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VareseFansBasketNews

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    [color=rgb(0,0,0)][font=Verdana][size=3]È showtime Varese per un primato in classifica chiaramente poco significativo dopo due soli turni, ma accompagnato da un gioco scintillante che si confà perfettamente ad una squadra allenata da Gianmarco Pozzecco (foto Blitz). Dopo 80 minuti della serie A 2014/2015, l'Opejobmetis è in cima ad una lunga lista di classifiche di rendimento offensive: i biancorossi hanno il miglior attacco del campionato a 94,5 punti di media (8 in più dellla seconda della lista Sassari), ma guidano anche le graduatorie del tiro da tre punti (40% su 27,5 tentativi, e gli 11,5 segnati rappresentano un altro primato) e dei tiri liberi conquistati (28 di media). Numeri che fotografano la perfetta sintonia tecnica raggiunta in tempi rapidi dal gruppo di veterani scelti da coach Poz. Che con la sua filosofia improntata sulla libertà lasciata ai singoli sul fronte offensivo - pur pretendendo molto in difesa - ha comunque costruito una squadra in grado di produrre un basket divertente e comunque mai banale. Certo bisognerà attendere altri test per capire se l'attacco atomico di Varese sarà in grado di mantenere questo rendimento così elevato, però intanto l'altra premessa estiva divertirsi e divertire sta trovando riscontri pratici sul campo. [/size][/font][/color]

    [color=rgb(0,0,0)][font=Verdana][size=3]«Per ora le soluzioni arrivano con fluidità, sfruttando appieno il talento di un gruppo che sta bene insieme e si passa la palla con piacere e continuità - spiega il Poz -. Però disputare un'intera stagione a 95 punti di media non è realistico, e comunque i bottini elevati contro Cantù e Pesaro sono stati frutto di situazioni contingenti. In generale però è fondamentale mantenere il ritmo sui livelli elevati delle prime due gare: aumentare il numero dei possessi è vitale per una squadra come la nostra che si esalta in transizione». 
    Dunque da un lato la Varese che vince segnando un punto in più degli avversari ricalca la mentalità votata all'attacco dell'ex stella dei Roosters; dall'altro però l'esigenza di tenere sempre alto il ritmo induce il Poz a ribadire la necessità di spendere sempre tante energie in difesa. Evidente comunque come nelle prime due gare di campionato la squadra abbia sposato in fretta il gioco arioso impostato da coach Poz: il primo a beneficiarne è stato sicuramente Yakhouba Diawara, capocannoniere del campionato a 24 punti di media cui aggiunge anche 3,5 assist; ma allo stesso modo è parso rigenerato anche Kristjan Kangur, che dopo i due scudetti vinti da operaio specializzato a Siena e Milano ha vestito rapidamente i panni del protagonista (16,0 punti e 9,0 rimbalzi col 54% da 3 in due gare).
    Merito loro nell'esaltarsi in un sistema che finora ha massimizzato la rispettiva complementarietà sui due lati del campo, ma anche merito del Poz - e in generale di chi li ha scelti durante l'estate - nell'avere messo i singoli nelle condizioni migliori per rendere al meglio: «Il momento decisivo di una stagione è quello del mercato, e saper scegliere i giocatori è fondamentale. Ma la campagna acquisti è stata frutto di lavoro di squadra con Vescovi e Giofrè, scegliendo prima di tutto persone affidabili che avessero motivazioni forti per stimoli di crescita o spirito di rivalsa. Ora io mi limito a mettere nelle condizioni i giocatori di fare quello che gli riesce meglio, ed anche per questo non voglio rubare la scena a chi merita di ricevere il giusto credito per quello che sta facendo. Sto vivendo un momento clamorosamente bello, ma i meriti vanno condivisi con tante persone: prima di tutto i giocatori, ossia i veri protagonisti perché sono loro che sudano ogni giorno in allenamento e vanno in campo la domenica. E poi tutti coloro che a vario titolo operano per la società: ognuno nel proprio ambito fa il massimo per creare le migliori condizioni possibili nelle quali lavorare, ed è giusto che le vittorie vadano condivise tra tutti i membri della grande famiglia della Pallacanestro Varese». 
    Giuseppe Sciascia [/size][/font][/color]
     

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    [color=rgb(0,0,0)][font=Verdana][size=3]Chi manda un bacio, chi lancia un fiore, chi si prenota per due ore. Le prossime due ore. Al palazzetto contro Reggio Emilia. C'è chi si è già prenotato per ri-vedere il Poz ma, col cuore pieno di speranza, spera di assistere anche ad un altro show: quello di Kuba Diawara. [/size][/font][/color][color=rgb(0,0,0)][font=Verdana][size=3]

