bestemmie....e le lacrime....

notare dove era piazzato quel gran figlio di troia di Pasetto...

Edited by ROOSTERS99
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2 hours ago, antoniofranzi said:

Cavoli, mi sono risentito in telecronaca dopo anni, con Vincenzo Crocetti voce tecnica e "Polpa" Pierantozzi al mio fianco: senza replay e coi mezzi tecnici di allora, nessuno di noi tre si accorse del piede fuori di Cook!

Ci volle la moviola di Giordani x vedere l'infrazione. ...

Obiettivamente, non facile per i due arbitri  (anche se poi Pasetto ammise l'errore).

 

Ma non facile de che ?? Cook gli pesta i piedi !! 

Ahahahahaha !! ??

Ricordo inoltre che era sensazione ampiamente diffusa nel pubblico che Cook avesse rubato essendo fuori dal campo...

Vabbè dai....son passati 100 anni...

Edited by ROOSTERS99
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3 hours ago, sertar said:

Ammazza che furto...

però mancavano 30 secondi, perché non è stato fatto fallo?

Regole diverse?

Credo che allora si potesse scegliere comunque se tirare liberi o fare la rimessa...

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Il 27/12/2018 at 11:02, Abracadabra dice:

Non dimentico io c'ero nel 1988

Il piede di Cook. «L’errore più grave della mia carriera»

Parla Roberto Pasetto, l’arbitro della semifinale ’88 che Varese perse contro Pesaro per una svista. A distanza di 29 anni il fischietto ripercorre con noi l’azione decisiva e quel maledetto “non fischio” su Thompson

Le gradinate del tempio sono velate di sogni, sudore, lacrime e trionfi: cose che il vento non si è ancora portato via.

Storie, che ci arrivano sussurrate dai giorni in cui la pallacanestro era fatta dagli uomini e il Lino Oldrini esplodeva in quelle sfide che valevano una vita, uno scudetto.

Quella era una DiVarese fortissima, probabilmente la più forte di tutte: aveva trionfato nella stagione regolare e tutti quanti erano convinti che avrebbe vinto il campionato.

Sulla strada verso la gloria, quella torrida sera del 7 maggio 1988, la squadra di Isaac si trovò di fronte la Scavolini Pesaro allenata da Bianchini. Semifinale, gara 3, decisiva: l’anticamera della gloria. Fu una partita bastarda e brutta, fatta di nervi, punto a punto fino al termine, decisa da un errore madornale di un arbitro: Roberto Pasetto.

Che non vide quello che tutti videro e che qualche ora più tardi Aldo Giordani mostrò e rimostrò alla Domenica Sportiva nella prima moviola della storia dedicata al basket: il piede del pesarese Cook per metà sulla linea di fondo, proprio mentre il giocatore di Bianchini soffiava la palla a Thompson a una manciata di secondi dalla fine.

Grazie a quel non fischio Pesaro volò a vincere lo scudetto, mentre a Varese restarono le lacrime amare.

Comprese quelle di un ragazzino undicenne che le pianse tutte, seduto sul suo posto in Gradinata, e che oggi chiude un cerchio scrivendo questa intervista.

«Quel non fischio – dice Roberto Pasetto – è stato l’errore più grave della mia carriera, e me lo porto ancora dietro: mi pesa tantissimo».

Padovano di nascita, fiorentino d’adozione, Pasetto è stato uno degli arbitro degli anni d’oro della pallacanestro italiana: quasi 800 partite arbitrate, una carriera sontuosa.

E quel non fischio, che ancora è nella sua mente. «Fu un errore – continua – che venne subito smascherato dalla televisione. Ricordo bene, ricordo tutto. Io mi trovavo sulla linea di fondo, troppo vicino alla linea di fondo: fu un errore di posizione, prima di tutto.

Ricordo che Cook andò in penetrazione e io ero concentrato sulle braccia e sul corpo del giocatore per vedere eventuali falli.

Poi Cook sbagliò e Thompson catturò il rimbalzo, e io con la mente ero già proiettato all’azione successiva: quella dell’ultimo attacco di Varese, quella decisiva. Invece Cook rubò il pallone a Thompson, e io davvero non fui in grado di vedere quel piede che calpestava la linea».