    Quello offerto domenica scorsa da Le Roi Diawara, papà felice ed orgoglioso delle bellissime Alessia e Ariana, è infatti spettacolo andato oltre il puro prezzo del biglietto: 28 punti, triple, rimbalzi, assist. E, ancora, pugni ripetutamente battuti sul petto, pugni roteati, indici verso il pubblico, ringraziamenti a scena aperta, cinque alti distribuiti a iosa ai compagni. 
    «L'apertura stagionale a Varese, il derby contro Cantù, match sentito tantissimo dal nostro allenatore Gianmarco Pozzecco e, di conseguenza, anche da noi e dice l'ala francese -, il mio ritorno a Masnago. Anche per il sottoscritto la lista degli ingredienti era stracolma. Del tutto normale, quindi, esaltarsi, trasmettere entusiasmo e voler ricevere in cambio approvazione, applausi, consenso. Così, alla fine del derby, ero stanco fisicamente,  stremato dalla tensione sotto il profilo nervoso, ma tanto contento. Per il pubblico, per tutti i miei compagni, per me, ma soprattutto per il Poz visto che, più di tutti, si meritava di debuttare in serie A con una vittoria del genere». 
    Pozzecco, personaggio oltre ogni limite: se lo sarebbe aspettato? 
    «Prima conoscevo Pozzecco solo nella sua veste di giocatore dallo splendido talento, mentre in veste di coach mi erano già noti il suo modo di fare, accattivante e coinvolgente con i giocatori, e l'enorme energia che riesce a trasmettere. Tuttavia, rispetto alla voci, devo ammettere che il Poz è molto più emotional di come mi era stato descritto. Ha grande personalità, sa dare importanza e responsabilità a tutti e conosce bene la pallacanestro. Insomma: ha tutte le qualità adeguate al ruolo e dopo l'ottimo lavoro svolto in Sicilia a Varese potrà definitivamente consacrarsi. Aggiungo che una motivazione non irrilevante per il mio ritorno a Varese sia stata proprio la sua presenza, unita alla voglia di essere protagonista in un città che, due stagioni fa, mi aveva accolto e trattato molto bene».  
    Appunto, essere protagonisti. Eppure l'Openjobmetis nelle previsioni stilate alla vigilia è stata clamorosamente snobbata da tutti 
    «Meglio così, giusto così. È legittimo che i favori del pronostico vadano ad altre formazioni che, per nomi nel roster ed investimenti effettuati, meritano posizioni elevate nel ranking. Per Varese è preferibile il ruolo di sorpresa: meno pressione addosso e dopo un pre-campionato massacrato dagli infortuni più tranquillità per crescere».  
    Domenica prima trasferta a Pesaro contro una squadra che all'esordio ha beccato 40 punti: gara facile, o no? 
    «Invece no: attendo una partita durissima contro un gruppo temibile che, avendo molto da farsi perdonare, giocherà con carattere e grinta mai visti. Pesaro è una squadra giovanissima, con 5-6 giocatori nuovi a cui dovremo spegnere entusiasmo e ardori fin dal salto a due. Prima comandamento sarà non farli gasare poi superare la loro energia e gestire ogni possesso con la nostra esperienza. Insomma: fotocopiare il match contro Cantù. 
    Allora sì conclude Kuba -, che le cose diventeranno facili». 
    Massimo Turconi [/size][/font][/color]
     

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    [color=rgb(0,0,0)][font=Verdana][size=3]Come in una notte piena di stelle nel cielo dei cinquemila di Masnago pur sotto la pioggia di ritorno a casa ma con un'immensa felicità nel cuore. E' un po' questa l'immagine di una piazza ritrovata su misura del proprio condottiero-trascinatore qual è Gianmarco Pozzecco, istrione innamorato della sua Varese. Migliore in campo? Lui, senza dubbio. Lo abbiamo votato trasgredendo le consegne di un'elezione spettante di diritto ai giocatori, quindi e inequivocabilmente a Diawara (foto Blitz), irresistibile mattatore di un derby dominato dagli uomini di Pozzecco. Intensi, sfrontati, baldanzosi, sicuri e gasati come lo è Gianmarco in ogni sua sfida nella quale mette la faccia senza la paura di perderla, non potendoselo permettere per il suo sconfinato amor proprio. Pur senza quel talento che egli possedeva da giocatore Dean e soci sono apparsi a sua immagine e somiglianza, liberi nelle proprie scorribande tra le file di Cantù, in armonia con se stessi e con un allenatore così speciale che, nel trasmettere a ciascuno, un inesauribile coraggio e un'infinita convinzione, riuscirebbe a trasformare un pigmeo in un gigante. Dunque, una Pall. Varese ricca di pathos ma, soprattutto, prorompente negli entusiasmi, qualità queste che hanno saccheggiato Cantù, spogliandola di quelle certezze di cui si sentiva depositaria grazie alle sue pregevoli individualità, come d'altra parte si sono potute, a sprazzi, ammirare, tant'è che solo quattro punti dividevano le squadre all'intervallo nonostante una cavalcata imperiosa dei nostri. D'altra parte è bugiardo lo stesso punteggio finale d'un match che ha esaltato, per gioco e spettacolo, un solo collettivo, quello biancorosso. Pozzecco, per giorni, ha sognato un derby simile spargendo a piene mani tra i suoi uomini il seme di quelle qualità di cui si diceva, come necessarie ed esemplari risorse per una squadra abbastanza lineare, quindi omogenea, dovendo - nella sua massima rivelazione - lottare su ogni pallone e attaccare leggera e decisa riuscendo nell'occasione ad armare due ex abbastanza discussi (stando ai loro recenti e non inebrianti trascorsi), ritrovatisi, invece e d'incanto, inesorabili nelle proprie finalizzazioni, peraltro variabili, segnatamente, soprattutto, a Diawara che ha frastornato i brianzoli come in odore di santità cestistica. Dunque, un capolavoro di più maestri, al di là del marchio di fabbrica inconfondibile nel segno di aspettative eccitanti che solo Pozzecco avrebbe potuto catturare con il suo modo d'essere, meritevole in ogni atto della sua storia. Alla Pippo Inzaghi potremmo dire pensando all'inizio entusiasmante di un Milan non certo da Champions ma ispirato dallo spirito del suo ambizioso campione. In sintesi non v'è altra spiegazione per una Pall. Varese non esaltante nelle evocazioni dei tifosi, almeno sino a qualche tempo fa ma travolgente appena ha potuto mostrare un'anima e un'identità che, domenica, erano inesistenti tra le file di una Cantù non proprio vitasnella, quindi a mal partito di fronte al valore del collettivo biancorosso e ben oltre la somma dei suoi singoli stando ad accrediti personali nonché a un Rautins non pervenuto. Emblema di un'applauditissima rappresentazione è stato il giovane Balanzoni, figlio di un roburino d'altri tempi, quindi nato e cresciuto qui, sguinzagliato in campo per necessità di patria (per preservare Daniel dai falli ) nonché trovatosi, inconsapevolmente, a salvare uno straccio di fiera italianità, pur solennizzata dall'inno nazionale, introdotto paradossalmente dalla Federazione nel prologo di ogni gara che schiera quasi tutti stranieri come attori protagonisti. Balanzoni, per nulla schiacciato dal peso di una titolarità inusitata (ma calata scientemente sulle sue spalle da un Pozzecco che lo ha caricato come se fosse Petruska o Santiago), ha sporcato i fianchi di una forza della natura qual è Williams, facendo risaltare nelle pieghe del match il suo combattivo apporto in un sistema di gioco che deve spremere il meglio da tutti mancando a Varese quel talento in più che reputiamo mancante, soprattutto in momenti di arduo equilibrio, pressoché inesistente in questa sfida. Che mette le ali ad entusiasmi già scroscianti. [/size][/font][/color]

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    [color=rgb(0,0,0)][font=Verdana][size=3]Cecco Vescovi non imita Matteo Renzi. Dopo l'esaltante vittoria nel derby inaugurale contro Cantù coronando l'esordio casalingo e il ritorno del Poz, il GM biancorosso (foto Blitz) non vuole prendersi rivincite contro gufi e rosiconi che avevano già bocciato la nuova Openjobmetis senza neppure averla vista all'opera al completo: «Una partita speciale per molti motivi, con una regia da premio Oscar che ha creato tutte le premesse per vivere una domenica da ricordare a lungo. Gufi e rosiconi? Non ci faccio caso perché ci saranno sempre, ma non voglio comunque esaltarmi troppo dopo una sola giornata e con 8 mesi di cammino davanti a noi. Adesso dovremo essere bravi ad archiviare le bellissime emozioni dell'esordio ed a guardare avanti verso la prossima tappa a Pesaro, preparandoci bene ad una trasferta che potrebbe darci una ulteriore spinta verso l'alto». Dunque più di un precampionato in maschera per assenze ed infortuni contava la fiducia di GM e coach alla vigilia del match: «L'elevata qualità degli allenamenti dell'ultima settimana ci aveva dato sicurezza: eravamo certi che nella versione completa la squadra non sarebbe stata quella del precampionato. Prima della partita io e Gianmarco eravamo fiduciosi. La risposta del campo ha confermato le premesse sulle quali avevamo costruito la squadra in estate, certo molto merito va a Pozzecco che ha saputo trasmettere il suo entusiasmo e la sua voglia di vincere al gruppo». Ed ora la spinta emotiva del bagno di folla di Masnago può davvero dare la carica al gruppo: «Avevo detto ai ragazzi che quella con Cantù era una gara che poteva darci una grande spinta in caso di vittoria. E la serata di domenica, che ha ripagato l'entusiasmo e il calore con cui ci hanno seguito i nostri tifosi, può garantirci un eccellente abbrivio per mettere le basi per un avvio di stagione brillante. A patto di riuscire a riprodurre la stessa intensità e la stessa energia decisive nel derby: questa squadra non può prescindere dall'aggressività im difesa per sfruttare al meglio le sue caratteristiche». E proprio questa sarà la chiave per dare continuità a una Varese che secondo Vescovi può comunque crescere ancora molto: «La carica emotiva di domenica era legata a una partita particolare, ma sono convinto che con la giusta concentrazione e il giusto approccio saremo in grado di mettere in campo la stessa energia anche a Pesaro. Motivazioni ed atteggiamento dovranno essere ancora determinanti; e poi sono convinto che ci siano ancora ampi margini di miglioramento. Ad iniziare da Rautins, un giocatore dal grande talento offensivo reduce da un lungo stop e da un precampionato travagliato. Lo stesso Deane, comunque brillante come sesto uomo domenica, è con noi da neppure 20 giorni e può crescere in termini di condizione. Infine Casella ed Okoye: contro Cantù non sono entrati ma in una stagione lunga ci sara spazio anche per loro, e dovranno essere bravi a farsi trovare pronti come è stato il caso di Balanzoni».[/size][/font][/color][color=rgb(0,0,0)][font=Verdana][size=3]