Un errore grave, decisivo: «Quella DiVarese era oggettivamente la squadra più forte e sì, probabilmente il mio errore costò lo scudetto alla squadra di Isaac». Sono passati degli anni, tanti: la DiVarese, squadra bellissima e maledetta, non riuscì mai a vincere nulla (due anni dopo, sempre contro Pesaro ma questa volta in finale, ci si mise il ginocchio i Sacchetti a far crollare i sogni).

Su quel “non fischio” si è detto, scritto e litigato tanto: lo stesso Bianchini, qualche anno fa, ha ammesso che in effetti quel piede di Cook era fuori dal campo. «Ma – sorride Pasetto – l’ha ammesso soltanto ora perché ormai era andato in prescrizione».

E’ giusto parlarne così, è giusto parlarne ora: il giorno in cui l’eterna sfida tra Varese e Pesaro si ripete rinnovandone il fascino. «Erano partite meravigliose – ricorda l’arbitro padovano – che ho avuto l’onore e la fortuna di arbitrare. In quegli anni io ero in quel gruppo di giovani fischietti lanciati in serie A – io, Reatto, Zancanella, D’Este – che fin dall’inizio ebbe la possibilità di arbitrare grandi sfide: questo perché proprio in quel periodo venne introdotto il sorteggio per decidere le designazioni.

Anni bellissimi, in cui le rivalità e gli uomini rendevano storica ogni partita.

Anni che rimpiango».

Non veniteci più a dire che «ma in fondo, è solo una partita di basket».

Francesco Caielli - La Provincia di varese

ero presente al palazzetto...

anni di grandi campionati...grandissime partite...palazzetto straripante con gente anche sulle scale...bellissimi ricordi e ottimi giocatori...ma anche immense delusioni...quando poi tornavi a  casa e ri-vedevi la partita con il commento di Decleva...toccavi l'apice...

per fortuna nel 1999 siamo riusciti a dare sfogo a tutte le incazzature di quegli anni...

 

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Coach Galli presenta Pesaro-Varese

Galli_pre_PesaroVarese.jpeg

 

Il coach della Vuelle Massimo Galli ha presentato la sfida che domenica 30 dicembre alle 20:45 vedrà i biancorossi scendere in campo alla Vitrifrigo Arena contro la Openjobmetis Varese. "Dobbiamo avere un atteggiamento molto diverso dalla partita di Sassari, abbiamo analizzato alcuni errori commessi e ci siamo allenati bene. Ora questo va trasferito in partita, anche se domenica arriva Varese, un avversario difficile. Le componenti tecnico - tattiche, fisiche e mentali sono importanti allo stesso modo. Quando abbiamo vinto, tutte queste componenti erano molto alte, quando perdiamo invece manchiamo in alcune di queste. A Sassari non abbiamo alzato il livello agonistico e mentale del match. Quando le cose non vanno, a volte ci siamo arresi e questo non va bene. A Sassari abbiamo avuto una reazione solo parziale, ma non è sufficiente. Dobbiamo essere più duri a livello mentale, il tasso tecnico del campionato è aumentato. Non dobbiamo cadere nel pessimismo, dobbiamo reagire", ha detto il coach.

Sull'avversario di domenica coach Galli ha spiegato: "Varese è una squadra molto solida, ha vinto a Cremona e Venezia. Sulla carta non siamo favoriti, si tratta di una partita contro una squadra che ha un'eccellente difesa e l'ho detto ai ragazzi oggi in allenamento. È una partita difficile e l'intensità dovrà essere di alto livello. La Openjobmetis ha trovato una grande quadratura e solidità di squadra e si trova nelle prime posizioni di classifica. Dovremo giocare un match di squadra, senza perderci nei momenti difficili che ci saranno durante la partita e con il grande desiderio di vincere per rispondere a noi stessi su chi siamo e chi vogliamo essere. Hanno grande qualità in attacco - ha aggiunto il coach - con giocatori di esperienza: in attacco punisce gli errori dei suoi avversari e hanno inserito giocatori come Moore, Archie e Scrubb che hanno molta esperienza".

"Non possiamo giocare una partita come abbiamo fatto a Sassari, non è facile dimenticare il brutto match di mercoledì scorso e non possiamo offrire una prestazione del genere", ha evidenziato. "Ci siamo concentrati sull'intensità difensiva, noi siamo i primi ad essere arrabbiati. Le responsabilità sono evidenti, sta a noi ora riscattarci. Dobbiamo essere una squadra, soprattutto quando le cose vanno male", ha concluso Galli.

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