    Giuseppe Sciascia[/size][/font][/color]
     

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    [color=rgb(37,39,37)][font=Verdana][size=3]Il ciclone emotivo dell’Openjobmetis manda in delirio Masnago. E’ nel segno di tre grandi ritorni che Varese trionfa nel derby d’esordio, e fa respirare a un PalaWhirlpool rovente quelle emozioni sopite dal plumbeo 2013-2014. Non solo Pozzecco, ma anche Diawara e Kangur: l’ ”I’m back” estivo è l’hashtag virale di una serata in cui i protagonisti sono i volti già noti al popolo biancorosso. "Coach Poz” debutta in serie A con la vittoria più attesa da lui e dai tifosi: aveva [/size][/font][/color][color=rgb(37,39,37)][font=Verdana][size=3]ragione chi si fidava delle sue sensazioni positive dopo una sola settimana di allenamenti al completo, senza badare a un precampionato balbettante perché stabilmente mascherato. Il tecnico di Varese punta su emozioni e motivazioni più che su schemi e tattica, anche se poi la sua squadra gioca un basket reattivo e fluido che strappa applausi scroscianti ai tifosi, desiderosi di riscoprire un clima da battaglia che lo scorso anno era stabilmente mancato all’appello. La Varese dell’esordio vince le scommesse fondanti del suo “progetto squadra”: reattività, atletismo e atipicità prevalgono sulla maggior stazza di Cantù.[/size][/font][/color][b] [/b][color=rgb(37,39,37)][font=Verdana][size=3]E proprio i due “cavalli di ritorno” discussi da chi avrebbe preferito scommesse meno prevedibili, dimostrano la bontà delle scelte del Poz. Fidandosi di veterani per i quali contano l’affetto di un ambiente che li ha già visti rendere "al top", e la chance di tornare protagonisti più che il rendimento recente e l’anagrafe, il tecnico triestino dimostra già di aver schiacciato i tasti giusti con persone – prima ancora che giocatori – di qualità come l’esplosivo francese e il glaciale estone. E alla fine “coach Poz” sfrutta appieno il mestiere dei sui cinque Over 32 nel gestire meglio l’aspetto emotivo di un derby d’esordio così carico di significati per sé e per la gente di Varese. Una vittoria figlia di una prestazione che concretizza sul campo l’intera gamma delle premesse fondanti della nuovissima Openjobmetis garantisce un enorme capitale di credibilità in grado di cancellare in un sol colpo tutti i dubbi del precampionato. Non senza sbavature e aspetti da "limare", con un gioco a metà campo che ancora va cesellato nella gestione dei possessi (ottimo Deane da sesto uomo con uno scartamento comunque non elevatissimo, da disciplinare qualche scorribanda di Robinson, poco incisivo al tiro Rautins che comunque si rende utile da "collante"). Ma il popolo di Masnago apprezza l’energia e l’intensità che la squadra è in grado di mettere in campo per 40 minuti filati, e a fianco dei veterani sugli scudi è il giovane Jacopo Balanzoni il simbolo della Varese "operaia" capace di strappare applausi convinti al PalaWhirlpool. Il mancino del 1993 mette a frutto due anni di lavoro oscuro e ripaga "coach Poz" della fiducia guadagnata in un precampionato dove gli infortuni di Daniel e Callahan (ieri sera col bis per il lungo italo- americano) lo avevano messo alla prova del campo. Il lungo "fatto in casa" (tecnicamente prodotto Campus) mette in campo quella "garra" e quell’energia difensiva che sono alla base del credo di "coach Poz": e Varese vola via anche grazie alla sua tenacia, marchio di fabbrica di una squadra che sbaglia per eccesso di foga e di generosità, ma non si risparmia mai per 40 minuti filati seguendo l’esempio del suo "tarantolatissimo" allenatore sulla linea laterale. Dunque la nuova Varese ha già fatto breccia nel cuore di Masnago, ma la stagione 2014/2015 non si chiude con la vittoria nel derby di ieri. La "sporca dozzina" del Poz fa rotta verso Pesaro con l’obiettivo di replicare anche in formato esportazione l’approccio senza sbavature dell’esordio: fare bottino al BPA Palas prima dei test verità contro Reggio Emilia e Venezia darebbe continuità al botto inaugurale. Ma intanto il canto di Masnago - per il ritorno del Poz e per il derby vinto col più tradizionale dei "Cata Sù" - dimostra che nel suo fortino l’Openjobmetis già plasmata dal suo nuovo coach darà battaglia a chiunque...[/size][/font][/color]
     

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    [color=rgb(37,39,37)][font=Verdana][size=3]L’era Pozzecco inizia col botto. L’Openjobmetis spazza via le incertezze di un precampionato “mascherato” e regala la vittoria più attesa ad un PalaWhirlpool già innamorato della rinnovatissima squadra biancorossa. I 4838 spettatori di Masnago festeggiano l’atteso ritorno dell’ex Mosca Atomica, che incanala nel binario giusto il “ciclone emotivo” dei tifosi; ma altrettanto esplosivi sono i ritorni di Kuba Diawara, MVP assoluto con un cocktail di giocate di potenza e tecnica (11/20 al tiro e 5 assist) ad esaltare la coralità della manovra (56% da 2 e 38% da 3). Mentre l’altro volto già noto Kristjan Kangur è il pilastro della difesa (7 rimbalzi e 4 assist) e il micidiale “convertitore” (4/5 da 3) di una circolazione di palla da 19 assist. Ma una citazione d’obbligo la merita anche Jacopo Balanzoni, chiamato in causa a sorpresa per i falli di Daniel e l’infortunio di Callahan: in 8’ di sacrificio difensivo ci mette cuore ed anima e contribuisce a fare diga contro le “montagne” canturine. E Masnago va in solluchero per il cuore di un gruppo che ha dentro quel quid di atletismo, energia e carattere in grado di fare innamorare il PalaWhirlpool. In avvio Varese fatica a trovare chiavi interne con Daniel che pasticcia vicino a canestro e Cantù sorpassa con la sua trazione posteriore (8-10 al 5’), ma il time-out di “coach Poz” sortisce effetti e la difesa biancorossa continua a graffiare propiziando l’11-0 in 4’ che permette al treccioluto pivot di far deflagrare i suoi mezzi atletici (19-10 all’8’). L’asse Gentile-Buva sblocca la Vitasnella, ma le giocate di potenza e tecnica di Diawara (10 in fila per il francese) tengono al comando l’Openjobmetis (27-20 al 13’) che corre con grande ardore sui due lati del campo. Pandemonio a Masnago sulla rubata con schiacciata di Callahan e coach Poz a gasare la gente; 8 punti distillati dal talento di Deane fissano il massimo vantaggio varesino sul 36-24 del 16’. Poi però il meccanismo mostra qualche sbavatura, tra una fluidità corale ancora da affinare e troppi liberi sbagliati (7 all’intervallo): la squassante potenza di Jones (11 alla pausa con 3 schiacciate) e qualche guizzo di Feldeine consentono a Cantù di contenere i danni sul 42-38 del 20’. Dopo l’intervallo Varese spara a salve dall’arco, ma continua a dare il 100 per cento nella sua metà campo: una tripla di Feldeine scardina l’unico giro di zona chiamato dal Poz (44-41 al 23’), prezioso il dardo frontale di Callahan appena prima del problema muscolare che lo toglie di scena appena dopo il terzo fallo di Daniel, che induce coach Poz a gettare nella mischia anche Balanzoni. Che gioca minuti di sacrificio puro su Williams, mentre Diawara trova altre due giocate di forza fisica ed esplosiva e la tripla dall’angolo di Kangur sulla rubata del mancino del 1993 fa schizzare in piedi tutta Masnago per il 57-45 del 26’. Sacripanti gioca la carta della zona 2-3 e Varese sbatte contro il ferro, ma un tecnico “non forzato” (punito il vice Oldoini per essersi alzato con l’head coach in piedi…) regala 4 punti pesanti con la tripla di Diawara che rompe l’incantesimo (61-50 al 28’). Il francese è incontenibile, Balanzoni fa il lavoro sporco, la trazione posteriore Robinson-Deane costruisce geometrie e Kangur cesella per il 73-58 del 33’. Cantù prova quantomeno a contenere i danni con le iniziative personali di Johnson Odom (22 nella ripresa): troppo poco e troppo tardi, con “KK” e Kuba che suggellano il loro ritorno a Masnago da trionfatori con la tripla del massimo vantaggio (80-64 al 37’). Grande emozione per il ritorno del Poz, ma grande emozione anche per la squadra emozionante costruita dal Poz.[/size][/font][/color][color=rgb(0,0,0)][font=Verdana][size=3]
    [color=rgb(37,39,37)]
    Giuseppe Sciascia[/color][/size][/font][/color]
     

  • Nicolò Cavalli
    [b]ANDY RAUTINS [/b](3 punti; 0/1 2p; 1/5 3p; 0/0 tl) [b]VOTO: 5. [/b]Negli occhi rimangono l'unico canestro e un assist che denotano lodevole visione di gioco. Per il resto è un affanno totale, legato soprattutto ad una preparazione atletica falcidiata dagli infortuni. Testardo e mai domo, litiga con se stesso alla ricerca del ciuffo perduto.
     
    [b]EDWAR DANIEL [/b](13 punti; 3/4 2p; 1/1 3p; 4/6 tl), [b]VOTO: 6,5. [/b]Quando la squadra gira, il pivot tascabile mette in mostra pragmatismo e sostanza. La “doppia doppia” sfiorata appare garanzia di un torneo sopra le righe. Nei momenti di apnea, però, le sue treccine svolazzano senza troppa logica, perdendo palloni e colpendo braccia degli avversari. Esuberante.
     
    [b]DAWAN ROBINSON [/b](13 punti; 4/9 2p; 0/4 3p; 5/7 tl)[b] VOTO: 6,5. [/b]Sapevano delle sue qualità (carisma, capacità di guadagnare palloni, coinvolgimento dei compagni) e delle pecche (tiro da tre rivedibile e rischio stoppate nelle scorribande offensive). Ad opinione di chi scrive, alcune scelte finali sarebbero state da gestire meglio.
     
    [b]YAKHOUBA DIAWARA [/b](28 punti; 8/10 2p; 3/10 3p; 3/9 tl) [b]VOTO: 8. [/b]Granitico, esplosivo, altruista. Il suo esordio ricorda quello incantevole di tre anni contro la Milano di Gallinari; ma questo volta l'esito è diverso. Anche perché l'organizzazione di Cantù, a tratti indisponente per assenza di cattiveria, consente a Kuba di appendersi al ferro a ripetizione.
     
    [b]WILLIE DEANE [/b] (14 punti; 1/2 2p; 1/2 3p; 9/10 tl) [b]VOTO: 7,5. [/b]Si presenta con il fare un po' svogliato, tipico del mestierante della pallacanestro che ha girato mezza Europa ed ora non si emoziona più. Invece, appena il gioco si fa tosto, prende per mano la squadra, elude gli avversari e bacia la retina. Pungente.
     
    [b]CRAIG CALLAHAN[/b] (5 punti; 1/2 2p; 1/2 3p; 0/0 tl) [b]VOTO: 6. [/b]Al netto di una gestione dei falli rivedibile e di qualche passaggio a vuoto, dimostra come con carisma e dedizione anche oltre i trent'anni si possa fare il grande salto nel massimo campionato
     
    [b]KRISTJAN KANGUR [/b] (16 punti; 2/6 2p; 4/5 3p; 0/0 tl) [b]VOTO: 7,5. [/b]Chi bazzica Milano per lavoro o per studio, da agosto a questa parte, si sente sul collo il ghigno dei meneghini scudettati che sussurrano: “vi abbiamo spedito Kangur”. Chi si aspettava di vedere in campo un divano scartato dall'Amsa, si è ritrovato un combattente, un collettore tra reparti, un bombardiere. La stagione è lunga, ma l'esordio è da sogno.
     
    [b]JACOPO BALANZONI [/b](1 punti; 0/0 2p; 0/0 3p; 1/2 tl) [b]VOTO: 6. [/b]Il mancino classe 1993 si presenta sotto i riflettori del palazzetto con la coscienza di aver fatto una [i]preseason [/i]confortante. Guadagna spazio nelle rotazioni, arpiona qualche rimbalzo, malmena come può Williams, sogna ad occhi aperti. Date un'occhiata al plus/minus del Bala: +9.

  • Nicolò Cavalli
    Scusate se in amichevole abbiamo scherzato. Questo sembra il pensiero unanime di una Varese feroce, folle e geniale, mai misurata. Ad immagine e somiglianza del suo condottiero goriziano. Una squadra che propone gioco ed assist (ben 19), picchia quando c'è da sbarrare la strada all'avversario, si incarta e poi ritrova da sola il bandolo della matassa.
     
    Il popolo biancorosso gremisce Masnago con largo anticipo rispetto alla palla due: è spasmodica l'ansia di assistere all'esordio di Varese in questo anno zero. Nuovo sponsor sulle canotte, nuovi tutti gli effettivi, nuovo il Presidente, nuovo l'allenatore. Già, quel Gianmarco Pozzecco che, rigido nel suo abito d'alta sartoria come un ragazzino al giorno della Cresima, quasi si commuove dinnanzi alla roboante manifestazione d'affetto che si leva dalle tribune. Circa due ore dopo apparirà uno sciamannato che ha vinto la Coppa del Mondo.
     
    [i][b]Strappi e contro strappi. [/b][/i]L'Openjobmetis parte sostentata dalla mano calda di Kangur (due triple per l'8-3), gli ospiti rispondono con Feldeine e Williams assommando un break di 0-7 che induce coach Gianmarco al primo minuto di sospensione. Un ciuffo fortunoso di Daniel a fil di sirena dei 24 secondi rilancia l'entusiasmo dei padroni di casa, lesti a sfruttare le difese poco serrate di inizio campionato. Il quintetto di Sacripanti si incaponisce in soluzioni solitarie e poco proficue in post basso (3 palloni persi in fotocopia), all'altra pare l'asse Diawara – Daniel propizia il primo allungo sul 19-10. La sfavillante schiacciata di Jones e il canestro con passi da ballerino di Gentile sigillano il 21-15 al termine di un primo quarto godibile.
     
    [i][b]Tentativo di fuga rispedito al mittente.[/b][/i]Kuba riapre le ostilità toccando la doppia cifra personale e aizzando il torrido tifo del Lino Oldrini, l'ispettore Callahan fiuta una palla vagante e si appende al ferro in contropiede per il 31-20. L'Acqua Vitasnella riemerge dalla lavata di capo del suo allenatore con due stoppate ad alta quota e un altro numero in stile Fosbury del grillo DeQuan Jones; allora Deane si iscrive al tabellino con sette punti in un amen: 38-26. Pozzecco, imbastendo una selva di sostituzioni pur con soli sette elementi in rotazione, alterna quintetti [i]light [/i]e stazzati, gettando nello scompiglio i suoi ragazzi, gli avversari, il pubblico e pure i fischietti (sono un paio le omissioni evidenti su mannaie prealpine calate sui “mobilieri)”. A time-out terminati le squadra boccheggiano e si sfidano come tori e matador: dalla corrida di fine parziale trae qualche vantaggio Cantù, meno emotiva. Non è un caso che dopo i passaggi a vuoto dalla lunetta di Varese (6/13 all'intervallo), Feldeine sulla sirena timbri dall'arco il 42-38.
     
    [i][b]La zona risolve i problemi. [/b][/i]Il momento che cambia il volto del match è il terzo fallo di Ed Daniel, smodato – nel bene e nel male – per fisicità[i]. [/i]Anche Callahan ha tre penalità, quando Cantù ritorna ad un possesso di distanza (44-41). A questo punto Pozzecco precetta il giovanissimo Balanzoni e comanda la zona. Comincia lo show dell'MVP Diawara, immarcabile e straripante. Deane porta a scuola Stefano Gentile, conquistando canestri e viaggi ai tiri liberi. I biancorossi corrono sul 63-50, nel mentre il mancino Bala fa a sportellate con Williams: il totem di Cantù fa però cilecca dalla linea dalla carità (1/5). I brianzoli, penalizzati da una caterva di palloni mal gestiti (saranno 19 le perse nel computo globale) tentano di riportarsi in scia con il prospetto Buva, ma Diawara brucia la retina da oltre otto metri: 66-55.
     
    [i][b]Finisce l'ossigeno ma è tripudio varesino. [/b][/i]L'ultimo periodo è una maratona di spasmi, di punti (28-29), di gestioni tecniche rivedibili. Quando i padroni di casa parrebbero con la vittoria in ghiaccio – 80-64 grazie alla tripla (4/5 nel fondamentale) dell'estone volante – appaiono i fantasmi delle troppe amichevoli perse in volata. Johnson-Odom si palesa come cecchino dopo trenta minuti di anonimato, Mbodj e Jones danno sostanza al pitturato biancoblù, Feldeine non demorde. Cantù risale prima sul meno otto, poi sul meno cinque (87-82). L'Openjobmetis esagera con i falli ad inizio azione, Robinson non convince per gestione dei momenti cruciali, la tensione cresce. Ma alla fine torna lui, il caro vecchio Yakhuba: l'eroe di Masnago subisce un fallo antisportivo e blinda i due punti con la terza tripla della serata.
     
    A margine di un successo insperato e vitale per dare entusiasmo all'ambiente, rimane da chiederci cosa sia rimasto della rivalità di una volta. Il primo fallo della serata è stato speso dopo oltre cinque minuti, alcuni giocatori parevano a tratti spaesati, l'assenza quasi totale di italiani nelle file di Varese ha partorito 92 su 93 di marca straniera (grazie Balanzoni per aver tenuto alto l'orgoglio locale). Poi mi sono reso conto che i colleghi di Cantù non hanno mai ceduto le loro spine, con batterie cariche dei pc strabordanti mentre altre arrancavano. Forse l'essenza del campanile è questa: vedere mezzo derby con il taccuino in mano e scrivere a penna Varese 93 Cantù 84.
    Grazie Masnago, grazie Poz, grazie ragazzi. Con una più efficace espressione dialettale, [i]cata su[/i].

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    [color=rgb(0,0,0)][font=Verdana][size=3]Riaprono le volte del tempio di Masnago per l'attesissimo esordio casalingo dell'Openjobmetis. Stasera al PalaWhirlpol (palla a due alle 20.30; diretta su RaiSport2) la rinnovatissima Varese sfiderà la storica rivale Cantù in un derby stracarico di motivi di interesse. A partire dal ciclone emotivo generato dal debutto ufficiale di Gianmarco Pozzecco sulla panchina biancorossa: a giudicare dalla risposta eclatante degli abbonamenti dopo il suo richiamo con lo slogan I'm back, si tratta di un evento sufficiente a creare un'atmosfera particolare. Ad aggiungere pepe ad una pietanza davvero saporita c'è anche la sfida numero 134 contro la Vitasnella, forse quella più sentita di tutto il campionato dal pubblico di Masnago. E poi c'è comunque l'attesa per la prima uscita casalinga stagionale di un gruppo totalmente rinnovato L'elenco degli esordienti è lunghissimo, comprendendo non solo i 10 volti nuovi della squadra (Kangur e Diawara però sono già noti in città) ma anche il nuovo presidente Stefano Coppa e il nuovo main sponsor Openjobmetis. E ciascuno di loro vorrebbe ovviamente festeggiare l'inizio del nuovo corso battendo Cantù; sarebbe il modo migliore per spazzare i dubbi generati da un precampionato balbettante a causa di tanti acciacchi, che impedisce allo stesso coach Poz di capire con esattezza quanto valga la sua Varese. La settimana di buoni allenamenti a ranghi completi (recuperato anche Callahan, che giovedì e venerdì ha lavorato con prudenza per qualche noia muscolare) ha però rasserenato il nuovo tecnico biancorosso, chiamato a gestire al meglio la sua emozione per il ritorno a Masnago e ad incanalare nel modo giusto le sensazioni di una sera speciale per caricare a dovere la squadra. [/size][/font][/color][color=rgb(0,0,0)][font=Verdana][size=3]

    Nel percorso delle amichevoli di settembre ci sono già due precedenti tra Varese e Cantù: in entrambi i casi ha vinto la Vitasnella, sfruttando la verve della sua frizzante trazione posteriore Johnson-Odom-Feldeine. Ma a Pavia non c'era ancora Deane, ed a Jesolo Rautins era ai box mentre Kangur aveva un braccio inutilizzabile. Certo il ruolino di marcia di avvicinamento alla stagione delle due rivali odierne è diametralmente opposto: Varese ha vinto pochissimo (1 su 9 contro squadre di A), mentre Cantù invece è parsa già in gran spolvero (8 su 10 battendo anche la corazzata Milano nella finale del Lombardia). Ma l'atmosfera che si respirerà in una Masnago ai limiti del tutto esaurito non sarà certo quella ovattata dei tornei precampionato.
     E allora Varese dovrà sfruttare la spinta della sua gente per dimostrare sin da stasera di valere Coppa Italia e playoff, ossia i traguardi stagionali ai quali ambisce ai nastri di partenza con l'obiettivo di ripagare i tifosi per la fiducia in campagna-abbonamenti e maturare i premi a risultato inseriti negli accordi con gli sponsor. Il derby inaugurale è già uno snodo importantissimo: battere Cantù darebbe una immediata patente di credibilità al nuovo corso tecnico e societario, oltre che una sferzata di entusiasmo ad un ambiente desideroso di vivere un'annata ricca di emozioni dopo le delusioni della stagione passata. 
    Giuseppe Sciascia [/size][/font][/color]
     

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